Il mondo, pare, si complica. O, semplicemente, perde la bussola.

La politica estera Usa, da tre anni a questa parte, si è fortemente snaturata.  La presidenza Trump ha in gran parte rimpiazzato la strategia post-bellica di alleanze in Europa (Nato) ed altrove, con una politica di riduzione della presenza militare Usa, nonché degli investimenti strutturali e commerciali, rimpiazzandola con una politica autarchica e non globale.  Gli “Yankees” quindi, stanno andando a casa.  Contribuiscono sempre meno all’economia europea.  Investono meno a livello politico, ed a livello economico in Europa.  Anzi, incoraggiano la migrazione di aziende europee verso gli Usa, sia con programmi istituzionali (vedi il grande successo, anche in Italia, di SelectUSA promosso dal ministero del commercio statunitense), che con un sistema bancario e di formazione di venture capital molto accogliente.

Paradossalmente, in questo, la “destra” di Trump è perfettamente allineata con la “sinistra” europea.  Che se ne rendano conto o meno, i due avversari storici ora marciano in direzioni simili, se non identiche.  Sembrano alleati.  Entrambi desiderano che l’America se ne vada, si allontani dall’Europa, ne faccia meno parte, sia meno presente.  Ma mentre uno, gli Usa, è perfettamente in grado di sostenere il cambiamento con pochi danni all’economia americana, l’altro, l’Unione Europea, non lo è, nè sul piano economico, nè su quello militare.  Questo in quanto l’Europa non è energeticamente indipendente, ed è politicamente in crisi, sempre più incapace di gestire le forze centrifughe che mal vedono l’asse Parigi-Berlino.  Questa realtà è ancora più pesante per i paesi europei meno ricchi, tra cui l’Italia, la quale non è ancora uscita dalla crisi del 2009.

Cosa fare, quindi?  Un filo di realpolitik non farebbe male.  Se non vogliamo chiamarla globalizzazione, perché pare ora sia una parolaccia, parliamo invece di socializzazione a livello internazionale, cioè tra nazioni.  Riconosciamo il fatto che, uniti ed alleati, stiamo tutti meglio che non divisi e contrapposti.  Scegliamo ponti, non muri.  E costruiamoli.  Al Go Home! Sostituiamo il Welcome Home!  Forse, così, si starebbe tutti meglio.

Antonio Valla

 

Antonio Valla

Nato a Milano e formatosi tra l’Italia e la California, ha fondato nel 2009 la Valla Morrison & Shachne, dopo aver creato la Gilliss Valla e Dalsin, LLP nel 1994. Specializzato in casi di contenzioso...

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *