Gli immigrati negli Usa all’inizio del Novecento
Dal 1865 (dopo la guerra civile americana) al 1915 emigrano dall’Europa negli Usa circa 25 milioni di persone, in cerca di un futuro migliore. Però la condizione degli immigrati è molto difficile. Infatti, dato che sono molto spesso analfabeti ed inoltre imparano con difficoltà la lingua inglese, occupano i livelli più bassi del mercato del lavoro e quindi sono sfruttati dagli imprenditori, che approfittano della incapacità della maggior parte di loro di ribellarsi per non perdere il posto di lavoro.
Inoltre le condizioni di lavoro sono molto pesanti: si lavora sei giorni la settimana per almeno 10 ore al giorno. La presenza di milioni di immigrati, che pure sono utili per il progresso economico degli Usa, fa emergere nella popolazione anglosassone sentimenti xenofobi, alimentati dai movimenti razzisti (già attivi contro le persone di colore), in nome degli ideali di purezza e di superiorità di questa componente etnica.
Per contrastare gli imprenditori i lavoratori più radicali e gli anarchici costituiscono il sindacato filo anarchico International World Workers, i cui membri sono chiamati Wobblies, che organizza manifestazioni operaie e scioperi per chiedere migliori condizioni di lavoro e salari più alti, per consentire agli operai di poter vivere dignitosamente. Per contrastare e reprimere l’attività politica e sindacale considerata “sovversiva”, viene costituita la Generale Intelligence Division (che in seguito diventa Fbi), diretta da Edgar Hoover, che arresta centinaia di persone, molte delle quali sono espulse dagli Usa.
Questa situazione si acutizza con la Prima guerra mondiale, che fa emergere le profonde fratture di natura etnica e sociale presenti nel Paese. Nel 1917, in previsione dell’intervento nel conflitto, è emanata la legge per la iscrizione nei registri di leva (Selective Service Act) per cui molti immigrati rifiutano di iscriversi e parecchi emigrano all’estero, soprattutto nel vicino Messico.
Nelle fabbriche belliche ci sono manifestazioni di protesta e scioperi, anche violenti. Pertanto il Governo Federale emana una dura legge repressiva (Sedition and Espionage Act), che considera non solo anti patriottica, ma punisce molto severamente, come il gravissimo reato di sedizione o addirittura di spionaggio, ogni manifestazione di dissenso, limitando di fatto la libertà di manifestazione del pensiero.
L’arrivo negli Usa di Sacco e Vanzetti a la loro adesione al movimento anarchico
Ferdinando Nicola Sacco nasce a Torremaggiore (Foggia) il 22 aprile 1891 da una famiglia di agricoltori e di commercianti di olio e vino. A 17 anni decide di emigrare negli Stati Uniti ed arriva a Boston (Massachusetts) il 2 maggio 1908 con la motonave Principe di Piemonte. Fa vari lavori e quindi è assunto in una fabbrica di calzature a Milford, dove nel 1912 sposa Marianna (Rosina) Zambelli, dalla quale ha due figli: Dante e Ines. Aderisce al Movimento anarchico ed al Sindacato International World Workers, partecipa attivamente alle manifestazioni operaie ed agli scioperi, tenendo discorsi nei comizi. Per questa sua attività politica è arrestato nel 1916.
Bartolomeo Vanzetti nasce a Villafalletto (Cuneo) l’11 giugno 1888. É il primo di quattro figli di Giovanni Battista, un piccolo proprietario terriero e gestore di una caffetteria, che è stato, per lavoro, dal 1881 al 1883 in California. Gli amici lo chiamano amichevolmente Tromlin. Decide di emigrare negli Stati Uniti dopo la tragica morte della amata madre Giovanna Nivello, che lo sconvolge profondamente, provocandogli anche disturbi psichiatrici. Così il 19 giugno 1908 arriva a New York con la nave La Provence. Per vivere fa vari lavori: cameriere, operaio prima in una cava, poi in una acciaieria ed infine in una fabbrica di cordami, la Plymouth Cordage Company, contro la quale organizza nel 1916 uno sciopero per protestare contro le pesanti condizioni di lavoro. Infatti, ha aderito al Movimento anarchico in seguito alla lettura delle opere di Marx, (ma legge anche i classici di Dante, di Hugo, di Darwin, di Tolstoi, di Zola). Per le sue idee politiche ha una crescente difficoltà a trovare lavoro, per cui nel 1919 acquisisce da un italiano la licenza per la vendita ambulante del pesce e svolge questa attività a Plymouth.
