In un nostro recente colloquio abbiamo discusso dell’importanza della decisione della Germania di istituire a Berlino il “Memoriale delle vittime della Shoah”. Una decisione che trae spunto da quanto aveva a suo tempo riferito L’Incontro del gennaio 2008. Il primo numero del gennaio 2013, un articolo dedicato al “Giorno della memoria”, richiama nel titolo il fatto che “scomparsi gli ultimi, rari superstiti, la memoria dei lager resta nei monumenti”. Si passa da un ricordo delle atrocità, basato su testimonianze di deportati ancora viventi, ad un ricordo basato su libri, documentari, film e monumenti. Ce ne vuole parlare?

Nell’articolo citato L’Incontro riconosceva proprio questo fatto e cioè che “stanno scomparendo, per legge di Natura, gli ultimi, rari superstiti dei campi di concentramento nazisti. La memoria delle loro tragiche esperienze rimane nei libri che hanno scritto e nei documenti (fotografie, disegni, partiture musicali, appunti, ecc.) che hanno lasciato ai Musei. Per ricordare alle nuove generazioni l’orrore del genocidio compiuto dal popolo tedesco su ebrei, zingari, omosessuali, oppositori politici e religiosi nei numerosi campi di concentramento sono stati eretti solenni monumenti.

Ma non soltanto in Germania e in Polonia esistono i monumenti a testimonianza e onore delle vittime e a condanna della barbarie nazifascista. Anche in Francia, Belgio, Olanda, Cecoslovacchia, Italia, Jugoslavia, Romania, Grecia, paesi da cui le vittime vennero deportate senza ritorno, sorgono monumenti significativi. L’articolo proseguiva in questi termini. “Per motivi di spazio è impossibile riprodurre l’immagine dei principali monumenti eretti nell’Europa occupata dalla Wehrmacht e dalle SS, con la complicità dei collaborazionisti locali, che li aiutarono a catturare, depredare e consegnare le vittime ai carnefici tedeschi. Pertanto ci limitiamo a presentare soltanto l’immagine, riprodotta su francobolli della Repubblica Democratica Tedesca, dei monumenti esistenti dentro o presso i campi di deportazione, oltre a uno della Polonia e uno della Francia”.

Le stesse strutture dei campi, le baracche ed i binari che vi giungevano, costituiscono “memoria storica” dei deportati. Ed è opera meritoria quella di mantenerli in vita e di condurre i giovani a visitarli. In proposito da anni è stato organizzato da un gruppo di associazioni il “Treno della memoria” che ogni anno porta i giovani delle scuole superiori a visitare i “lager”. Ce ne vuole parlare?

Il “Treno della memoria” è un progetto educativo che dal 2004 ad oggi ha condotto migliaia di giovani a visitare, insieme agli ultimi deportati ancora viventi, il campo di concentramento di Auschwitz – Birkenau. Proprio in considerazione del fatto che gli ultimi deportati ci stanno ormai lasciando, è importante che venga difesa e diffusa la memoria di ciò che avvenne in quei luoghi. Di ciò che l’uomo è stato capace di fare all’uomo, in modo da non dimenticare, perché ciò che è accaduto, come disse Primo Levi, “può accadere di nuovo”.

Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo; fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani, né mai

Primo Levi

(testo scritto nel 1978 e inciso sul Memorial del block italiano di Auschwitz)

Alessandro Re

 

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