“Descrivere il potere dei Casaleggio – scrivono gli autori già nella introduzione del libro – è come comporre un puzzle. Ci sono migliaia di pezzettini: associazioni aperte e chiuse, avvocati, notai, relazioni, contatti, incontri, cene, convegni, partiti politici, aziende pubbliche e private”. Il Movimento 5 stelle, in questo contesto, rappresenterebbe un asset dell’azienda, il ramo politico, tant’è che di questo la Casaleggio Associati decide tutto, “dalla certificazione delle liste alla stesura degli statuti, alle lettere di espulsione degli attivisti”.
Non è poi un caso che i parlamentari dei 5s versino 300 euro al mese del loro stipendio, ufficialmente quale contributo per la gestione delle piattaforme tecnologiche, come “Rousseau”, e altri servizi. Un contributo nei cui confronti gli autori del libro sollevano il dubbio che si tratti di versamenti obbligati, seppur gabbati come donazioni al fine di eludere il fisco, insinuazione, va detto, che la Casaleggio Associati ha smentito, giudicando questi pagamenti quali contribuzioni per “piattaforme tecnologiche per l’attività dei gruppi e dei parlamentari e per scudo della rete” e pertanto non soggette a certificazione ai sensi del Dm 27/10/2015”. Ma si nota però, anche, che il destino dei candidati all’interno dei 5s è molto legato al pagamento della quota o meno.
La ciliegina sulla torta poi l’abbiamo quando scrivono che il capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, vicepremier dell’attuale governo, ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, si comporta come se di Casaleggio “fosse il suo procuratore personale”. Da qui il senso anche di certi collegamenti internazionali, il cui fine è quello di procurare affari alla Casaleggio Associati, che già nel passato – vivo Gianroberto, più visionario che businessman – aveva dato profitto alla sua società, della quale allora Beppe Grillo, scrivono, rappresentava un asset dell’Associazione, alleandosi con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro da cui riceve “tra il 2005 e il 2010 non meno di 1.800.000 euro”, con il Gruppo Gems, che poi si sarebbe svincolato dal rapporto lasciando la Casaleggio associati “senza il flusso di denaro che l’aveva foraggiata negli ultimi anni”. Anche Di Pietro, pressato dal suo Partito se ne sarebbe andato. Ciò nonostante dal 2006 al 2016 diverse aziende hanno commissionato consulenze o sponsorizzato una ricerca della Casaleggio Associati, e questo ha contribuito a finanziare di fatto il Movimento che, non a caso, ha preso sempre più piede nel Paese. Oltre all’Italia dei Valori e il Gruppo GeMS, Banca Intesa, Moleskine, Expedia, AB Medica, Tecla.it, Boraso, Loviit, OnShop, InPost, HiPay, IrenDevice, MDirector, AccEngage, MyLittleJob, AdAbrà.
Ora, con i 5s al governo il salto internazionale, con un’attenzione particolare alla Russia e alla Cina (la cosiddetta nuova “via della seta”). Scrivono gli autori che i due Paesi sono privilegiati in quanto si tratta di “mercati e tecnologie che non subiscono le criticità del consenso democratico, faticoso e legato al rispetto delle leggi”.
Un esempio di come dalle parti dei 5s è intesa la democrazia e che, d’altra parte, abbiamo visto funzionare all’interno del Movimento stesso. “Sono Stati che conducono guerre commerciali, nei quali la concentrazione di multinazionali è altissima a fronte di una stratificazione sociale rigidissima che non contempla la libera espressione, politica ed economica, se non governata dall’alto”.
Vale però anche la pena di riprodurre mezza pagina che sottolinea come funziona il rapporto tra la Casaleggio, i Cinque Stelle nella veste del suo vicepremier e pluriministro, e più in generale i suoi rappresentanti in parlamento, che Nicola Biondo e Marco Canestrari definiscono “avatar” della Casaleggio Associati.
“I contatti dei suoi avatar in Parlamento diventano i suoi contatti, sono i suoi procuratori d’affari e relazioni. Quando un diplomatico, una multinazionale, un leader politico straniero stringono la mano di Luigi Di Maio, quando stipulano un accordo commerciale con uno dei ministri del MoVimento è come se la stringessero a Davide, all’imprenditore Casaleggio. Che a sua volta, come capita sempre più spesso, dà la linea commerciale al suo asset politico, indica le aree dove operare (nuove tecnologie, intelligenza artificiale, telecomunicazioni, ecc.), pubblicizza ai possibili investitori la sua capacità di fare lobbying. Un meccanismo nel quale è lui il gestore del ponte dove è obbligatorio passare”.
In tutto questo c’è un Paese che ha dato a questa gente il mandato di risolvere gli annosi problemi che lo affliggono, ma il vizio antico di farsi gli affari propri prevale sempre su tutto e nel silenzio più assordante. Salvo poi accorgersene tutto in una volta e rivoltarsi affidando, con il solito fanatismo, a nuovi presunti giustizieri il nostro futuro, che verrà poi puntualmente smentito nei fatti.
“Il sistema Casaleggio” di Nicola Biondo e Marco Canestrari intanto ci mette in guardia. Già il sottotitolo del libro dà idea da che cosa, e cioè “Partito, soldi, relazioni: ecco il piano per manomettere la democrazia.”
Il libro costa solo euro 12,90 e vale la pena di comprarlo e di leggerlo.
Come si dice? Uomini avvisati, mezzi salvati. Forse siamo ancora in tempo. Forse.
Diego Zandel
Nicola Biondo, Marco Canestrari, Il sistema Casaleggio, Ponte alle Grazie, pag. 171, €. 12,90