Riccardo Rossotto intervista in esclusiva Benedetto Della Vedova. Al centro del dialogo per L’Incontro c’è non solo la richiesta di istituire la Commissione nazionale per la tutela dei diritti umani, ma una riflessione sui processi decisionali in Italia e sull’attenzione ai diritti civili. Si tratta di una decisione che si attende da oltre 25 anni, ma che sta tornando di attualità proprio per un’iniziativa di +Europa.
Benedetto Della Vedova, formazione radicale, è stato parlamentare europeo della Lista Bonino, Deputato, Senatore e sottosegretario agli Esteri del governo Renzi poi Gentiloni. Attualmente è il segretario (dal 2019) di +Europa.
Di formazione liberale ed europeista, è da sempre impegnato sul fronte dei diritti umani e civili e dell’antiproibizionismo. Così parla in esclusiva per la nostra testata.
Da 27 anni ci siamo impegnati ad istituire una Commissione Nazionale indipendente sulla tutela dei diritti umani e, in sette legislature, il nostro Parlamento non è riuscito neanche a portare in Commissione uno straccio di proposta, come si spiega questo vergognoso ritardo?
È una nostra cattiva e antica abitudine quella di aderire a trattati internazionali per convenienza politica e poi dimenticare di fare i necessari adeguamenti al nostro ordinamento interno. Oppure di farli tardivamente magari rimaneggiandone le finalità per piegarle a dinamiche nazionali. E’ stato così per la Convenzione di New York contro la tortura e per lo Statuto della Corte Penale Internazionale, tanto per citare due esempi eclatanti. Stessa cosa per l’istituzione di una commissione nazionale indipendente per i diritti umani: l’Italia ha votato la risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ne esortava la creazione nel dicembre 1993 e poi l’ha messa in un cassetto. D’altra parte in Italia amiamo dire che siamo la culla del diritto e ricordare che veniamo da Beccaria mentre la realtà dei fatti è che al nostro Paese manca una vera e radicata cultura dei diritti umani. Oggi abbiamo politici che hanno addirittura costruito la propria fortuna sulla compressione dei diritti fondamentali e che calpestano i sistemi di protezione internazionalmente riconosciuti senza farsi tanti problemi. E questi politici godono di ampio consenso popolare.
Come e perché nacque l’iniziativa dell’Onu?
L’idea di un’istituzione interna agli Stati per la promozione e la protezione dei diritti umani risale addirittura al 1946, ma si dovette aspettare la fine della Guerra Fredda e un clima politico decisamente mutato affinché l’idea si concretizzasse. Così, nel 1993 i paesi membri dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tra cui l’Italia, adottarono la Risoluzione n.48/134. Grazie a Paesi che avevano già creato delle Istituzioni nazionali in autonomia, e in particolare all’Australia che in quella fase assunse un ruolo di leadership, nel 1992 si definirono i cosiddetti «Principi di Parigi» che chiarirono definitivamente il fondamento giuridico, la struttura, il mandato e i poteri che le Istituzioni nazionali devono avere, e il cui pilastro centrale è l’indipendenza dai poteri dello Stato.
Dopo 27 anni facciamo ancora fatica a considerare l’istituzione della Commissione una priorità? Perché?
Principalmente per il motivo che ho detto prima, vale a dire la mancanza di una constituency sufficientemente forte e coesa che ne chieda l’istituzione. E la politica ne approfitta.
Questa lunga omissione cosa nasconde? Quali interessi copre?
In questi anni è stata creata una pletora di organismi di ogni ordine e grado generando un contesto frastagliato che non aiuta chi vede violati i propri diritti umani a ottenere rimedio. Questi organismi sono nel tempo diventati piccoli centri di potere difficili da smantellare. Poi ci sono quelli che asseriscono che si mette su l’ennesimo baraccone: in realtà una commissione che funziona bene, tenuto conto del suo carattere preventivo, andrebbe a incidere favorevolmente sui costi della giustizia.
Com’è nata l’idea della petizione con la raccolta firme? Che esperienza è stata?
La raccolta firme lanciata da Più Europa è ancora in corso e invito tutti ad andare a firmare su https://partecipa.piueuropa.eu/commissione_diritti_umani e condividere la nostra campagna.
