Temo che in Spagna e in Europa ci troviamo ancora in uno stato di grande incertezza. È pur vero che il risultato delle elezioni presidenziali francesi ha concesso all’Europa politica un certo grado di tranquillità. Ma è altrettanto vero che il rischio che gli Stati che compongono l’Unione europea non riescano a superare quest’epoca di populismo e nazionalismo esacerbato non sia trascurabile.
Da tempo non riesco a superare adeguatamente il mio pessimismo attivo.
Il risultato delle elezioni presidenziali francesi mi ha inizialmente rassicurato. Ma resto preoccupato per la situazione della cosiddetta sinistra in molti Paesi dell’Unione europea e anche in un Paese così importante per l’Unione europea come la Francia.
Il populismo non è solo della destra
Le proposte di Melenchon hanno, a mio avviso, una chiara deriva sovranista e la sua proposta di riformulare l’Unione Europea è difficile da accettare. Mi preoccupa quando enuncia una sorta di proposta di rottura dei trattati, che non è altro che un nuovo riflesso dei populismi che ci invadono e che non affrontiamo con la dovuta serietà ed intensità.
Non riesco a concepire la Spagna di oggi senza l’Europa. Né vedo il futuro del nostro mondo senza un’Europa che continui a difendere i valori della democrazia di fronte a nazionalismi e populismi di ogni genere. In ogni caso, temo che l’ascesa del nazionalismo e del populismo in Europa continuerà a crescere nei prossimi anni. Finché i cittadini non si renderanno conto che è necessario “difendere” la democrazia, nonostante le sue imperfezioni. Ma questa difesa non può basarsi su un atteggiamento passivo. E’ necessario e urgente recuperare la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica e fare delle elezioni un luogo di dibattito serio e pacato sui progetti e non un immenso “mare” di emozioni e passioni.
Bisogna recuperare la partecipazione dei cittadini
È un dato di fatto indiscutibile che il nazionalismo e il populismo siano in crescita. E’ quindi necessario indagare sulle cause di questo aumento, senza addossare ai cittadini tutte le colpe, che indubbiamente devono essere addossate anche a una classe politica che si è permessa di allontanarsi giorno dopo giorno dai cittadini, senza fare alcuno sforzo per incoraggiarli a partecipare più attivamente alla vita pubblica.
Su un altro fronte, la brutale ed incessante aggressione di Putin contro l’Ucraina evidenzia che, finché questa guerra durerà, e tutto sembra indicare che sarà lunga. I cittadini europei dovranno affrontare conseguenze che al momento sono difficili da prevedere e che senza dubbio cambieranno il nostro stile di vita. Questa guerra sul suolo europeo può mostrare un nuovo “difetto” della democrazia occidentale. Ovvero la trascendenza della qualità della vita quotidiana e la difficoltà (enorme) per i cittadini di poter accettare un effettivo deterioramento del proprio precedente stile di vita.
Molte domande in una Europa disorientata
Lo Stato sociale ha creato cittadini incapaci di compiere sforzi e cambiamenti nella loro vita quotidiana? Si è creata una solidarietà “collettiva” e si è persa la solidarietà individuale che richiede “sacrifici” nella sfera personale? Gli europei saranno in grado di sacrificare abitudini e comportamenti quotidiani per garantire che le sanzioni contro la Russia raggiungano i loro obiettivi? Ci sono troppe domande per cercare di anticipare una risposta. È molto importante per l’Unione europea mantenere la sua coesione interna. Trovo molto interessante la proposta di Mario Draghi, Presidente del Consiglio italiano, di un federalismo pragmatico basato su valori condivisi, come il rispetto dei diritti e delle libertà.
