Magicamente la splendida intervista di Alessandro Cappai a Remo RostagnoAttraversare il Teatro con il Corpo” pubblicata su L’Incontro il 7 gennaio si è intrecciata con la mia lettura de “La nave dei folli – Vita e canti di Ivan Della Mea” scritto da Alessio Lega di cui ho accennato in un mio precedente contributo “Della Mea, chi?”.
Infatti nell’entusiasmante, avvincente e interessantissimo racconto di Rostagno spunta il nome di Sergio Liberovici: rimango rapito dall’idea dell’orchestra che suona con legnetti un testo di Brecht ridotto da Rostagno.
“Ci siamo!”, mi dico. La faccio breve.
Dalla Torino dei racconti di Rostagno arriviamo a Milano, riavvolgiamo il nastro del tempo: boom economico.
Due “personaggioni” come Gianni Bosio e Roberto Leydi, che intrattengono stretti contatti con Elio Vittorini, si incontrano condividendo un “tormentone”.
Scrive Alessio Lega: “Man mano che prima la radio e poi soprattutto la televisione si diffondono, i vecchi canti cadono dalla memoria, entrano nell’oblio (…) Le musiche si suddividono per età, per generazioni: i padri non ascoltano quello che piace ai figli, i fratelli maggiori non amano quello che amano i minori, è un’esigenza naturale di distinzione sostenuta dal mercato per diversificare la clientela. A chi vuoi dunque che freghi ancora delle canzoni che cantavano i trisavoli?”.
La missione era “impedire che l’unica testimonianza di generazioni che avevano perduto la loro individualità nel fluire dei tempi cadesse via dalla Storia”.
Torniamo ora a Torino: Roberto Leydi incrocia l’esperienza del “Cantacronache”: come dice il nome stesso, l’obiettivo è agganciare la realtà quotidiana con occhio critico e metterla in musica.
Si tratta di un gruppo di intellettuali e musicisti animato – rieccolo! – da Sergio Liberovici, Michele Straniero e Fausto Amodei (autore, tra l’altro, proprio in quegli anni dell’indimenticabile “Per i morti di Reggio Emilia”) con – come dire – l’ “appoggio esterno” di Italo Calvino.
Mi piace ricordare che Italo Calvino proprio in quel contesto scrisse la straordinaria “Oltre il ponte”, poi musicata da Liberovici. Al momento dell’incontro “tra Milano e Torino” Cantacronache è in piena crisi, mentre l’esperienza milanese sta partendo con grande energia: le due strade diventano una strada, anzi, una piazza e nasce il “Nuovo Canzoniere Italiano”.
Aderiranno, tra gli altri, anche Ivan Della Mea, Giovanna Marini e all’esperienza parteciperanno anche due importanti autori veneti: Gualtiero Bertelli (ricordate “Nina ti te ricordi?”) e Alberto D’Amico, autore di quell’autentico capolavoro che è “Cavarte dal fredo”.
In un secondo momento ne farà parte anche Paolo Pietrangeli (l’autore di “Contessa”, la canzone dei cortei del ’68).
Un aneddoto per riassumere il clima del momento: al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1964 il Nuovo Canzoniere Italiano con la voce di Michele Straniero esegue una ripescata canzone pacifista sgorgata da un anonimo autore durante la Grande Guerra: “Gorizia Tu sei maledetta”.
In sala, tra il pubblico, ci sono ufficiali dell’esercito che interrompono lo spettacolo, accade un parapiglia, carabinieri, denunce, eccetera, per vilipendio alle Forze Armate.
L’impresa del “Nuovo Canzoniere Italiano” apre la via al modo di intendere la canzone come custodia e testimonianza della tradizione popolare di lotta del passato, intervento politico nel presente e come strumento di cultura (anche intergenerazionale).
Cultura, per dirla con Gramsci, intesa come “presa di possesso della propria personalità (…) conquista di una coscienza superiore per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri”.
In sostanza, il Nuovo Canzoniere Italiano traccia i contorni della “Canzone d’Impegno”.
Negli stessi anni, in quello stesso pugno di anni, un giovanotto dal cognome germanofono, nato su nel Minnesota (lo Stato dell’Unione con meno popolazione di origine anglosassone) fa esattamente la stessa cosa: ripesca canzoni popolari, legge i giornali e scrive canzoni di riflessione sulla cronaca del giorno come “The landsome death of Hettie Carroll” e “Who killed Davey Moore?”.
Il motivo di quest’ultima canzone verrà utilizzato pochi anni dopo, nel 1970, da Dario Fo e Paolo Ciarchi (storica “spalla” di Ivan Della Mea) per “Chi ha ucciso Saltarelli?”, dedicata allo studente Saverio Saltarelli ucciso davanti all’Università Statale in scontri con la Polizia nel primo anniversario della strage di Piazza Fontana.
Quel giovanotto era Robert Zimmermann: Bob Dylan.

Claudio Zucchellini

Claudio Zucchellini

Avvocato, Consigliere della Camera Civile di Monza, attivo in iniziative formative per Avvocati, Università, Scuole e Società Civile.

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