Proviamo a ripartire dal fondatore, Tim Berners-Lee, per fare il punto della sua invenzione, trent’anni dopo.
Tim, sulle colonne del New York Times, ha recentemente, in occasione proprio del trentesimo compleanno della sua creatura, voluto fare un suo bilancio personale degli effetti della sua scoperta nel mondo.
Il fondatore ha voluto comunicare all’intera comunità degli utilizzatori di internet, quasi gridandolo, la sua distanza tra il web di oggi e quello che aveva sognato trent’anni fa durante le sue ricerche.
Tra quello che aveva immaginato e la dura realtà di quello che è diventato.
“Speravo che a distanza di trent’anni dalla sua creazione – ha scritto sul New York Times del 2 dicembre scorso – avremo usato la Rete per lo più per servire il genere umano. Wikipedia, OpenStreetMap e il mondo del software Open Source sono progetti che rientrano nel genere di strumenti che auspicavo nascessero nel web. Invece, la realtà odierna è di gran lunga più complessa. Ci sono comunità lacerate dal pregiudizio, dall’odio e dalla disinformazione che circolano on line. I truffatori usano la Rete per impossessarsi delle identità altrui; gli stalker per molestare in modo assillante e intimidatorio le loro vittime; pessimi figuri sovvertono la democrazia utilizzando tattiche digitali avanzate. L’uso degli spot pubblicitari mirati nella campagna per la presidenza degli Stati Uniti nel 2020 e nelle elezioni di altri paesi, rischia di mettere a repentaglio ancora una volta la comprensione e le scelte degli elettori”.
L’articolo del fondatore di internet sembra quasi un appello a tutti gli utilizzatori della sua creatura a cambiare registro. A rendersi conto della pericolosità di un certo modo di utilizzare la Rete.
State a sentire.
“Siamo a un punto di non ritorno. Come risponderemo a questo abuso della Rete sarà determinante per capire se essa rimarrà all’altezza delle sue potenzialità come forza globale a fin di bene o se ci porterà in una distopia digitale.”
Un’analisi spietata quella di Berners-Lee. Lucida e senza alibi. Quasi il fondatore di internet sentisse la responsabilità di aver creato, senza volerlo, un mostro che sta contaminando la qualità della nostra vita.
Cosa fare?
Come cercare di arginare un fenomeno che ormai ha dimensioni pazzesche?
Il punto sta proprio lì: “La Rete – sostiene Tim – necessita di un intervento radicale da parte di tutti coloro che hanno il potere di influire sul loro futuro: i governi che possono emanare leggi e regolamenti; le aziende che progettano i prodotti; i gruppi e gli attivisti della società civile che fanno sì che i potenti siano tenuti a rispondere del loro operato; e ogni singolo utente che interagisce con altri on line. Dobbiamo poter superare lo stallo che ha caratterizzato i tentativi precedenti di risolvere i problemi che affliggono la Rete. I governi devono smettere di accusare di inattività le piattaforme e le aziende devono diventare più propositive nel dar vita alle regolamentazioni del futuro, e non soltanto opporsi ad esse”.
Tim Berners-Lee entra poi nel merito del “cosa” si potrebbe fare subito.
Ha le idee chiare e ha già innescato un vero e proprio movimento di opinione che potrebbe invertire l’attuale deriva: “Voglio presentarvi un nuovo criterio finalizzato proprio a superare questo stallo: il Contratto per la Rete. Il Contratto per la Rete è un piano globale di intervento messo a punto da attivisti, accademici, aziende, governi e cittadini di tutto il mondo per far sì che il nostro mondo on line sia sicuro e in grado di infondere onestamente consapevolezza in tutti. Nel Contratto si delineano i passaggi individuati per impedire un uso errato e deliberato della Rete e dei nostri dati. Si fa, ad esempio, appello ai governi affinché comunichino i dati pubblici custoditi, così da non poter più nascondere ai loro stessi cittadini le modalità con le quali si raccolgono le loro informazioni. Se i governi condividono le informazioni che ci riguardano con aziende private – o se comprano la loro data broker list – abbiamo il diritto di sapere come avviene ciò e quindi di intervenire”.