Sacco e Vanzetti si conoscono nel maggio 1917 ad un convegno anarchico a Boston. Per rifiutare la coscrizione militare decidono di emigrare in Messico, dove rimangono fino alla fine del conflitto. Per questo loro comportamento, sono inseriti dal Dipartimento (Ministero) della Giustizia in un elenco di “sovversivi” e sono controllati da agenti Fbi al loro rientro negli Usa.
La “paura rossa” (red scare)
La repressione del movimento politico e sindacale radicale (in particolare quello anarchico) aumenta dopo la Rivoluzione bolscevica in Russia del novembre 1917, perché gli imprenditori temono che l’ideologia comunista si diffonda nel Paese. La “paura rossa” (red scare) aumenta nel dopoguerra (come anche in Italia, in particolare nel cosiddetto “biennio rosso”), alimentata anche dalla congiuntura economica negativa, derivata dal difficile reinserimento lavorativo dei milioni di soldati smobilitati e dalla lenta riconversione delle industrie belliche alla produzione civile.
La “red scare” raggiunge l’apice negli anni 1919 e 1920. Viene sciolto l’International World Workers, e vengono chiusi decine di circoli anarchici e di riviste vicine al Movimento.
La “caccia al rivoluzionario” raggiunge il suo apice nel gennaio 1920 con i cosiddetti “Palmer raids” (le retate di Palmer), ordinati dal Procuratore generale (ministro della Giustizia) Mitchel Palmer, durante i quali sono arrestate oltre 4.000 persone, considerate “sovversive”, e circa 3.000 sono espulse dagli USA e rimpatriate nei Paesi europei di origine.
Contro questa escalation xenofoba si attiva la controreazione degli anarchici, che compiono attentati dinamitardi in varie città, contro le autorità locali che sostengono la campagna repressiva. In particolare, bombe esplodono davanti alla casa del sindaco di Cleveland, alla casa del giudice Albert Hayden a Boston ed alla casa del giudice Charles Nott a New York. L’attentato più eclatante e famoso è quello compiuto alla casa del procuratore Palmer, nel corso del quale rimane ucciso l’attentatore, l’anarchico italiano Carlo Valdinieri. In tutti gli attentati, vengono trovati a terra dei volantini, stampati su carta di colore rosso, con il titolo Plain Words (parole chiare), firmati The Fighting Anarchist (i combattenti anarchici).
L’attuazione degli attentati dinamitardi comporta una dura repressione verso gli anarchici, considerati elementi “sovversivi” e molto pericolosi. Vengono perquisite mote tipografie, nelle quali lavorano anarchici, come Andrea Salsedo (impiegato nella tipografia Canzani a Brooklyn) ed anche la redazione della rivista anarchica Cronaca Sovversiva (fondata nel 1903 da Luigi Galleani),per la quale Sacco e Vanzetti hanno scritto articoli e raccolto fondi.
Il 25 febbraio 1920 sono arrestati a New York i tipografi anarchici Andrea Salsedo e Roberto Elia, sospettati di aver stampato i volantini che sono stati lasciati nei luoghi degli attentati dinamitardi. Sono trattenuti, senza alcuna imputazione formale, per circa due mesi negli uffici segreti del Ministero della Giustizia, al 14° piano del Park Row Building, un edificio al n. 21 di Park Row, dove sono sottoposti anche a tortura per far loro confessare sia il compimento degli attentati che i nomi dei complici.
