La Matanza de Atocha, 24 gennaio 1977, viene ricordata diventando, oggi, la Giornata dell’Avvocato perseguitato.

Era, quella, una fresca Spagna post-franchista.

Un gruppo armato fece irruzione nella sede di un sindacato operaio nel quartiere di Atocha a Madrid.

Aprì il fuoco e uccise tre avvocati giuslavoristi comunisti, un loro giovane collaboratore laureato in giurisprudenza e un impiegato sindacalista.

Si scoprirà anni dopo che a quell’azione aveva partecipato un neofascista italiano espatriato dall’Italia e protetto nella Spagna franchista, implicato nella strage di Peteano, collegato a Gladio (insomma, uno dei gorghi oscuri – o per meglio dire: oscurati – della Storia italiana).

Il pensiero va al di là di quel fatto, di quella Spagna, di quel quartiere e di quei morti.

La professione dell’Avvocato è imperniata sull’esercizio e sulla difesa dei diritti, sulla gestione dei conflitti.

Possiamo dire con un’espressione un po’ provocatoria che frequentemente l’Avvocato ed in particolare gli Avvocati più sensibili al proprio ruolo sociale svolgono una professione “ontologicamente sovversiva” rispetto alla prepotenza di chi impone uno stato di fatto.

La gestione del conflitto implica il riconoscimento di entrambe le Parti.

Pensiamoci: da una parte il riconoscimento di entrambe le Parti e dall’altra parte il mondo della violenza, imperniato invece sulla demonizzazione e de-umanizzazione della controparte.

Il riconoscimento dell’avversario implica confronto, pensiero e riflessione.

Cose complicate…

Più facile alzare muri e andare avanti a colpi di “noi” e di “loro”.

Andare di testa e andare di pancia.

O costruire un ragionamento o fare un click.

Claudio Zucchellini

Claudio Zucchellini

Avvocato, Consigliere della Camera Civile di Monza, attivo in iniziative formative per Avvocati, Università, Scuole e Società Civile.

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