La radio è accesa, guido ascoltando il notiziario. Si stanno concludendo i lavori della COP27, migliaia di delegati di governi, istituzioni e Organizzazioni non governative, scienziati e giornalisti, riuniti a Sharm el- Sheikh. Alla “conference of parties” si parla come sempre di cambiamenti climatici alla ricerca di soluzioni comuni. Tanti “blablabla” come è solita definirli Greta Thumberg o decisioni utili? Non mi addentro, parola agli esperti, mi auguro fatti concreti.
Arrivato a Pont Canavese, lascio a sinistra la valle dell’Orco e continuo per quella del Soana. Dopo alcuni chilometri imbocco la piccola valle di Forzo e parcheggio l’auto su in alto, alla frazione Molino. Sono sul lato piemontese del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Zaino in spalla inizio a salire lungo il sentiero 608 in compagnia di un amico, canavesano per parte di madre. Pochi raggi di sole accarezzano la schiena, camminiamo tra muretti di pietra, prati ancora verdi e larici dorati. Vogliamo osservare più da vicino il Monveso di Forzo (la punta sulla destra nell’immagine), elegante piramide di roccia a cavallo tra la valle Soana e la valle di Cogne, 3322 metri di altezza. Perché questa curiosità per una punta sicuramente sconosciuta ai più? La risposta è nel progetto nato da un’idea di Toni Farina e Antonio Mingozzi, consigliere del Parco Nazionale del Gran Paradiso il primo, ex direttore del Parco e docente universitario il secondo.
Sostenibilità realistica solo ponendo limiti allo sfruttamento
“Solo un ribaltamento di valori può farci sperare in un futuro possibile. La SOSTENIBILITÀ è realistica solo ponendo un LIMITE allo sfruttamento delle risorse” affermano in premessa i promotori. E sensibilizzare sulla necessità del limite è proprio il loro obiettivo. Un’iniziativa sicuramente originale: propone l’istituzione di una Montagna Sacra per onorare i 100 anni del Parco Nazionale del Gran Paradiso (1922-2022). Un’idea che se accolta sarebbe la prima in Europa. Un piccolo proposito rispetto ai destini del mondo dibattuti alla COP27, ma un gesto fortemente simbolico che si spinge oltre la mera celebrazione di un pur importante anniversario. La raccolta delle firme partita lo scorso anno presenta un qualificato gruppo di sostenitori. Aderiscono il Club Alpino Italiano, l’Alpine Club di Londra, Hervé Barmasse, Alessandro Gogna e Manolo, Luca Mercalli, i giornalisti Paolo Rumiz e Michele Serra, Paolo Cognetti, Giuseppe Cederna e tanti altri ancora, nomi noti o semplici appassionati.
Limitare la fruizione di uno spazio naturale
Il progetto è ben spiegato dai suoi promotori. In estrema sintesi tutto ruota intorno al concetto di limite: il limite alla fruizione di un spazio naturale come simbolo del limite allo sfruttamento delle risorse naturali, scelta non più rinviabile e necessaria per uno sviluppo finalmente sostenibile. La definizione di montagna sacra va poi intesa in senso laico, pone al centro la sacralità della natura, senza i riferimenti religiosi delle tante montagne sacre sparse in giro per il mondo, penso al Monte Fuji in Giappone o all’Ararat in Turchia. “Sono operazioni che hanno tempi lunghi” mi racconta Enrico Camanni, giornalista-scrittore-alpinista, tra i promotori dell’iniziativa. Transizioni culturali che pur senza prevedere divieti “suscitano reazioni contrastanti. Ma le adesioni raccolte ci fanno ben sperare”. E chissà che il prossimo 26 novembre non possano uscire delle belle novità dall’incontro pubblico organizzato al Museo della Montagna di Torino.
Un amore a prima vista
Le giornate si sono accorciate. Dopo una facile salita fino a Boschietto e la sbinoccolata verso il Monveso spruzzato di neve, è già ora di ripartire. Non c’è anima viva, il sole danza lungo la cresta. Prima di rientrare raggiungiamo Boschettiera, frazione poco più in alto, convinti di non trovare nessuno anche lì. Qualche rumore, il profumo intenso di legno appena lavorato. Da una baita ristrutturata si affaccia un uomo, ci saluta in italiano, l’accento tradisce l’origine straniera. Ci fermiamo a chiacchierare. È belga, innamorato di questa valle ormai da 40 anni. Svalicava da Cogne come guida trekking per turisti belgi e olandesi. Poi, 15 anni fa, ha comprato la casa e ora passa qui alcuni mesi dell’anno alternando le nostre montagne alle pianure tra Gand e Bruges.
Aspettando il Sole
Ci chiede di noi, gli dico che siamo venuti a vedere più da vicino il Monveso. “La Montagna Sacra”, risponde pronto e ce la mostra, lontana, incorniciata tra due abeti. Conosce il progetto, ne apprezza il valore simbolico ma non sembra voler prendere una posizione netta, né favorevole né contrario. Intanto la temperatura scende, siamo ormai in piena ombra. Racconta che qui dal 5 dicembre al 5 gennaio il sole non compare neanche per 5 minuti. Lo lasciamo tornare al suo legno di larice e scendendo commentiamo l’incontro. Scelte simboliche, piccoli gesti. Sul sentiero della sostenibilità si cammina anche così.
Alfredo Valz Gris