Vanzetti costituisce un Comitato per la difesa dei due anarchici e promuove una campagna di sensibilizzazione per la loro liberazione. Nella notte tra il 2 ed il 3 maggio 1920, Salsedo precipita misteriosamente dall’appartamento in cui è recluso e si schianta sul marciapiedi sottostante. Nonostante le autorità affermino che si è suicidato, gli anarchici considerano la sua morte un “omicidio di Stato”.
Il giorno dopo la morte di Salsedo, Vanzetti organizza una manifestazione, che si deve tenere a Brockton il 9 maggio. Decide quindi di andare, insieme con Sacco, a New York per assumere informazioni più precise sulla morte di Salsedo, mettendosi in contatto con gli anarchici Mario Buda e Riccardo Oriani, che conoscono. Arrivano in tram in città il 5 maggio 1920.
L’arresto e le accuse
Nei mesi precedenti sono stati compiuti a Bridgewater ed a South Braintree (cittadine del Massachusetts) due gravi reati.
A Bridgewater, il 24 dicembre 1919 alcuni impiegati del calzaturificio White Shoe Company, mentre trasportano con un furgone i soldi della paga settimanale degli operai, sono assaliti da tre uomini a volto scoperto, scesi da una auto Hudson Overland. Uno dei tre è armato con un fucile da caccia, con il quale spara alle gomme del veicolo per farlo fermare. Ne segue una sparatoria; però la rapina è sventata ed i banditi scappano in auto.
Il 15 aprile 1920, a South Braintree (un sobborgo di Boston) sono aggrediti, mentre stanno portando a piedi al calzaturificio Slater and Morrill le paghe settimanali, ammontanti a 15.776 dollari, il cassiere Frederick Albert Palmenter e la guardia giurata Alessandro Berardelli, di origine italiana, al quale è stata sottratta l’arma, un revolver Harrigton&Richardson. Sono fermati da due uomini armati, che poi gli sparano a bruciapelo, uccidendoli; quindi prendono la borsa con il danaro e fuggono salendo su una auto Buik, con altre due persone a bordo. Ci sono diversi testimoni.
Il capo della Polizia di Brigewater, Michael E. Stewart, che dirige le indagini, individua varie analogie tra le due rapine e ritiene che sono state compiute non solo da anarchici (per finanziare il Movimento) ma addirittura dalle stesse persone.
Il 16 aprile 1920 è trovata una auto Buik abbandonata, che risulta rubata, vicino la casa dell’anarchico Ferruccio Coacci, che non si è presentato il giorno precedente (quello della rapina e del duplice dell’omicidio a South Braintree) all’Ufficio per l’Immigrazione (Bureau of Immigration) per ricevere il provvedimento di espulsione. Ha giustificato la sua assenza adducendo la grave malattia della moglie. Stewart decide di inviare due agenti a casa di Coacci, che sta facendo le valigie per partire. Inoltre, la moglie sta bene. Coacci è quindi arrestato ed accompagnato alla stazione di immigrazione, da dove parte, con il provvedimento di espulsione, il 18 aprile.
Un paio di giorni dopo, Stewart scopre che un amico anarchico di Coacci, Mario Buda possiede una auto Hudson Overland, che è in riparazione nel garage di Elm Square, di proprietà di Simon Johnson. Stewart, accecato sia dal pregiudizio xenofobo verso gli italiani sia dall’odio verso i “sovversivi” (quali sono considerati gli anarchici), si convince che le due rapine sono state compiute, insieme con altri anarchici, da Coacci e da Buda, che nel frattempo si è reso irreperibile. Decide quindi di arrestarlo quando sarebbe andato al garage per ritirare la sua auto.