Una nuova sinistra spagnola sulla pattaforma Sumar
Ma, sempre seguendo Mario Draghi, non dobbiamo dimenticare che si sta profilando una crisi alimentare di grandi proporzioni, che colpisce la popolazione più vulnerabile, con conseguenze imprevedibili, che potrebbero far “tremare” molti governi. In Spagna è stata presentata la piattaforma “Sumar” da parte della vicepresidente del governo, Yolanda Díaz. Anche se è ancora agli inizi, credo che i suoi approcci si differenzino da quelli di Mélenchon per il fatto di essere molto più europeisti. Ha già infatti dichiarato il suo totale rispetto per lo Stato di diritto senza riserve e senza voler generare guerre culturali che limitino la base sociale del progresso. I suoi risultati nei prossimi confronti elettorali che avremo in Spagna sono difficili da prevedere, ma non c’è dubbio che saranno “trascendentali” per il futuro della sinistra in questo Paese.
In Spagna, purtroppo, Camera dei Deputati e il Senato, che rappresentano la sovranità del popolo spagnolo, continuano a essere luoghi in cui le cattive maniere e persino gli insulti spesso prevalgono sulla civile discussione. Sul dibattito costruttivo e sulla effettiva ricerca di accordi su progetti di sviluppo per una società sempre più complessa. Gli accordi raggiunti tra i diversi partiti politici per votare a favore di un’opzione o di un’altra sui disegni di legge o sulle correnti di governo sono sempre difficili da spiegare, e la trasparenza su questi accordi è, nella maggior parte dei casi, totalmente assente.
Gli spagnoli chiedono più distensione politica e sociale
Sembra che la politica nel mio Paese si sia assestata in un “caos” permanente. La polarizzazione divora leader e partiti, mentre un eccesso di competizione elettorale ostacola i grandi patti necessari per mantenere e promuovere il corretto sviluppo dello Stato. Vedremo anche come l’inflazione, che non è trascurabile, influirà sul mondo del lavoro e se gli attori sociali – datori di lavoro e sindacati – senza che ciò danneggi gravemente la popolazione più vulnerabile.
Mi piace pensare che gli spagnoli non siano d’accordo con la tensione politica che si sta vivendo in Spagna e i risultati delle elezioni del Parlamento andaluso del 19 giugno dovranno essere analizzati con molta attenzione. Anche se non sarebbe sorprendente se Vox (un partito di destra neofranchista e ultraconservatore) ottenesse buoni risultati e permettesse la formazione di un governo di coalizione PP/Vox di destra, come è successo in Castiglia-Leon.
E’ utile ripensare a nuove forme di democrazia rappresentativa
Credo che l’arrivo dell’ultradestra nella vita pubblica spagnola, come è accaduto in altri Paesi europei, abbia sfruttato e favorito una forte polarizzazione dei diversi partiti che compongono lo stesso blocco ideologico – come è accaduto con la comparsa di Podemos ai suoi inizi nella sinistra spagnola – PSOE – e questo stesso fenomeno si sta verificando tra il PP e Vox.
Ho l’impressione che i partiti tradizionali, sia in Spagna che in Europa, stiano riducendo la loro presenza e la loro influenza politica nella società. Il che significa anche la necessità di ripensare le forme della democrazia rappresentativa.
E come se non bastasse, il recente ritorno in Spagna del re emerito Juan Carlos I in Spagna, dopo due anni di permanenza ad Abu Dhabi, anche se solo per poche ore, ha scatenato un nuovo confronto nella scena politica, che potrebbe senza dubbio interessare la Casa Reale e l’attuale monarca Felipe VI in un futuro non troppo lontano.
