Il Corano (“al Qur’an”, “la lettura “ in arabo) è il Libro sacro dell’Islam da “aslama” sicurezza e “salam” pace). Contiene l’insieme delle rivelazioni fatte da Allah al Profeta Muhammad (Maometto) il 22/12/609 d.C. a La Mecca tramite l’Angelo Jibril (Gabriele). Queste rivelazioni riguardano il contenuto del “Libro di Allah” da sempre esistito, di cui la Torah (“insegnamento”) ebraica e il Vangelo (“buona novella”) costituivano la parte iniziale che era stata trasmessa in precedenza ai popoli ebraico e cristiano.
Riporta la parola di Allah
Il Corano riporta la diretta parola di Allah, increata, da sempre esistente, portata da Maometto al popolo mediante un racconto orale. Contiene anche riferimenti ad altri testi sacri, talmudici, gnostici, profetici, e leggendari (esempio la leggenda delle entità empie Gog e Magog, poi incenerite da Dio). Consta di 114 Capitoli (“Suwar”, Sure, sequenze) divisi in 6346 “ayyat” (versetti) di cui 6234 sono numerati e 112 (“Basmale”) non lo
sono. Le Sure sono designate con un numero (da 1 a 114) e i Versetti con altri numeri che
indicano quanti sono quelli che fanno parte della relativa Sura (ad esempio S 26 : 31-45 indica la Sura 26 e i 6 versetti che la compongono). Artificiosamente il Corano venne diviso in 30 “juz” (parte) o in 60 “manzil” (casa ) a seconda delle “Madrase” (Scuole coraniche”) sunnite, sciite e khargite che lo diffusero nei primi secoli della sua esistenza. Venne codificato da Maometto in due fasi, corrispondenti ai due periodi della sua vita. La prima si riferisce al periodo da Lui vissuto alla Mecca (“periodo meccano” dal 612 al 622 d.C.) durante il quale stabilì i primi tre “Pilastri” della fede coranica ( “Shahada” , testimonianza della fede, ”Salat”, preghiera rituale e “Zakat”, elemosina ai bisognosi).
Fondamento della vita per ogni musulmano
Nel 622 d.C. Maometto fu indotto a lasciare La Mecca a causa dell’opposizione che la sua predicazione incontrava presso i nobili della popolazione. Effettuò una”Egira” (emigrazione) e si stabilì a Yathrib (Medina) proseguendovi la sua predicazione
(“periodo medinense” dal 622 d.C. al 632 d.C., data della sua morte). Quivi aggiunse altri due “Pilastri” ai principi della fede coranica ( “Sawa”, digiuno nel mese di Ramadan, nono dell’anno, e “Hajj” pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita). Da allora i cinque “Pilastri” costituiscono il fondamento della vita per ogni musulmano e l’anno 622 d.C. è stato adottato dai musulmani come iniziale per il loro calendario lunare. Alla morte del Profeta parti del Corano vennero scritte in arabo dai suoi seguaci su fogli di papiro, rami di palma, pelli di animali, pietre piatte e scapole di cammelli. Nel 650 d.C. il Califfo Uthman stabilì la prima versione unificata del Corano, riunendo ,confrontando, accettando o escludendo le parti di questi scritti iniziali e quelle dei suoi racconti orali. Da allora il Corano non ha più subito alcuna variazione.
La copia più antica si trova a Birmingham
La più antica copia del Corano giunta in nostro possesso è quella che venne manoscritta probabilmente tra il 560 d.C . e il 645 d.C. e che si trova oggi nella Cadbury Research Library di Birmingham nel Regno Unito. La più antica copia a stampa (1538) è nella Chiesa di San Francesco della Vigna nel Sestiere Castello di Venezia. La prima edizione libraria italiana fu eseguita nel 1547 a Venezia da Andrea Arrivabene. Per quanto riguarda le sue traduzioni, una delle più precise è quella eseguita nel 2002 dagli studiosi islamisti della Bodleian Library dell’Università di Oxford sul manoscritto di Birmingham. La “Muslim World League” della Mecca ha approvato e definito come la migliore quella eseguita nel 1994 dall’italiano Hamza Roberto Piccardo. In merito al suo contenuto, anch’esso può essere suddiviso in due momenti in funzione del periodo in cui venne composto dal Profeta. Il primo si riferisce al suo “periodo meccano” e contiene una serie di brevi disposizioni di ordine prevalentemente morale e religioso. Queste riguardano l’obbligo della osservanza del monoteismo, del mantenimento della fede nella provvidenza divina, del riconoscimento dell’immortalità individuale con un premio finale (Paradiso) per i fedeli credenti e una punizione (Inferno) per i miscredenti, i corrotti, gli avidi e i ricchi avari. Il secondo (“periodo medinense”) contiene principi più pratici e riguarda istruzioni sulla vita comunitaria dei fedeli, come le nozze, la poligamia, il divorzio, la morte, la conduzione degli affari commerciali ,il comportamento delle donne (velo), i rapporti con gli infedeli, oltreche sugli obblighi canonici (cinque “Pilastri”).