Il 5 maggio Sacco e Vanzetti arrivano a New York e si incontrano con Buda ed Oriani al garage dove quelli sono andati per ritirare l’auto. Però il comportamento nervoso del proprietario Simon Johnson, che inoltre adduce pretesti per non consegnare l’auto, allarma i quattro che decidono di andare via, separandosi. Buda e Orciani vanno via in moto, mentre Sacco e Vanzetti vanno a prendere il tram per ritornare a casa. La polizia, avvisata da Johnson, si mette alla loro ricerca.
La sera, verso le 22, quando il tram arriva a Brockton, il poliziotto Connolly sale a bordo e perquisisce Sacco e Vanzetti, ritenendoli “individui sospetti”. I due sono trovati in possesso di materiale di propaganda anarchica e di due pistole: Sacco ha una Colt 32 semiautomatica e Vanzetti ha una Harrigton&Richardson, come quella della guardia giurata uccisa a South Braintree. Inoltre Vanzetti ha in tasca alcuni proiettili da fucile per cui è considerato il rapinatore che ha sparato con il fucile alle ruote del furgone che portava i soldi delle paghe degli operai del calzaturificio di Bridgewater, nella tentata rapina del 24 dicembre 1919.
Sacco e Vanzetti sono quindi portati al posto di polizia, dove danno riposte evasive e negano di conoscere Buda e Coacci. Sono interrogati per due giorni senza assistenza legale, anche dal procuratore Katzman, che li incrimina formalmente per il possesso illegale di armi e di materiale di propaganda sovversiva. Alcuni giorni dopo sono incriminati anche per le due rapine di Bridgewater e di South Braintree.
Sacco e Vanzetti dichiarano il loro alibi per entrambi i fatti. Sacco afferma che il 24 dicembre 1919 lavorava al calzaturificio di Milford e che il 15 aprile 1920 era andato al Consolato italiano per richiedere il passaporto per rimpatriare. Chiama come testimoni i colleghi di lavoro ed i funzionari del Consolato. Vanzetti invece dichiara che in entrambi i giorni era al lavoro per vendere il pesce a Plymouth. Il procuratore Katzman accoglie solo l’alibi di Sacco per il 24 dicembre.
In seguito i due sono messi a confronto con i testimoni che devono identificarli come gli autori della rapina e del duplice omicidio compiuti il 15 aprile 1920 a South Braintree, senza però la procedura corretta di confronto, per cui l’operazione è illegale. Alcuni testimoni li riconoscono, seppure con incertezze e tentennamenti. Katzman avvia quindi l’inchiesta formale, che si conclude l’11 settembre 1920 con il rinvio a giudizio per entrambi. Katzman decide però di processare subito Vanzetti, benché incensurato, per la rapina di Bridgewater del 24 dicembre 1919 in modo da farlo condannare e quindi presentarlo come “rapinatore condannato” al processo per la rapina e i due omicidi di South Braintree del 15 aprile 1920. Così il 20 giugno 1920 Vanzetti è processato dalla Corte di Plymouth presieduta dal giudice Webster Thayer. Sono sentiti i vari testimoni. Quelli a difesa, che sono tutti immigrati italiani di Plymouth, di umili origini, sono intimiditi e screditati da Katzman. Invece i testimoni portati dal procuratore sono ritenuti credibili, anche se taluni cadono in contraddizione. Pertanto, il 16 agosto 1920 Vanzetti è condannato alla reclusione nel carcere di Charlestown per un periodo tra i 12 e 15 anni.