L’infodemia “nuoce gravemente” al processo democratico
Non posso quindi che essere d’accordo con Byung-Chul Han, e con le tesi del suo ultimo libro “Infocracy“. “La distinzione tra finzione e realtà si sta confondendo….. le prospettive di breve termine della società e dell’informazione non favoriscono la democrazia… Il discorso ha una temporalità intrinseca che non è compatibile con una comunicazione accelerata e frammentata ….. La democrazia è una pratica che richiede molto tempo. La democrazia è lenta, lunga e noiosa, e la diffusione virale delle informazioni, l’infodemia, nuoce gravemente al processo democratico“. Per tutti questi motivi, nonostante mi sforzi, non riesco a superare il pessimismo attivo che mi invade. Madrid, 10 maggio 2022
Ricardo Pérez-Solero
Traduzione di Emiliano Giovine
Gran incertidumbre
Hoy hoy por hoy me temo que en España y en Europa seguimos en una gran incertidumbre. Cierto es que el resultado de las elecciones presidenciales francesas , nos ha permitido en la Europa política, una cierta tranquilidad aunque siga existiendo un riesgo nada desdeñable de que los Estados que integran la Unión Europea no sean capaces de superar esta época de populismos y nacionalismos exacerbados.
Llevo una temporada larga sin conseguir superar adecuadamente mi pesimismo activo. Cómo he señalado anteriormente, el resultado de las elecciones presidenciales francesas me tranquilizó inicialmente, pero sigo preocupado por la situación de la denominada izquierda en muchos países de la Unión Europea y también en un país tan importante para esta, cómo es Francia.
Las propuestas de Melenchón tienen a mi modo de ver, una clara deriva soberanista y su propuesta de reformulación de la Unión Europea es difícilmente asumible. Me preocupa cuando enuncia una especie de propuesta a incumplir los tratados, que no es ni mas ni menos, que un nuevo reflejo más de los populismos que nos invaden y a los que no nos enfrentamos con la adecuada intensidad.
No concibo hoy por hoy a España, sin Europa y tampoco atisbo a ver el futuro de nuestro mundo, sin una Europa que siga defendiendo los valores de la democracia frente a nacionalismos y populismos de todo tipo. En todo caso, el aumento de los nacionalismos y populismos en Europa, me temo que no dejará de crecer en los próximos años, mientras que los ciudadanos no se den cuenta de que es necesario “defender” la democracia, aun a pesar de sus imperfecciones. Pero esta defensa no puede basarse en una actitud pasiva, sino que es necesario y urgente, recuperar la participación ciudadana en los asuntos públicos y hacer de las elecciones un lugar para el debate serio y sosegado de proyecto y no un inmenso ”mar” de emociones y pasiones.
Es un hecho incontestable el aumento de los nacionalismos – populismos, por lo que se hace necesario investigar las causas de este aumento, sin echar a los ciudadanos toda la culpa, que sin duda, debe asumir también una clase política que ha permitido distanciarse día a día de aquellos, sin hacer esfuerzo alguno que incitara a estos a participar más activamente en la vida pública.
En otro orden, la brutal y continuada agresión de Putin a Ucrania hace que, mientras dure esta guerra y todo parece indicar que va a ser larga ,los ciudadanos europeos tengamos que hacer frente a consecuencias difíciles de prever en estos momentos y que sin duda alguna, van a modificar nuestros hábitos de vida.
Esta guerra en tierra europea, puede mostrar un nuevo “defecto” de la democracia occidental, como es, la transcendencia de la calidad de vida cotidiana y la dificultad (enorme) de que los ciudadanos sean capaces de asumir una limitación de sus anteriores condiciones de vida.
Ha creado el estado de bienestar, unos ciudadanos que son incapaces de asumir esfuerzos y modificaciones en su día a día? ¿Se ha creado una solidaridad “colectiva” y se ha perdido la solidaridad individual que exige “sacrificios” en la esfera personal?.
Seremos capaces los europeos de sacrificar hábitos y conductas cotidianas para lograr que las sanciones a Rusia alcancen sus objetivos?
Son demasiadas preguntas a las que tratar de anticipar una respuesta.
Es muy importante que la Unión Europea mantenga su cohesión interna. Me parece muy interesante la propuesta de Mario Draghi ,el presidente del gobierno de Italia, de un federalismo pragmático y basado en valores compartidos, cómo es el respeto a los derechos y libertades.
