Alcuni attenti lettori appassionati e preoccupati dei possibili brogli elettorali, causati soprattutto da una anomala applicazione della legge sugli italiani all’estero, hanno inviato alcuni commenti arricchendo l’aneddottica delle possibili manipolazioni del voto.
Dalla Germania uno dei tanti casi di disservizio
La prima lettera, inviataci da un lettore italiano residente in Germania, ci ha segnalato uno dei tanti casi di disservizio ma anche di pessimo controllo sulle “famose” buste inviate a tutti i nostri concittadini residenti all’estero e contenenti il materiale necessario per esprimere il proprio diritto di voto. Il lettore ci ha scritto di aver ricevuto al suo indirizzo tedesco, tutte intestate a lui, tre buste contenenti lo stesso materiale. Dopo aver preso contatto con il consolato italiano per segnalare il disguido e richiedere cosa farne delle due buste in più, si è sentito rispondere “Strano! Ma non c’è problema. Le tenga lei e ne faccia quello che vuole!” .
Ogni commento è superfluo…
Il secondo caso invece è segnalato da un elettore profondo conoscitore del meccanismo del “voto di scambio”. Riguarda la procedura che Riccardo Rossotto ha descritto nell’articolo “Brogli elettorali. Ecco due esempi” pubblicato ieri e leggibile in questa home page nella sezione Primo Piano. L’autore analizza le operazioni di voto presso un seggio in cui si era verificato un accordo sulle modalità di voto all’interno della comunità di quella circoscrizione.
Il lettore ha voluto integrare la nostra narrazione sulle varie tappe del processo illecito concordato. Come per esempio la consegna all’ingresso del seggio della scheda in bianco; il ritiro da parte dell’elettore della sua scheda, la seconda quindi. L’nserimento di una delle due schede nell’urna e restituzione dell’altra scheda in bianco al gestore del traffico. L’articolo precisa che all’ingresso del seggio, colui che consegna all’elettore la scheda, prima che l’elettore stesso ritiri quella ufficiale dal Presidente del seggio, gliene consegna un’altra con la croce già apposta sul simbolo e/o sui candidati concordati.
In tal modo l’elettore che ha ricevuto tale scheda “pre-votata” entra nel seggio, ritira la sua scheda ufficiale, entra nella cabina, simula la votazione e, in realtà, uscendo dalla cabina immette nell’urna la scheda che ha ricevuto all’ingresso. Poi restituesce quella in bianco al gestore del processo di “scambio del voto” che provvederà a riempirla di nuovo innescando la replica della procedura.
L’opinione pubblica vigile e pensante
Una riflessione finale. Il voto degli italiani all’estero riguarda 4,9 milioni di aventi diritto. Un rilevante numero di possibili aderenti a questo o a quel partito che in realtà sono tutti, o possono esserlo, oggetto di manipolazioni del risultato elettorale con la possibile alterazione della rappresentanza in Parlamento. Potrebbero infatti essere eletti dei candidati nelle circoscrizioni estere che hanno fruito o, senza volerlo, per inefficienza dell’organizzazione o perché programmato a tavolino, il beneficio dell’elezione.
La legge denominata Tremaglia è stata formalmente una grande conquista civile. Ha permesso ai nostri connazionali residenti all’estero di poter partecipare attivamente alle scelte politiche fondamentali del nostro Paese. La norma però si è trasformata, elezione dopo elezione, in una straordinaria anche se illecita opportunità di manipolazione delle volontà di voto dei nostri connazionali all’estero. Il Direttore Generale della Farnesina, Luigi Maria Vignali, ha giustamente voluto rassicurarci dichiarando che i fenomeni legati ai brogli sono pochi e marginali e comunque severamente repressi. Ce lo auguriamo ma abbiamo dei dubbi sia sull’efficienza dell’organizzazione sia, soprattutto, sull’adeguatezza e severità dei controlli sui firmatari delle schede.