Il processo e la condanna a morte il 14 luglio 1921
Dopo l’incriminazione formale di Sacco e Vanzetti per le due rapine di Bridgewater e di South Braintree, gli anarchici di Boston promuovono la costituzione di Comitati per raccogliere soprattutto i fondi necessari per le spese legali. In particolare Felicani, il caporedattore del giornale La Notizia, assume il delicato compito di coordinare tutte le iniziative a sostegno dei due incriminati. Viene scelto come difensore l’avvocato Moore, che ha difeso, con esito favorevole, numerosi sindacalisti, in particolare gli italiani Ettorre e Giovannitti, i quali, accusati di aver compiuto un omicidio durante lo sciopero del 1912 a Lawrence, sono stati prosciolti. Moore consiglia di far difendere Vanzetti dagli fratelli McArney in modo da avere la possibilità di fare due arringhe difensive e decide di adottare una strategia difesa tesa a portare il processo all’attenzione dell’opinione pubblica, sia nazionale che internazionale. A questo scopo Felicani organizza un Comitato di difesa.
Moore invia nella primavera 1921 in Italia il giornalista Lyons con lo scopo di costituire anche nel nostro Paese un movimento di opinione a favore di Sacco e Vanzetti. Anche Mussolini (che non è ancora al potere) si esprime a favore dei due anarchici per chiaro opportunismo politico. Infatti, da un lato mira a mettere in difficoltà il Governo liberale, e dall’altro spera di accattivarsi le simpatie degli anarchici, peraltro molto numerosi nella sua regione di origine, l’Emilia Romagna.
In Francia si mobilita a favore di Sacco e Vanzetti il Premio Nobel per la Letteratura Anatole France, che pubblica sul quotidiano Nation l’articolo intitolato To the people of America (Al popolo americano) con il quale chiede la liberazione dei due anarchici perché innocenti e paragona il loro caso giudiziario a quello di Alfred Dreyfus, che divise l’opinione pubblica francese dal 1894 al 1906.
Il 31 maggio 1921 inizia a Dedham (sobborgo di Boston) il processo a Sacco e Vanzetti per la rapina ed i due omicidi compiuti a South Braintree il 15 aprile 1920. Presiede la Corte sempre il giudice Thayer. L’accusa è sostenuta dal procuratore Katzman.
La prima fase del processo riguarda la rapina. La difesa di Sacco cita come testimoni il funzionario del Consolato italiano e gli amici che ha incontrato in città. La difesa di Vanzetti cita come testimoni i clienti ai quali ha venduto il pesce. Però tutti sono ritenuti “poco credibili” dal procuratore perché sono amici e conoscenti dei due imputati e quindi possono aver mentito per salvarli. Invece Katzman presenta come “attendibili” i testimoni da lui citati per l’accusa.
La seconda fase del processo riguarda l’uccisione del cassiere Palmenter e della guardia giurata Berardelli. Il procuratore cerca di dimostrare che Sacco ha sparato con la Colt 32 e che Vanzetti si è poi impossessato della pistola di Belardelli. Le prove a carico sono fornite da alcuni periti balistici, le cui conclusioni non sono smontate adeguatamente dai periti della difesa. Katzman inoltre ricorre all’uso probatorio della “consapevolezza della colpa”, in base alla quale l’imputato “colpevole” tiene un comportamento ambiguo e contraddittorio, come è stato quello di Sacco e Vanzetti, soprattutto durante i primi interrogatori al posto di polizia.
Gli avvocati della difesa invece sottolineano il carattere politico del processo ed affermano con forza che i loro assistiti hanno tenuto il comportamento iniziale contraddittorio perché erano molto intimoriti dalla possibilità di essere incriminati per la loro adesione al Movimento anarchico, considerato sovversivo.
Su richiesta dei loro avvocati, Vanzetti illustra le sue idee politiche il 5 luglio 1921 e Sacco il 7 luglio.
Katzman accetta il confronto sul piano politico ed afferma con forza che le idee dei due imputati anarchici sono “sovversive”, per la loro forte avversione al sistema capitalistico americano ed anche per la loro renitenza alla leva, che è considerato anche un comportamento anti patriottico. La sua requisitoria contiene anche affermazioni pesanti contro gli immigrati, in particolare gli italiani.
Durante lo svolgimento del processo si svolgono grandi manifestazioni popolari a sostegno di Sacco e di Vanzetti, patrocinate dai partiti di sinistra e dagli anarchici, sia in Europa che in America Latina. Però non si riesce a smuovere l’opinione pubblica liberale, intellettuale e moderata americana.