Il primo tentativo di approvare un’Istituzione per i diritti umani risale alla XIV legislatura. Riteniamo che 4 legislature di tentativi falliti siano già abbastanza imbarazzanti e abbiamo voluto dare il nostro contributo non solo con i nostri parlamentari, ma anche sensibilizzando e mobilitando tutte le italiane e gli italiani che riusciremo a raggiungere, nello spirito partecipativo che, secondo i «Principi di Parigi», deve informare non solo questi istituti ma anche il percorso verso la loro creazione. Questa nostra iniziativa vuole sostenere anche il lavoro delle associazioni, a partire dal Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani, che hanno avuto un ruolo fondamentale in tutti i tentativi fatti per far rispettare all’Italia gli impegni presi all’ONU, e li ringrazio per questo.
Pensa che in Italia ci sia un problema di tutela dei diritti umani: in quali settori?
Da noi un anziano che non ha accesso alle cure, un disabile che subisce una discriminazione, una donna vittima di violenza domestica, un qualsiasi cittadino che vede un suo diritto negato per via della sua origine etnica, del suo orientamento sessuale, identità di genere o della sua fede religiosa spesso non sa a chi rivolgersi e raramente ottiene una riparazione. D’altra parte il quadro decisamente negativo è confermato dall’elevato numero di casi in cui l’Italia è stata portata davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo e altri tribunali internazionali, in particolare a causa dell’irragionevole durata dei processi, per le condizioni carcerarie, per il reato di tortura e trattamenti disumani o degradanti, e per i casi di violazione delle convenzioni internazionali sui rifugiati. A Strasburgo siamo da anni nel gruppo di testa dei paesi violatori.
Quale sarebbe la composizione della Commissione?
Secondo il testo unificato in discussione questa settimana alla Commissione Affari costituzionali della Camera, ci saranno cinque componenti «con competenza comprovata ed esperienza pluriennale nel campo della promozione e della protezione dei diritti umani, dei diritti dei minori e delle scienze umane in genere, in Italia e all’estero, o che abbiano ricoperto ruoli dirigenziali in organizzazioni internazionali pubbliche o private». Ma, ripeto, è essenziale che siano persone indipendenti.
Quali i suoi compiti?
Innanzitutto avrà il compito essenziale di fornire assistenza alle vittime di violazioni dei diritti umani e di svolgere «inchieste al fine di verificare l’esistenza di fenomeni discriminatori e il rispetto dei diritti umani». Poi avrà funzioni di vigilanza, di promozione e monitoraggio dell’applicazione degli impegni internazionali assunti, di diffusione dell’informazione e della cultura dei diritti umani, di formulare raccomandazioni e pareri al governo e alle Camere, di collaborare con gli altri organismi locali, nazionali e internazionali preposti alla tutela dei diritti umani.
A che punto è la proposta di legge PD-M5S?
Venerdì 8 gennaio è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti al testo unificato depositato presso la Commissione Affari costituzionali della Camera. La discussione, che si sarebbe dovuta tenere la scorsa settimana, è stata rinviata a questa.
Siamo davvero all’ultimo miglio o rischiamo di perpetrare il vergognoso ritardo?
Non siamo affatto all’ultimo miglio, siamo più indietro di quanto si è riusciti a fare nel 2007 quando una proposta riuscì a passare alla Camera dei Deputati. Fu la prima e l’ultima volta che una proposta riuscì a passare in almeno un ramo del Parlamento. Per ora non abbiamo ancora avuto l’approvazione nemmeno in Commissione. Ma il Presidente della Camera, Roberto Fico, si è impegnato a portare il provvedimento in Aula entro gennaio e noi faremo il possibile perché questo avvenga. Poi bisognerà garantire una rapida approvazione in Aula alla Camera e successivamente al Senato. Insomma, la strada è ancora lunga, ma il nostro impegno sarà costante finché non otterremo il risultato.
Veda, l’anno scorso, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite sui diritti umani, Michelle Bachelet, ha sottolineato che queste Istituzioni, dove esistono, hanno un ruolo fondamentale anche nell’emergenza sanitaria. Non riuscire a dotare l’Italia di uno strumento così importante anche in questa legislatura sarebbe una colpa ancora più grave che in passato.
Quale è il suo sogno in materia: che cosa le piacerebbe accadesse?
Questa materia è troppo importante per lasciarla ai sogni. Noi di +Europa siamo determinati a impegnarci affinché l’Italia recuperi credibilità e autorevolezza internazionale rispettando un impegno preso 27 anni fa. Si tratta di un’opportunità di crescita e di avanzamento della nostra democrazia. Se vogliamo continuare a essere rigorosi con gli altri dobbiamo prima mettere ordine a casa nostra.
Riccardo Rossotto