Un codice basato sul numero 19
Lo studio del Corano è assai interessante in quanto comprende anche singolari motivi cabalistici. Ad esempio il suo Codice – che è la struttura matematica del testo – è basato sul numero 19 (corrispondente a quello degli Angeli custodi dell’Inferno S 74:30) che è il denominatore comune di tutte le Sure. In quest’ottica si può osservare che il numero complessivo dei Versetti del Corano è 6346 cioè 19 x 334. O che il primo Versetto della prima Sura (“al Fatiha” l’”Aprente”, quella che apre la lettura di ogni Sura) “Bismi Allahi Ar Rahmani Ar Rahimi” (In nome di Allah il Compassionevole, il Misericordioso) è formato da 19 lettere arabe. O che il suo primo termine “Bismi” è presente nel Corano 19 volte; il secondo “Allahi” 2698 volte (19 x 142) ; il terzo “Ar Rahmani” 57 volte (19 x 3) e il quarto “Ar Rahimi” 114 volte (19 x 6). Alcuni dei Precetti esposti nel Corano assumono grande importanza nel contesto dei rapporti del vivere comunitario musulmano a fronte di quelli occidentali.
Qualche esempio cabalistico
Per quanto concerne il ruolo delle donne nella famiglia, esse sono del tutto subordinate agli uomini ( S 4:34) ;possono essere ripudiate dai mariti ma non possono ripudiarli ( S 2 : 229) ; possono essere da loro picchiate e punite (S 4 : 34); devono portare il velo fuori delle mura domestiche ( S 24: 31 e 60) ; devono accettare che il marito possa avere altre 3 mogli (S 4 : 3) e quante concubine voglia ( S 4: 3 e 24) ; sono condannate a morte mediante lapidazione se scoperte in adulterio ( S 24:2). In merito alla difesa dell’Islam, il fedele deve offrirsi completamente per il suo trionfo ( S 2 :191 e 193 ; S 5 : 33 e S 9 :36 ); deve donare parte delle sue ricchezze alla causa ( S 39 :49 , S 47 : 35) ; deve combattere ovunque gli infedeli ( S 47 : 35) e cacciarli dai territori musulmani che hanno occupato (S 2 : 191) ricorrendo anche ad atti terroristici ( S : 73 e 123 ; S 26 : 130 ; S 48 :29) . Nei confronti degli Ebrei e dei Cristiani deve invocare da Allah la loro distruzione (S 9:30) a meno che essi non manifestino alcuna ostilità verso l’Islam ( S 9 :29 concessione loro fatta in quanto anch’essi facenti parte del “Libro di Allah”). Verso gli infedeli deve praticare il massimo disprezzo in quanto empi ( S 9 : 28 e 125), nemici manifesti dell’Islam (S 4 : 101), portatori di scandali e corruzione ( S 61 :7 ), maledetti da Allah ( S 9 :30 e 68) , odiosi e malvagi ( S 3 : 118). In merito ai rapporti interpersonali è legittimata la vendetta (occhio per occhio , S 2 : 178) e sono previsti il taglio della mano per i ladri (S 5: 38) e la somministrazione di frustate per i mentitori ( S 7 :3) . E’ vietata l’amicizia con gli infedeli (S 3 :28 e 118) e anche con gli ebrei e i cristiani ( S 5 :51 e 57) ed è proibita ogni discussione o dubbio sul Corano ( S 6 : 114 e 121 ).
Incompatibilità religiose, culturali e sociali fra il mondo musulmano e quello occidentale
Questi precetti sono solo alcuni esempi delle incompatibilità religiose, culturali e sociali fra il mondo musulmano e quello occidentale. Sono sempre stati – sia pur marginalmente e forsanche inconsciamente – uno degli ostacoli tuttora presenti al raggiungimento di quello stato di reciproca tolleranza e rispetto , indispensabile alla loro stabilizzazione politica.
Gustavo Ottolenghi