In questo clima, il 14 luglio 1921, alle 7,30, la giuria pronuncia la condanna a morte di entrambi gli imputati per “omicidio di primo grado“.
La mobilitazione internazionale
In seguito, gli avvocati difensori presentano ben otto richieste di riesame del processo, puntando in particolare sulle contraddizioni di altrettanti testimoni dell’accusa, alcuni dei quali hanno affermato, dopo il processo, di aver subito pressioni per riconoscere gli imputati come i partecipanti alla rapina e ai due omicidi di South Braintree del 15 aprile 1920.
Gli avvocati presentano anche le dichiarazioni giurate di due ex funzionari del Governo Federale che affermano che il processo è stato condizionato dal Ministero della Giustizia per motivi politici, perché attraverso la condanna esemplare di Sacco e Vanzetti si creavano le condizioni per espellere gli anarchici. Il procuratore Katzman accusa i due funzionari di violare segreti governativi ed il giudice Thayer respinge tutte le richieste di riesame del processo.
Il 16 novembre 1925 il detenuto di origine portoghese Celestino Madeiros, che è condannato per omicidio, confessa a Sacco di aver partecipato alla rapina di South Braintree, ma si rifiuta di fare i nomi dei complici. Gli avvocati difensori chiedono la revisione del processo, che però è respinta il 23 ottobre 1926 dal giudice Thayer, il quale ritiene che Madeiros sia un complice di Sacco e Vanzetti nella rapina del 15 aprile 1920 a South Braintree.
Dopo la sentenza del giudice Thayer che nega la revisione del processo, si incrina il rapporto con l’avvocato Moore che è sostituito dall’avvocato Thompson, di Boston, che è docente di legge all’Università di Harvard, il quale accetta la difesa, pur essendo un conservatore, perché si è reso conto delle continue violazioni della legge ai danni dei due anarchici. Pertanto sensibilizza altri colleghi di Harvard a prendere posizione a favore di Sacco e Vanzetti. Il primo e più importante giurista che si schiera a loro difesa è il professor Frankfurter che nel marzo 1927 pubblica sul quotidiano conservatore Atlantic Montlhly l’articolo intitolato The case of Sacco e Vanzetti, nel quale afferma che il processo è stato “scorretto”, che il giudice Thayer non è stato “imparziale” e che il procuratore Katzman ha sfruttato il clima di paura conseguente alla “paura rossa” (red scare). L’articolo suscita molto scalpore ed ha un impatto fortissimo sull’opinione pubblica; viene quindi diffuso dal Comitato di difesa per l’ulteriore sensibilizzazione popolare. In seguito altri giuristi prendono posizione a favore dei due anarchici e chiedono al Governatore del Massachusetts la revisione del processo. Si mobilitano anche molti studenti di legge di varie Università. In poco tempo, il caso giudiziario non è più criticato negli Usa solo dagli ambienti politici radicali, ma anche dagli ambienti intellettuali e moderati.
Anche molti intellettuali a livello internazionale prendono posizione a favore di Sacco e Vanzetti, che ormai sono chiamati Nick e Bart, tra i quali Albert Einstein, Bertrand Russell, John Dewey, Thomas Mann, John Dos Passos. Anche alcuni leader politici si schierano: il primo ministro inglese MacDonald, quello francese Herriot, il presidente del Reichstag (il Parlamento tedesco) Paul Lobe e Stalin.
Sacco e Vanzetti ricevono molte lettere di solidarietà ed il secondo attiva un fitta corrispondenza.