Pero también y siguiendo a Mario Draghi no debemos olvidar que se atisba una crisis alimentaria de grandes proporciones y que afectara a la población más vulnerable, con consecuencias imprevisibles, que puede hacer “temblar” a muchos gobiernos.
En España se ha presentado la plataforma “Sumar” de la Vicepresidenta Segunda del Gobierno Yolanda Díaz. Aún a estar, muy en sus inicios, creo que sus planteamientos difieren de los de Mélenchon al ser mucho más europeísta; declarar su total respeto por el estado de derecho sin matizaciones y sin querer generar guerras culturales que limitan la base social de progreso.
Sus resultados son difíciles de adivinar en las próximas confrontaciones electorales que tendremos en España, pero no cabe dudad de que serán “trascendentes” para el futuro de la izquierda en este país.
En España, lamentablemente el Congreso de los Diputados y el Senado qué representan la soberanía del pueblo español, siguen convertidos en lugares en donde es más habitual las malas formas incluso el insulto, en vez de lugares, en donde discutir, debatir y tratar de llegar a acuerdos sobre los proyectos de desarrollo para esta compleja sociedad. No existe la posibilidad de una designación vinculante de las cosas. Los acuerdos que se alcanzan entre los diferentes partidos políticos para votar una opción u otra en los proyectos de ley y en el control del gobierno, tienen en repetidas ocasiones, una difícil explicación y la transparencia sobre dichos acuerdos en la mayoría de los casos, brilla por su ausencia.
Parece que la política en mi páis se ha instalado en un “caos” permanente ; la polarización devora a los líderes y partidos, mientras un exceso de competencia electoral, dificulta los grandes pactos necesarios para mantener e impulsar un adecuado desarrollo del Estado.
Veremos también, cómo afecta al mundo laboral una inflación , nada desdeñable, y si los actores sociales- patronal y sindicatos- son capaces de alcanzar los acuerdos necesarios, para que este fenómeno no perjudique gravemente a la población más vulnerable.
Quiero pensar que los españoles no están de acuerdo con la crispación y la tensión política que se está viviendo en España y habrá que analizar con mucho detenimiento el resultado de las elecciones al Parlamento Andaluz del 19 de junio, aunque no sería de extrañar que Vox (partido de derechas neofranquista y ultraconservador) alcanzara unas buenos resultados y que permitiera la constitución de un gobierno de coalición de la derecha PP/Vox como ha ocurrido en Castilla – Leon.
Creo que la llegada de la ultraderecha a la vida pública española, como ha ocurrido en otros países europeos, aprovechó y promovió una fuerte polarización de los distintos partidos que configuran el mismo bloque ideológico –tal y como ocurrió con la aparición de Podemos en sus inicios en la izquierda española -PSOE- y este mismo fenómeno se está produciendo entre el PP y Vox.
Tengo la impresión de que los partidos tradicionales, tanto en España, como en Europa, están reduciendo su presencia y su influencia política en la sociedad , lo que también significa la necesidad de repensar las formas de la democracia representativa.
Y por si fuera poco, en el panorama político, el reciente viaje de Rey Emérito Juan Carlos I a España, después de estar dos años en Abu Dabi, aunque sólo fuera de unas pocas horas, ha desatado una nueva confrontación , que sin duda puede afectar en un futuro no muy lejano, a la Casa Real y al actual monarca Felipe VI.
No puedo sino mostrar, mi absoluta conformidad con lo manifestado por Byung-Chul Han en su último libro “Infocracia” en el que comenta que “La distinción entre ficción y realidad se torna difusa…..El cortoplacismo general de la sociedad de la información no favorece la democracia… El discurso tiene una temporalidad intrínseca que no es compatible con una comunicación acelerada y fragmentada ….. La democracia es una práctica que requiere mucho tiempo. La democracia es lenta larga y tediosa y la difusión viral de información, la infodemia, perjudica en gran medida al proceso democrático.”
Por todo ello, aunque me esfuerzo, no consigo vencer ese pesimismo activo que me invade.
Madrid 10 de mayo de 2022.