Torino-Milano. Milano-Torino. Due città? “Mannò!”, una città sola. Prospettiva interessante. Idea stimolante. Pensiamo sempre alle due città così divise, così da unire.
Ma parliamo una volta del tragitto, del viaggio, di quello che c’è. Di quello che sta tra le due città. Qualche anno fa parto da Milano, udienza a Torino alle ore 9. L’alta velocità mi esponeva a un rischio di ritardo. Quindi partenza con l’ultimo buio in un giorno della prima primavera. Freddo e galaverna. Tutto che roseggia.
Rosa i campi, gli arbusti, gli alberi, i ciottoli dei fiumi gelati. Pian piano tutto vira verso l’azzurro e luccica. Sto col naso al finestrino. Mi rivolgo ai vicini “che meraviglia!”. Loro stanno “con la faccia dentro il computer”. Muti. Neanche alzano lo sguardo.
Torino-Milano Milano-Torino che meraviglia!
Passa qualche anno, l’alta velocità incrementa le corse. Ancora verso Torino, questa volta pomeriggio di primavera. Tutto pieno. Non pendolari assonnati al mattino, dunque. Tutti con la faccia dentro il computer. Di fianco una ragazza penso in età da scuole medie. Piccolina piccolina, pallida pallida, bionda bionda. In rosa e azzurro. Apre il tavolino, apre il computer e si infila le cuffie.
Tactactactactictaccheteticchetetactac… inizia a smitragliare sulla tastiera. Non resisto e sbircio. “Appunti di diritto civile: la simulazione”. “Argomentaccio” penso. Intorno è tutto un crepitare. Tutti smistragliano sulla tastiera. Hanno un che di robotico. Fuori i prati verdeggiano. Gli alberi sono tutti fioriti. Le risaie riflettono il cielo azzurro. La primavera è la “pari opportunità” di bellezza per tutte le piante, ogni arbusto ha il suo momento di gloria.
Gli aironi se ne stanno immobili. Un anziano monta con il nipotino una canna fissa ai bordi di un canale. Coniglietti selvatici si rincorrono in un prato. Una poiana su una recinzione, attenzione! Chivasso: c’era la Lancia con quel motore a “V stretto”, voce roca e metallica, inconfondibile.
Da ragazzino distinguevo a occhi chiusi il motore Lancia dal bialbero Fiat e da quello Alfa Romeo. La 125 e la Giulia erano le 1600 più potenti e veloci del mondo, più sicure per frenata e tenuta di strada. A Chivasso c’è anche il Liceo Newton, alternanza scuola-lavoro alla Fondazione Cesare Pavese. Bella idea.
Al di là del Po c’è Castagneto con la Cascina di Martino, fine intellettuale che ha lasciato l’Accademia per le camosciate alpine (magiche formaggelle) e muscolose galline “bianche di Saluzzo”. Poco sopra, Superga. Quel maledetto pomeriggio nebbioso, 4 maggio 1949. Valentino Mazzola e la partita col Casale per raccogliere fondi per le famiglie dei Partigiani morti.
Che tempi, che tempo, che uomini, che schianto
Porta Susa. Tutti chiudono il computer e scendono in un silenzio da condannati. Sarà anche vero che amarsi non è guardarsi ma guardare nella stessa direzione. Ma se non guardiamo questo Paese come facciamo ad amarlo? E se non ci guardiamo, come facciamo ad amarci? E se non ci amiamo come facciamo a decidere in quale direzione guardare, insieme?
Claudio Zucchellini