Il rapporto tra i giovani torinesi e la cultura, la parola “movida”, il modo in cui la musica, l’arte, la bellezza arrivano o meno nelle periferie. Sono questi i temi toccati da “Vivere Torino: giovani torinesi”, l’evento organizzato da Omnia Torino al Cap10100 il 18 giugno insieme al Comitato Provinciale di Torino per l’UNICEF e Acmos.
Gli speaker sono stati invitati a parlarne cercando di identificare il filo rosso che lega cultura e movida. Tra gli altri sono intervenuti l’Assessora Carlotta Salerno, rappresentanti del Museo Egizio e dell’associazione Visionary, Valentina Gallo, direttrice del CAP10100, Max Casacci, musicista e fondatore dei Subsonica. La discussione è stata stimolata dalle domande rivolte al pubblico presente.
Cosa rappresenta di più la cultura torinese per te?
Teatri e musei sono stati indicati dal 61% dei presenti; concerti ed eventi dal 29%; centri di protagonismo e case di quartiere 11%, librerie e biblioteche 0%.
Che ruolo ha la cultura nella tua vita?
Per il 64% si tratta di un passatempo (volontario, fruitore, altro); il 20% ha risposto: studio per il 20%; il 16% ha risposto lavoro per il 16%e lo 0% ha risposto che vorrebbe lavorare nel mondo culturale. Lo spazio dedicato all’interazione con il pubblico si è concluso lasciando aperta una questione: è giusto pagare per la cultura? Una domanda trabocchetto che apre a nuovi approfondimenti e progetti. Ha risposto si il 53%, dipende il 37%, no il 10%.
E’ giusto pagare per la cultura?
Capire da cosa dipendono queste risposte apre universi interessanti e poco esplorati. Una traccia da seguire, ma rispondendo prima ad altre, fondamentali, questioni. L’obiettivo è chiaro: parlare ai giovani e con i giovani rispetto ai loro bisogni culturali e sociali. Chiedere alle giovani generazioni di porre riflessioni sul tema movida partendo da una provocazione: basta con questo termine, ormai diventato il sinonimo di “baldoria”.
Non sempre Movida equivale a Casino
Un’accezione negativa causata anche e soprattutto ai numerosi risarcimenti che il Comune ha dovuto a cittadini il cui sonno è negato da schiamazzi e “casino”. Un termine e una concezione che dovrebbero, invece, essere la narrazione di quella cultura musicale, dell’intrattenimento e dello spettacolo che vive in molti angoli più o meno conosciuti della nostra città.
Un’altra Torino è possibile…
E allora raccontiamo come i grandi eventi (Eurovision e non solo) siano molto ben accetti, ma all’interno di una programmazione chiara, che coinvolga e sostenga le realtà minori e di quartiere, un cuore vivo ma in difficoltà della città. Valorizzando ciò che già esiste, senza tentare ricette per forza nuove. Dovremmo raccontare come i Musei possano uscire dalle loro mura ed essere, insieme al territorio, attive protagoniste di azioni sociali e culturali verso e con i giovani. Dovremmo trasformare il dibattito da uno scontro (giovani casinisti e/o fannulloni vs città produttiva) in un incontro.
Cos’è la movida quindi per i giovani?
È una città viva e pulsante, in movimento, con musica e pensieri in continua trasformazione e diffusione. Per dare forma e sostanza alle risposte a queste domande serve una regia pubblica che veda i partner quali interlocutori primari e non di ultima rilevanza. Una risposta necessariamente collettiva, partecipata, che ascolti la voce dei giovani. Ma la ascolti davvero.
Francesca Casarola