La colpa? Avere salutato le sue allieve, di una classe femminile di undicenni, dicendo “Buongiorno ragazze”. Alcune studentesse si sono sentite offese affermando che non tutte in aula si identificano come femmine. L’insegnante (alcune fonti dicono di religione, altre di filosofia), ha dovuto scusarsi e ha subito un procedimento disciplinare.

Ma non è tutto. A fine anno non è stata confermata. Quindi, in pratica, è stata licenziata. Il fatto è accaduto circa due anni fa in una scuola privata inglese per famiglie benestanti, con una retta annuale di 20 mila sterline (oltre 22 mila euro), ma è stato reso noto recentemente. Ammetto di non aver svolto indagini dirette. Il mio racconto è una sintesi di quanto ho letto, non solo su siti semi sconosciuti o inclini alle fake, ma anche su testate storiche e attendibili (perlomeno, per quanto possano essere attendibili i quotidiani) come Il Giornale e il Mattino.

La vicenda non mi sorprende comunque più che tanto: da tempo si fa sempre più forte la corrente di pensiero per cui quello che conta, e che quindi va ufficializzato, non è il sesso biologico, ma quello che una persona si sente. Oltretutto non si tratterebbe di scelte definitive. Un individuo potrebbe sentirsi uomo in un certo periodo e donna in un altro. Anche a livello ufficiale andrebbe considerato ora di sesso maschile, ora di sesso femminile. Chi soffre di disforia di genere (si sente cioè diverso dal sesso che madre Natura gli ha detto) vedrebbe almeno in parte risolto il suo problema.

Non esprimo il mio parere personale sulla questione, ma invito i lettori de L’Incontro a dare vita a un dibattito. Il tema è: la difesa di un diritto si può fermare a un certo punto, oppure può procedere all’infinito, qualunque siano le conseguenze? Nel caso concreto dell’insegnante inglese punita, siamo di fronte alla giusta lotta contro la discriminazione di genere, o stiamo assistendo al tramonto (inoltrato) dell’Occidente? Potete esprimere il vostro parere scrivendo alla mia email nobelamogol@gmail.com

Milo Goj

Milo Goj

Milo Goj, attuale direttore responsabile de L’Incontro, ha diretto nella sua carriera altri giornali prestigiosi, come Espansione, Harvard Business Review (versione italiana), Sport Economy, Il Valore,...

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