L’11 marzo scorso il nostro giornale diffondeva un appello al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Economia e Finanze affinché mettessero a disposizione del Sistema sanitario nazionale tutti i fondi raccolti tramite l’8 per mille della Dichiarazione dei redditi per la difesa personale e collettiva dei cittadini dall’epidemia in corso.

A questa opportuna petizione hanno risposto non solo la Chiesa cattolica, ma anche confessioni religiose che rappresentano una piccola minoranza nel nostro Paese, come informa l’Agenzia di stampa della sinistra cattolica ADISTA nel comunicato del 4 aprile 2020 con un servizio di Luca Kocci.

La presidenza della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha deciso di prelevare dai fondi dell’8 per 1000 dell’IRPEF, espressi e non espressi dai contribuenti nella Dichiarazione annuale dei redditi, la somma di 13 milioni e mezzo di euro, divisi in tre ripartizioni.

La prima, ammontante a 10 milioni, viene assegnata alle 220 sedi della CARITAS diocesana esistenti in tutta Italia, dando priorità a forme di sostengo economico destinate a famiglie e persone in situazioni di disagio, mediante generi di prima necessità, prodotti per l’igiene, farmaci, distribuzione di pasti, mense con servizio d’asporto, dormitori protetti, ecc.

Il secondo stanziamento (3 milioni di euro) riguarda le strutture sanitarie (la Piccola Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo di Torino, l’Azienda ospedaliera “cardinale Giovanni Panico” di Tricase (Lecce), l’Associazione Oasi Maria santissima di Troina (Enna), l’Istituto Ospedaliero Poliambulanza di Brescia).

Il terzo fondo (mezzo milione di euro) è destinato alla Fondazione “Banco Alimentare”. In definitiva la Chiesa cattolica, in persona della Conferenza dei vescovi, ha erogato appena 13 milioni e mezzo dell’8 per mille, ammontante nel 2019 a 1 miliardo 133 milioni di euro, limitando così la sua erogazione a poco più dell’1 per cento.

Una modesta forma di carità sviluppata attraverso le Istituzioni cattoliche anziché attraverso le Istituzioni statali della Repubblica (Protezione Civile, Ministero della Salute, Croce Rossa Italiana, ecc.). In conclusione un’elargizione quasi simbolica, strumentalizzata nella propaganda religiosa.

Molto più generoso l’impegno delle Chiese cristiane per l’emergenza coronavirus. Metodisti e Valdesi hanno stanziato un quarto delle somme incassate nel 2019 dal contributo dell’8 per mille, ammontante a 43 milioni di euro, su delibera della Tavola Valdese. In definitiva essi sborsano 8 milioni di euro, ossia quasi il 19 per cento di quanto introitato nel predetto anno.

L’Unione cristiana evangelica Battista ha deciso di versare il 25 per cento dell’8 per mille incassato nel 2019 che ammonta a 1.200.000 euro, ossia circa 300 mila euro.

Gli Avventisti del Settimo Giorno, che hanno incassato 1 milione e 878 mila euro nel 2019, si sono impegnati a versare tutte le risorse economiche disponibili gli Enti fortemente danneggiati dall’emergenza epidemica.

L’Unione Buddhista Italiana devolverà 3 milioni di euro, ossia il 22 per cento della quota di oltre 13 milioni e 500 mila euro incassati dai versamenti dell’8 per mille. L’altro ramo dei Buddhisti italiani, l’Istituto Soka Gakkai, devolverà l’intera quota dell’8 per mille, incassata per la prima volta.

Delle altre Confessioni religiose che partecipano alla ripartizione dei fondi dell’8 per mille (Chiesa Evangelica Luterana, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Assemblea di Dio in Italia, Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa meridionale, Chiesa apostolica in Italia, Unione Induista Italiana e Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova) non è arrivata alcuna indicazione.

Bruno Segre

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Il 18 aprile 2020 l’articolo è stato aggiornato con queste tre note:

La CEI aumenta il contributo dell’8 per mille

C’è voluta qualche settimana, ma alla fine la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha deciso di stanziare, in via straordinaria, la somma di 200 milioni di euro tratti dall’8 per mille dell’IRPEF in aggiunta ai 22,5 milioni già previsti, a favore della lotta al coronavirus in Italia.

Pertanto il contributo complessivo della CEI sale a 225 milioni di euro, ossia poco meno di un quinto della somma incassata nel 2019 da parte dei contribuenti nella Dichiarazione annuale dei redditi.

Con questo aumento di contributo la CEI si allinea alle altre confessioni religiose cristiane, che avevano deciso di destinare il 25% all’emergenza sanitaria.

 

500 mila euro donati dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG)

In un comunicato alla stampa, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai rende noto di aver già devoluto la somma di 500 mila euro alla Protezione Civile per la lotta all’epidemia provocata dal coronavirus.

Ciò, oltre a versare l’intero importo che percepirà per la prima volta in occasione della ripartizione dell’8 per mille dell’IRPEF nella dichiarazione annuale dei redditi.

 

Nessun contributo dei Testimoni di Geova

L’Ufficio Stampa della Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova rende noto che questi non partecipa alla ripartizione dell’8 per mille a favore della lotta al coronavirus in quanto non gode tuttora dell’Intesa fra lo Stato e le religioni riconosciute, sebbene il riconoscimento giuridico di Ente morale sia avvenuto con il D.P.R. n. 783 del 31 ottobre 1986.

Bruno Segre

 

Dopo la pubblicazione dell’articolo il 9 aprile 2020, abbiamo ricevuto questa mail, che pubblichiamo:

Nel Vs. articolo, viene citata la CONGREGAZIONE DEI TESTIMONI DI GEOVA la quale, secondo Voi, riceve l’otto per mille dallo stato Italiano ma non offre nulla alla causa.

Preciso che come Testimone di Geova praticante smentisco la Vs. citazione dato che la Congregazione dei Testimoni di Geova pur essendo una grande entità numerica di praticanti non riceve l’otto per mille anche se da tanti anni ne ha fatto richiesta ma per qualche motivo occulto tale domanda non è stata mai accettata.

Pertanto chiedo la smentita ufficiale della notizia

Distinti saluti.

Umberto F.Mascitti

Bruno Segre

Avvocato e giornalista. Fondatore nel 1949 de L'Incontro

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