In Italia Mussolini, che è ora capo del Governo, ha una posizione defilata, non più pubblica come nel 1921 (anche perché gli anarchici ora sono perseguitati e incriminati dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato, istituito nel 1926), anche per non compromettere i rapporti con gli USA. Comunque il nostro ambasciatore a Washington e il console a Boston continuano a seguire il caso giudiziario, attivandosi, discretamente, prima per la revisione del processo e poi per la grazia. A questo riguardo, nel luglio 1927 Mussolini scrive una lettera all’ambasciatore americano in Italia, Henry Fletcher, chiedendogli di intervenire presso il governatore del Massachusetts per la concessione della grazia ai due anarchici.
Contro la decisione del 23 ottobre 1926 del giudice Thayer di negare la revisione del processo, è presentato appello alla Corte Suprema del Massachusetts, che lo respinge il 9 aprile 1927. Prima della sentenza Vanzetti chiede la parola e pronuncia il seguente discorso, che è un atto di accusa contro il sistema giudiziario americano: «Io non augurerei a un cane o a un serpente […] ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che io ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero sono un anarchico; ho sofferto perché ero un italiano, e davvero io sono un italiano […] se voi poteste giustiziarmi due volte, e se potessi rinascere due volte, vivrei di nuovo per fare quello che o fatto già […] Mai, vivendo l’intera esistenza, avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini».
Il 10 aprile 1927 il console italiano a Boston, Ferrante, invia il seguente telex al capo del Governo Mussolini: «Con rigetto da parte della Corte Suprema (del Massachusetts della) domanda di un nuovo processo, (il) ricorso giudiziario in questo Stato trovasi esaurito. Rimane ancora possibile appello alla Corte Federale di Washington con esito a mio modo di vedere quasi certamente contrario agli imputati. Unica speranza (di) salvezza dalla sedia elettrica risiede nella domanda di grazia fatta al governatore Massachusetts, ma ritengo improbabile accoglimento tale domanda. Unica persona che potrebbe esercitare influenza su governatore Fuller sarebbe forse il presidente Stati Uniti ma ciò in via assolutamente riservata e personale giacché qualsiasi intromissione (delle) autorità federali in questioni prettamente statali produce effetto contrario. Dal canto mio ogni cosa sarà tentata all’intento (di) salvare (la) vita (dei) nostri due connazionali».
In quel periodo Sacco scrive la seguente lettera appassionata al figlio Dante: «Ricordati sempre Dante […], aiuta i deboli che gridano per avere un aiuto, aiuta i perseguitati e le vittime, perché questi sono i tuoi migliori amici; son tutti i compagni che combattono e cadono come tuo padre e Bartolo (Vanzetti), che ieri combatté e cadde per la conquista della gioia e della libertà per tutti e per i poveri lavoratori […]. Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come hanno già fatto da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre idee, che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire».
In seguito gli avvocati chiedono la revisione del processo al governatore del Massachusetts Alvan T. Fuller, che nel maggio 1927 nomina una Commissione di giuristi per esaminare il caso giudiziario. Dopo un paio di mesi, la Commissione delibera che non ci sono i presupposti giuridici per la revisione del processo. Per protesta l’avvocato Thompson rinuncia alla difesa, che è assunta dall’avvocato Musmanno, che presenta istanza di revisione alla Corte Suprema Federale e anche la domanda di grazia al presidente degli Stati Uniti Coolidge. Tutte le istanze sono respinte.
Il 28 luglio, Vanzetti scrive una lettera al Governatore Fuller, chiedendogli di fermare l’esecuzione delle condanne a morte, programmate per il mese di agosto.
Il 3 agosto Fuller annuncia che non fermerà le esecuzioni, la cui data è annunciata il 12 agosto per il successivo 23 agosto.
Il 13 agosto si tiene una grande manifestazione davanti al palazzo del Governatore, a Boston, sperando in una sospensione in extremis delle esecuzioni. La protesta dura 10 giorni, fino a quello stabilito per le esecuzioni, quando si forma un corteo che raggiunge il penitenziario di Charlestown, vicino a Dedham, dove inizia una veglia per i due condannati.