Nel Contratto per la Rete si individuano tra l’altro vari modi per migliorare il design del sistema ed eliminare di conseguenza gli incentivi che premiano “l’acchiappaclick” o la diffusione di fake news.
Visto che la pubblicità politica sta offrendo ai partiti la capacità di sovvertire il dibattito tra gli elettori, ci servono, secondo il fondatore della Rete, piattaforme per aprire le loro black box e spiegare chiaramente come stanno agendo per minimizzare o eliminare del tutto i rischi che i loro prodotti rappresentano per la società.
“Dal mio punto di vista – ha scritto Tim – i governi farebbero bene ad imporre un divieto immediato alla pubblicità politica mirata per ripristinare la fiducia nel nostro dibattito pubblico”.
Ho potuto esaminare, in concreto, il contenuto del Contratto della Rete: ci offre anche azioni specifiche per farci affrontare e risolvere le conseguenze negative dell’attuale design delle piattaforme. Vi faccio un esempio significativo: perché le donne si devono preoccupare quando usano un’app di allenamento fisico nella quale le strade che percorrono sono condivise automaticamente con altri utenti? Forse perché quel tipo di app è stato messo a punto da chi non pensa alla sicurezza delle donne? Nelle nostre industrie tecnologiche ci occorre una forza lavoro radicalmente diversa, in grado di garantire che i vari prodotti possano essere messi al servizio di ogni genere di utente. E’ un tema culturale, di educazione e di responsabilità sociale che le aziende tecnologiche devono assumere e garantire.
Secondo Tim Berners-Lee le aziende dovrebbero essere obbligate a pubblicare a intervalli periodici studi e ricerche che dimostrino concretamente i progressi compiuti verso questi obiettivi nei confronti delle varie tipologie degli utenti.
Per tornare all’esempio che vi facevo prima, una donna deve essere tranquilla e garantita che quando scarica un’app per la sua abituale corsa mattutina non deve avere l’incubo di cattivi incontri, di essere stalkerata o comunque di rischiare la propria incolumità fisica o psicologica.
Questo deve essere un obiettivo che tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione delle applicazioni del sistema di internet devono impegnarsi a raggiungere garantendone la loro efficacia: “Per fare del mondo on line – scrive a caratteri cubitali il suo fondatore – un luogo nel quale valga la pena stare, ci sia la giusta ed equilibrata serenità di poterne sfruttare le straordinarie opportunità. Dobbiamo fare una battaglia adesso perché la Rete diventi in futuro quello che era il mio sogno iniziale”.
Il Contratto per la Rete ha già avuto il sostegno formale di alcune nazioni (Francia, Germania e Ghana), di molte imprese multinazionali che operano nel web (Google, Facebook, Microsoft e Reddit) e di molte associazioni di attivisti (tra le quali Electronic Frontier Foundation, Reporter Senza Frontiere e Accessnow).
Il fondatore di internet fa una promessa ai suoi sostenitori: “In ogni caso noi terremo d’occhio le loro attività e il loro impegno, e qualora non dovessero fare progressi perderanno il loro status di sostenitori e firmatari del Contratto … la nostra World Wide Web Foundation con i suoi partner globali si adopererà per mobilitare la gente di tutto il mondo. Con l’avvicinarsi delle elezioni, parlate di queste questioni con i vostri rappresentanti e candidati politici. Il modo migliore di cambiare le priorità e le azioni di chi ha il potere è proprio farsi sentire.
Aderite alla nostra fondazione, unitevi ai nostri partner e a chi in tutto il mondo è impegnato a combattere per la Rete”.
Riccardo Rossotto
*Nella foto un francobollo delle Isole Marshall dedicato a Tim Berners-Lee (catwalker/Shutterstock)