Io non parlerei di deriva fascista, ma di deriva fassista, quella cominciata con Piero Fassino che sfidava Grillo: “faccia un partito, vediamo quanti voti prende!!!”.
E poi, in ordine sparso e senza pretesa di esaustività, giù nazareni, giù 80 Euro in cambio di migranti, giù misure di prevenzione strozza imprese, giù con Verdini, giù con Cantone, giù ambiguità sulle infrastrutture e sul lavoro: ex multis Tav, Tap, trivelle, Ilva, F35. Poca decisione, tanto tempo perso. A tal punto che alla fine su alcune cose ha concluso di Maio.
Poi tutti insieme appassionatamente per far crollare il referendum renziano e con lui il suo ispiratore: troppo dinamico, troppo parolaio, troppo comunicativo, troppo poco rassicurante. Anzi, spacchiamo proprio il partito, facciamo LiberE (da cosa?) e UgualE (a chi?), poi quando non c’è più Renzi vediamo.
Tanto siamo tranquilli: tanto c’è Emma che fa almeno il 7%, tanto poi troviamo la quadra col Cavaliere perché l’Europa ha deciso così, avanti con Gentiloni e la grossa coalizione. Tutti tedeschi.
Ma il mondo di fuori ribolliva. Ribolliva di periferie in fiamme, di giovani senza lavoro, di imprenditori al collasso, di classi sociali estinte da un divario inaccettabile tra super-ricchi (in Italia pochi) e poveri. E il mondo di fuori ha votato come ha votato, purtroppo. Ma possiamo biasimarlo? Possiamo denigrarlo? Pare di sì.
Primo durissimo colpo sono state le politiche del 4 marzo: PD male, Emma peggio, Forza Italia senza i numeri per sostenere una coalizione di larghissime intese; Fivestars a mille, Lega bene. Si sono guardati, si sono piaciuti.
Il loro cammino non è stato buono, per nulla: tra una quota cento e un reddito di cittadinanza economicamente devastanti, tra la Tav che non si deve fare e la flat tax che non si può fare, si è prodotto qualcosa a costo zero a volte aberrante, a volte criticabile, a volte meno.
A tutto ciò si è reagito gridando ad un fascismo che non c’è; si è reagito con vuoti e banali appelli di intellettuali (?), fascistometri, liste di proscrizione in perfetto stile Lotta Continua con nomi e cognomi; con l’esclusione di case editrici (non certo apprezzabili) dalle manifestazioni culturali. Se si pensa che si invita l’Iran alle medesime manifestazioni e se si pensa che spesso si dà diritto di parola e pubblicazione ai Brigatisti viene da indignarsi al contrario. E comunque quanta pubblicità gratuita ai peggiori avversari!!!
A parte questo, nulla, non una proposta, non uno slancio, non un riavvicinamento alla propria base.
E poi arrivano le Europee e le regionali.
Analisi: Salvini sbanca, sbanca da nord a sud, passando per Capalbio e Riace e si prende tutte le regioni del Pil. +Europa niente, non ce la fa. Il PD aumenta di poco la percentuale, ma perde qualche voto. Nigel Farage stravince con Brexit Party e l’uscita di Londra sarà più veloce. La grande coalizione tedesca perde e Macron viene sconfitto dalla Le Pen. E l’asse franco-tedesco che tiene unita l’Europa vacilla. Alla faccia di chi, i giornaloni, ha commentato: “l’Europa ha tenuto perché nel parlamento non c’è la maggioranza dei sovranisti”. Un commento da matematici, non da politici. Un rito collettivo più che un’osservazione critica.
E mentre si brandiscono croci, la reazione della sinistra riesce ad essere ancora peggiore del “dopo 4 marzo”.
Due su tutti.
Cuperlo ci spiega che in Sardegna la Lega ha fatto il 33% perché non si è fatto abbastanza per far terminare la scuola secondaria alla popolazione locale. È colto e garbato Cuperlo (lo dico senza ironia), sembra un mea culpa il suo, ma il succo è: la Lega la votano gli ignoranti. Io l’ho capita così. Lui ha smentito ed ha spiegato che intendeva dire che la Lega ha vinto in Sardegna nonostante non abbia fatto nulla per l’istruzione nell’isola. Possiamo anche crederci perché l’uomo è di valore, ma forse la comunicazione sarebbe meglio migliorarla se si fa politica e se si vuole vincere. Senza contare, che in un’Italia ancor più arretrata, la Sardegna ha dato i natali a Gramsci, Lussu, Berlinguer, Cossiga, Segni padre e figlio e tanti altri.
Che chi ha fatto battaglie per l’istruzione di massa se la prenda con i meno colti suona già molto strano.
Ma c’è chi è andato oltre.
Sentite questa: “già in passato le CLASSI SUBALTERNE si illusero di trovar tutela nella trincea della nazionalità. Non finì bene”. Firmato Gad Lerner.
No Gad, sei uno zio nobile dell’Incontro (anche se ci hai tenuto a dirci che con la nostra storia non c’entri) e ti vogliamo bene, ma dire che è colpa dei poveri no. Non te la passiamo. Proprio tu che per i poveri hai lottato (anche “continuamente”), proprio tu che ti sei sempre riconosciuto in formazioni politiche che quei poveri hanno votato. No, non ci credo.
Rispondimi su queste pagine e smentiscimi. Ne sarei contento.
Ti anticipo: mi dirai che il tuo è linguaggio da Quaderni gramsciani e chi non lo ha capito è un incolto. L’ho capito, l’ho capito. Ma il rischio dell’equivoco, dell’offesa e del suicidio politico è troppo grande perché tu non lo abbia scientificamente considerato. Il che rende ancor più gravi le tue parole. Il tuo pensiero è letto ed ascoltato ed è paradossalmente uno dei migliori spot che Salvini potesse desiderare.
In attesa di autorevole e gradito riscontro io concludo così: non esistono Ombre nere, ma solo modesti demagoghi che le sinistre ed i liberali (se ci sono) non contrastano a dovere. Esiste invece un ombretto rosso, che è colato e senza trucco si vede chi fa finta di amare il popolo, ma in realtà lo disprezza.
Si può solo migliorare. Forza e coraggio.
Fabio Ghiberti