Alcuni lettori mi chiedono come mai, in questo periodo di turbolenze internazionali così forti, forse addirittura le più inquietanti dalla fine della seconda guerra mondiale, nei miei editoriali mi occupo poco o niente di questo argomento tragico. Le risposte sono diverse, anche se intrecciate tra loro. Innanzitutto, abbiamo almeno tre firme che con competenza analizzano abitualmente in modo approfondito e originale il tema. Mi riferisco al nostro editore, Riccardo Rossotto, a Corrado Poli e a Mario Grasso, cui si aggiungono, sia pure con minore frequenza, altri collaboratori de L’Incontro.

Rispetto a loro la mia preparazione su questi argomenti è poco significativa. Fin dai miei primi editoriali ho ribadito quella che è sempre stata la mia linea editoriale: il giornale che dirigo non deve essere una specie di Facebook (o, volendo, del mitico, ma per certi versi famigerato, “Maurizio Costanzo Show”), dove tutti dissertano di tutto. Per affrontare un argomento bisogna conoscerlo a fondo, averlo studiato da tempo, possedere le competenze necessarie. Tutte doti di cui io, se si discute di politica internazionale, sono piuttosto sprovvisto.

Non sono per esempio in grado di sostenere né che l’attacco di Putin all’Ucraina sia frutto del mai sopito imperialismo russo, erede di quello prima zarista e poi sovietico. Né, al contrario, che Mosca abbia reagito per difendere le popolazioni russofone del Donbass e dintorni e per rompere il progressivo accerchiamento della NATO che, sino alla caduta del Muro di Berlino si fermava più o meno al fiume Elba, mentre ora arriva ai confini della Federazione Russa. Non disponendo delle necessarie competenze, le mie parole sarebbero chiacchiere da bar.

O, peggio ancora, sarebbero dettate dall’ideologia. Il che è quello che mi sono sempre proposto di evitare. C’è poi un’altra ragione: è comprensibile che L’Incontro non possa esimersi dal commentare fatti di attualità così importanti. Ma non può essere questo l’unico tema del giornale. I miei editoriali, in un certo senso, tendono a equilibrare il posizionamento della testata, ponendo, ad esempio, l’accento su aspetti sociologici legati ai diritti o su come la tecnologia potrebbe modificare le regole che ci governano.

Milo Goj

Milo Goj

Milo Goj, attuale direttore responsabile de L’Incontro, ha diretto nella sua carriera altri giornali prestigiosi, come Espansione, Harvard Business Review (versione italiana), Sport Economy, Il Valore,...

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