Le società occidentali contemporanee sono organizzate, sul piano istituzionale, in Stati di diritto, in cui la rule of law è certamente centrale nella definizione dei limiti del potere e dei rapporti tra poteri.

Il peso della relazione tra gli Stati negli ordinamenti giuridici

Quando si riflette sui temi della estradizione, tuttavia, occorre con realismo prendere atto che a rilevare sembra essere un diverso ambito di regole, quello delle relazioni tra gli Stati. E ciò è ancor più vero quando i casi giudiziari assumono caratteristiche peculiari derivanti dalla connessione con la sfera politica. La mancata estradizione dei terroristi italiani riparati in Francia ormai da decenni non fa eccezione.

Un ordinamento giuridico, nel caso di specie quello italiano, può compiere scelte di vario tipo rispetto alla punibilità di soggetti che hanno compiuto fatti gravissimi nel passato, in ragione dell’adesione a un progetto terrorista allora esistente. Quindi con un movente strettamente legato al tempo circoscritto e distante in cui gli atti furono compiuti.

La decisione italiana è chiara: sottoporre alla pena i terroristi

È, infatti, questione giuridica rilevante quella in ordine alla opinabilità di sottoporre alla pena, a distanza di moltissimi anni dai fatti di reato, soggetti che si trovano in una condizione del tutto differente da quella che li ha determinati a compiere al tempo gli atti delittuosi. Ed è una scelta in cui un ordinamento decide nella tensione tra valutazioni di politica criminale e la necessità di non negare giustizia alle vittime dei reati. In ogni caso, l’Italia ha fatto una scelta precisa e ha deciso di sottoporre alla pena quelle persone.

Il rifiuto francese di consegnare le persone arrestate reitera, a circa quarant’anni dalle sue prime affermazioni, la dottrina Mitterand. Dottrina fondata su un evidente pregiudizio di inferiorità del sistema giudiziario italiano, seppure Italia e Francia fossero Paesi amici e alleati, che condividevano già allora i valori comuni, sul piano dei diritti e delle libertà, definiti in seno al Consiglio di Europa. Nel frattempo il processo di integrazione comunitario è proseguito. Francia e Italia oggi condividono il medesimo sistema avanzato di assistenza giudiziaria, elaborato all’interno dell’Unione europea.

Francia e Italia condividono il medesimo sistema di assistenza giudiziaria

La scelta della magistratura francese si risolve, quindi, in un’espressione della ragione di quello Stato, nella definizione del proprio spazio interno – sul piano della propaganda, il vecchio adagio della terra d’asilo – a dispetto delle relazioni con un vicino amico. Questo in una fase politica in cui i rapporti tra i capi di Stato e di governo dei due Paesi sono eccellenti e ancora più rafforzati dalle conseguenze economiche e sociali della pandemia prima e poi dell’invasione russa dell’Ucraina. La scelta francese è, quindi, espressione della prevalenza, ancora oggi, dello Stato nazione e della preminenza delle sue logiche e ragioni.

Nel caso Assange ha prevalso la politica

Quanto alla decisione dell’Alta Corte su Julian Assange, le considerazioni da svolgere riguardano, ancora una volta, aspetti eminentemente politici. Dopo la scelta della Brexit, il governo conservatore di Boris Johnson ha guardato al rapporto atlantico con ancora maggiore attenzione, se possibile, di quella che ha informato la special relationship dalla fine dell’impero britannico in poi. Il Regno Unito è il primo alleato degli Stati Uniti. E intende continuare a esserlo ritenendo che un’attività di divulgazione di segreti militari statunitensi debba essere perseguita. Ecco, quindi, che viene superata ogni considerazione ulteriore, dalla nazionalità di Assange – non statunitense, quindi non vincolato all’osservanza di regole relative al tradimento – alla peculiarità del giornalismo investigativo.

Le due decisioni, insomma, segnano il tempo corrente, in cui si assiste a un ritorno alla innata pulsione individualista degli Stati nazione. Quanto al caso francese, peraltro, è una vicenda istruttiva sulle reali ragioni del discorso macroniano sull’Europa. Un Continente visto come un’utile sfera di proiezione della Francia, secondo la visione tradizionale del gaullismo, che, a seconda delle contingenze, può bloccare i processi di integrazione o accelerarli, sempre in un’ottica, però, intergovernativa e non comunitaria.

Le ragioni di Stato contro le regole dello Stato di diritto?

In entrambi i casi, in definitiva, occorre prendere atto con realismo che non sono tanto le regole dello Stato di diritto, bensì quelle della ragion di Stato a consentire una corretta analisi di quanto accaduto e a lasciarci intravvedere le vere motivazioni delle decisioni, con buona pace delle petizioni di principio. Si è detto con realismo, si aggiunga: senza cinismo. È, infatti, un’analisi che non reca con sé alcun compiacimento. Al contrario, vuole denunciare che corrono tempi tristi per chi invece propugna il superamento graduale degli egoismi nazionali e degli istinti imperiali, per un mondo nuovo e informato a valori di pace e cooperazione.

Ottanta anni di sicurezza e prosperità che vanno difesi

In questi decenni, il pensiero federalista del manifesto di Ventotene ha dimostrato, nella costruzione europea, di non essere un’utopia, bensì un programma politico concreto, seppure mediato e attenuato nelle forme e nei limiti a cui lo ha obbligato la realtà istituzionale originale in cui si è espresso a livello europeo, in una istituzione in parte comunitaria, ma con i limiti del livello intergovernativo. L’obiettivo raggiunto, seppure a oggi unicamente in seno al nostro Continente, non è di poco conto. Ottant’anni di sicurezza e prosperità, un tempo di pace mai conosciuto prima dall’Europa. Si ha la sensazione, a seguire il dibattito pubblico, che sempre più spesso si ritenga che tale risultato sia frutto non di una scelta politica determinata, e ispirata da quel preciso antecedente ideale, bensì di un percorso autodeterminatosi, come generato dal destino ineluttabile della storia.

Non è così. È stato reso possibile dall’affermazione di una precisa visione, da un progetto politico con caratteristiche peculiari, attraverso tensioni, lotte, mediazioni, come sempre accade nelle vicende degli esseri umani. Occorre tenerlo a mente.

Nicolò Ferraris

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