Il Financial Times gli ha dedicato qualche anno fa una pagina sul supplemento del week end. Lucio Montecchio è professore di Patologia Vegetale all’Università di Padova. È un esperto di alberi, ha un blog “Alberi esperti”  (www.alberi.blog), dove racconta di relazioni tra uomini e alberi.
È consulente di varie istituzioni internazionali, compresa la FAO, e ha ricevuto molti riconoscimenti a livello internazionale.
Con la moglie vive in un bosco
Chissà perché a intervistarlo vengono in mente sostenibilità, viaggi in auto dove senti l’odore delle foreste e tanto altro.

 

1 – La sua prima auto.

Una Panda 4×4. Poi Discovery 2, Defender TD5 e ora Discovery 4. Tutte generose di coppia, come piace a me.

2 – Un viaggio che ha fatto e che vorrebbe consigliare, tra boschi e foreste.

Per non essere banale, direi l’Islanda. L’ho girata con una Subaru Forester. Freddo, vento teso, suoli vulcanici rossi: i boschi sono radi e composti principalmente di betulle storte, che non riescono a svilupparsi molto in altezza. “Se dovessi perderti, alzati in piedi”, dicono da quelle parti.

3 – Il foliage è il momento più appariscente per un viaggio in auto, consigli per un viaggiatore Montecchio?

Una delle molte stradine di collina, diretti verso una trattoria e in buona compagnia. Senza fretta, guardandosi attorno e fermandosi di tanto in tanto a passeggiare sotto i faggi o i castagni.

4 – Quanti alberi consuma un’auto nella sua vita intera ?

Ipotizzando una percorrenza di 150.000 km con un’emissione di un chilo di anidride carbonica ogni 5 km, un’auto di media cilindrata emette complessivamente 30 tonnellate di CO2.  Visto che un albero di medie dimensioni ne assorbe circa 4 tonnellate, di alberi ce ne vorrebbero almeno 8, ma lei scriva pure dieci.

5 – Strade con alberi, qualcuna che ricorda in particolare?

Tutte le strade della mia infanzia. Sono nato in campagna e per spostarsi dal mio paese a quello vicino pedalavo per sette chilometri dentro a una galleria ombreggiata dalle chiome di platani, molti dei quali oramai sono scomparsi a causa di una malattia letale, ma anche dell’incuria di certe amministrazioni che, fingendo di non vederne i benefici, considerano gli alberi un costo.

6 – Automobili nemiche degli alberi, o c’è anche qualcosa di positivo?

I filari alberati danno una chiara percezione del percorso, identificano curve e incroci da lontano, danno concretezza alla velocità. Tutte cose positive. Se poi rispettassimo il codice della strada e lungo le extraurbane piantassimo gli alberi a una distanza dal ciglio almeno uguale alla loro altezza massima, eviteremmo ogni possibile conflitto.

7 – Via Aurelia, via Emilia, via Cassia, Pedemontana o quanto altro. Una via è anche una storia di alberi.

Di alberi, di uomini e di animali. Dalle strade ornate di cipressi che accompagnavano al cimitero nella Grecia antica alle vie napoleoniche alberate a platani, molti delle quali sono tuttora presenti. Ma non dimentichiamo il ruolo ecologico dei filari alberati in un paesaggio sempre più frammentato. Corridoi sanitari fatti di rami e di foglie che rinfrescano e ossigenano. Corridoi aerei che permettono a una ricca fauna di vivere a quindici metri d’altezza e di spostarsi con facilità per chilometri.

7b – “Salga Montecchio”, glielo ha mai detto qualcuno di importante, per un viaggio o un passaggio in auto che vuole ricordare?

Qualche giorno fa Prince è passato a prendermi con la sua Corvette rossa. Buona musica e gran divertimento, ma sul più bello mi sono svegliato. Peccato …

Eraldo Mussa

 

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