All’inizio del 23 agosto 1927 Sacco e Vanzetti sono giustiziati sulla sedia elettrica nel penitenziario di Charlestown. Per primo muore Sacco, alle ore 0,19. Poi Vanzetti sette minuti dopo, alle ore 0,26.
In Italia la notizia della loro uccisione è riportata da molti quotidiani, in particolare dal Corriere della sera, che titola a sei colonne «Erano innocenti».
In diverse città europee, comprese Londra e Parigi, si svolgono imponenti manifestazioni popolari, contro gli Usa. Infatti, nel 1927 scoppia in Europa un fortissimo sentimento antiamericano, che sarà eguagliato negli anni Settanta con la protesta contro la guerra in Vietnam.
I corpi dei due anarchici sono cremati e le urne con loro ceneri sono portate in Italia da Luigina Vanzetti, una delle sorelle di Bartolomeo, e sono tumulate nei cimiteri dei luoghi di nascita, che in seguito dedicano una strada ai loro concittadini.
Nel 1928 una bomba, di probabile matrice anarchica, devasta la casa del giudice Thayer, che però è assente. Rimangono ferite la moglie ed una domestica.
Sacco e Vanzetti nella cultura popolare
La drammatica vicenda di Sacco e Vanzetti ha ispirato molti artisti, soprattutto drammaturghi e cantanti.
Nel 1928 esce il romanzo in due volumi di Upton Siclair Boston; il 24 ottobre 1928 a Broadway è rappresentato il dramma Gods of lightning (Dei della folgore) scritto da Maxwell Anderson e Harold Hickerson; nel 1929, a Berlino, è rappresentato il testo teatrale di Erich Muhsan Ragion di stato: una testimonanza per Sacco e Vanzetti. Nel 1958, per iniziativa di Vincenzina Vanzetti, altra sorella di Bart, è costituito a Villafalletto il Comitato per la riabilitazione di Sacco e Vanzetti, in collegamento con l’analogo Comitato costituito negli Usa, che sensibilizza molti intellettuali ed artisti.
Negli anni seguenti sono pubblicate numerose altre opere ed alcuni documentari. Ricordiamo lo sceneggiato Sacco e Vanzetti, curato dal regista Giacomo Colli, prodotto dalla Rai nel 1964 e trasmesso solo nel 1977, nel timore di turbare i rapporti con gli Usa.
Nel 1971 esce il film Sacco e Vanzetti, del regista Giuliano Montaldo.
Sempre nel 1971 esce la canzone Here’s to You, scritta dalla cantante statunitense Joan Baez, con la musica di Ennio Morricone, che ha uno strepitoso successo internazionale. Il titolo della canzone è italianizzato in La ballata di Sacco e Vanzetti. Nel 1972 è curata una versione italiana, intitolata Ho visto un film, con il testo scritto da Franco Migliacci e Ruggero Michi, cantata da Gianni Morandi. In seguito è curata un’altra versione, interpretata da Francesco de Gregori e Giovanna Marini.
Il 17 febbraio 2011, durante la serata del Festival di Sanremo dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia, i cantanti Emma Marrone ed i Modà presentano la canzone con il testo in parte della versione inglese, cantata da Joan Baez, ed in parte della versione italiana, cantata da Gianni Morandi.
La riabilitazione
Solo il 23 agosto 1977, nel 50° anniversario della uccisione di Sacco e Vanzetti, il governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, li riabilita firmando un documento, che proclama il 23 agosto di ogni anno il S. & V. Memorial Day (Giorno in memoria di sacco e Vanzetti), nel quale è scritto: «Il processo e l’esecuzione di Sacco e Vanzetti devono ricordarci sempre che tutti i cittadini dovrebbero stare in guardia contro i propri pregiudizi, l’intolleranza verso le idee non ortodosse, con l’impegno di difendere sempre i diritti delle persone che consideriamo straniere per il rispetto dell’uomo e della verità».
Giorgio Giannini