Siamo in Sicilia a fine 800
E parliamo dei fasci dei lavoratori, che giunsero ad avere 300mila aderenti, dando vita forse al “più grande movimento popolare del XIX secolo in Europa dopo la Comune”.
I fasci siciliani, detti anche fasci siciliani dei lavoratori, furono infatti un movimento di massa di ispirazione libertaria, democratica e socialista, diffuso fra il proletariato urbano, i braccianti agricoli, i minatori e gli operai.
Fu disperso solo dopo un duro intervento militare durante il governo Crispi, avallato dal re Umberto I.
Tra socialismo e “millennarismo”
Di questo tratta “Il meglio tempo. 1893, la rivolta dei Fasci nella Sicilia interna” (Infinito Edizioni ) dello scrittore e storico Enzo Barnabà, che si prefigge di dar loro la parola indagando sulla cultura popolare. Se il motore della grande mobilitazione isolana di fine Ottocento fu il socialismo, il carburante – sostiene l’autore – fu il millennarismo.
Tratto dalla composizione di un “poeta-contadino” dell’epoca
Da qui, il titolo del volume, tratto dalla composizione di un “poeta-contadino” dell’epoca. E’ finalmente arrivato il momento di aspirare al “meglio tempo” in cui non ci saranno più né ingiustizia nè fame. Interessante, l’avere privilegiato il ricorso alla “microstoria”, analizzando un campione limitato, e quindi di più facile verifica dei fenomeni economici, sociali e politici, con l’obiettivo di fornire un punto di riferimento concreto che permetta sintesi generali storiograficamente valide.
Analisi puntuale su la “mala signoria” che divise in due l’Italia
L’indagine fondata sulle comunità comunali permette anche ovviamente di analizzare la “questione municipale” che fu al cuore di quella “mala signoria”, (denunciata da Napoleone Colajanni, che diede esca alla rivolta.)
Si tratta di un’opera che permette di capire con chiarezza perchè – con la bocciatura del programma dei Fasci da parte delle classi dominanti e il ritorno, nelle campagne e nelle zolfare, ai meccanismi feudali preesistenti – la forbice tra le due Italie si sia ulteriormente allargata.
Una repressione violenta
La repressione, com’è noto, fu estremamente violenta: più di cento popolani trucidati e centinaia di secoli di prigione inferti dei Tribunali militari. I responsabili, sostiene Barnabà, vanno cercati a Roma, ma sarebbe fuorviante non considerare il ruolo centrale svolto dai siciliani che vollero soffocare il socialismo nella culla, primi fra tutti Crispi e Rudinì, due tra i più influenti uomini politici dell’epoca.
Tra le pagine del libro, si trova una chicca
Lo scrittore Francesco Lanza (di Valguarnera, lo stesso comune dell’Ennese dell’autore del libro) quando era molto giovane si innamorò di una misteriosa ragazza che si chiamava Jole. Scopriamo che la ragazza era figlia del capitano di fanteria Giuseppe Boscarini, che fondò la sezione del partito di Crispi del paese. Il militare purtroppo interpretava con violenza la società patriarcale del tempo: impediva alla moglie Nerina D’Amico di uscire di casa e non lesinava le percosse.
Eraldo Mussa