“Quando abbiamo iniziato a scrivere questo contributo sui temi veri e prioritari che, prima o poi, il nostro governo dovrà affrontare, non pensavamo davvero di diventare delle Cassandre del governo Draghi!
Avevamo immaginato una lista di priorità da iniziare a discutere a livello politico ed economico in vista di una ripresa post vacanziera che si annuncia molto “dolorosa” per gli italiani e per le loro tasche.
Lo scenario sollecitava l’apertura di un dibattito in vista delle elezioni previste per il maggio 2023. Il “colpo di genio” strategico di Conte e di una parte dei parlamentari “ancora grillini” ha anticipato drammaticamente l’evolversi degli eventi. La speranza, molto tenue per la verità, e che Draghi possa portare a termine lo stesso il suo fondamentale lavoro, con o senza ……meglio “senza”, gli uomini di Conte. Ma in ogni caso il Draghi 2 oppure il governo elettorale destinato a gestire il periodo di tempo intercorrente fino alla data delle elezioni anticipate, dovranno occuparsi necessariamente delle tematiche che avevamo individuato nella nostra ricerca.
Analizziamole dunque nei loro contenuti, utili magari come agenda di lavoro per il nuovo governo costituendo.
L’astensionismo elettorale rispecchia la tensione sociale
Anche per le elezioni comunali l’affluenza alle urne è diminuita sensibilmente (Referendum a parte, in quanto ha fatto storia a sé). In dieci anni i votanti sono diminuiti di 15 punti percentuali (al primo turno) e addirittura di altri 10 punti percentuali nel secondo turno con notevoli difformità a seconda delle zone geografiche.
Il dato drammatico è che questo distacco dalla politica deriva dalla sfiducia, anche a livello locale, anche, come detto, nelle elezioni amministrative del proprio sindaco, nella possibilità cioè di influire sui corpi politici ai diversi livelli. Oppure, come ha scritto Sabino Cassese, l’assenteismo nasce dalla insoddisfazione per le proposte dei partiti soprattutto quando sono formulate in modo generiche o manifestatamente demagogico.
In questo modo, quello straordinario diritto di partecipazione alla vita democratica del proprio Paese, conquistato nei secoli con dure battaglie non solo politiche, si svuota di contenuto e ciascuno di noi rinuncia ad esercitarlo. Abdichiamo, così, al dovere civico di partecipare alla costruzione della politica della nostra nazione in quanto avviliti, sfiduciati e stanchi di una classe dirigente che ci ha portati a convivere con un Paese fermo, stanco e bloccato da ormai trent’anni. In questo contesto è assolutamente necessario attuare una nuova legge elettorale e, nella consapevolezza che non sia l’elemento risolutivo di tutte le problematiche relative alla governabilità, dia però un segnale che almeno si intenda favorirla.
“La scelta del legislatore costituente – ha scritto Gerardo Villanacci su Il Corriere della Sera – di non predefinire una formula elettorale ritenendo che la stessa dovesse essere promulgata sulla base del contesto politico, sociale ed economico di riferimento, risulta essere oggi più che mai vincente… Quattro sistemi elettorali e due storiche pronunce della Corte Costituzionale dovrebbero bastare per cogliere l’opportunità di interventi che possano garantire continuità e rispetto del PNRR fino al 2026”.
La “strada obbligata” per salvare il PNRR
La domanda che si pongono tutti gli economisti è relativa alla situazione in cui si troverà il Paese una volta terminata (tra non molto…!) la stagione dei sussidi e dei contributi a fondo perduto. In altri termini il periodo in cui il sistema economico italiano ha fruito di una immissione di denaro pubblico straordinaria finalizzata a ristorare almeno in parte i danni causati dalla pandemia e poi dal conflitto in Ucraina. La risposta è difficile e grava su tutti l’angoscia che il prossimo sarà un autunno molto delicato per il nostro Paese sia dal punto di vista economico sia sociale.
Per fortuna, a nostro avviso, siamo in Europa e di fronte ad una certa latitanza o demagogia del nostro sistema partitico ci ha pensato la Commissione Europea a darci le raccomandazioni per poter rientrare legittimamente nei benefici del PNRR, un progetto fondamentale per sperare di riformare davvero il nostro zoppicante Paese. Nel documento europeo vengono individuate le azioni da intraprendere per affrontare i punti di vulnerabilità dell’economia e gli orientamenti fiscali per il 2023.
Patto di stabilità a rischio?
“La cornice entro cui dovrà operare il prossimo governo – ha scritto Carlo Bastasin – è quindi già sostanzialmente definita. Una cornice appesa ad un chiodo ben saldo: la grande quantità di miliardi che l’UE trasferirà all’Italia. Non è facile immaginare che una maggioranza parlamentare, di un tipo o di un altro, possa staccare il chiodo dalla parete senza perdere il consenso dei cittadini che, come dimostra la ripresa, ne stavano beneficiando”. A settembre sarà presentata la riforma del “Patto di Stabilità” che dovrebbe prevedere meno regole rigide e più dialogo tra Bruxelles e i singoli governi nazionali. “L’attenzione europea per l’ Italia – sottolinea sempre Bastasin – che da sola riceve un terzo dei fondi europei del PNRR, sarà certamente acuta e resteranno le sanzioni per chi non si atterrà al percorso concordato”.
Una doppia trappola, economica e politica
La prima è di aver reso insostenibile il debito e di far declinare conseguentemente il reddito delle famiglie con tutte le conseguenze sulla domanda interna e sulla coesione sociale. La seconda è la trappola politica. In condizioni tanto difficili nessun governo ha il coraggio di cambiare le cose. Solo il PNRR, valorizzato però al meglio e con grande attenzione selettiva, può rompere questo circolo vizioso.
Anche il senatore a vita Mario Monti, non certo un ottimista di natura, ha sottolineato un aspetto positivo dell’attuale contesto europeo.” La guerra in Ucraina – ha detto – ha consolidato lo spirito e l’azione dei membri dell’Unione Europea, anche i più riluttanti. Oggi bisogna trasformare questa nuova coesione, drammaticamente originata da un conflitto militare, in una opportunità strategica per rilanciare il progetto europeo“.
Un momento favorevole che potrebbe non ripetersi in futuro
“Con Draghi capo del Governo – ha dichiarato in una recente intervista Monti – una valanga di soldi dall’Europa, un Qe che fino ad oggi è stato a pieno regime e il Patto di Stabilità sospeso, stiamo vivendo uno scenario straordinariamente favorevole. Se l’Italia non riesce a fare progressi definitivi oggi, quando mai ci riuscirà?”.
Riccardo Rossotto