L’amico dell’Incontro Pietro Paganini affronta sul suo Blog PNR (Paganini Non Ripete) un tema di grande e spinosa attualità: la liberalizzazione dei brevetti per i vaccini in modo tale da accelerare l’organizzazione di nuovi e diversi centri di produzione di quelle dosi essenziali per immunizzare il pianeta nel più breve tempo possibile.
Paganini si schiera, con una articolata motivazione da vecchio e autentico liberale, contro qualsiasi intervento normativo mirato a svuotare le privative dei Big Pharma.
Hanno investito milioni di euro e non possono essere espropriate nel rispetto dei loro legittimi diritti giuridici di esclusiva, creando tra l’altro un pericolosissimo precedente che potrebbe contaminare negativamente l’implementazione della ricerca in questa fondamentale area della sanità.
Abbiamo deciso di pubblicare il contributo di Paganini per fornire ai nostri lettori materiali utili al confronto e ai ragionamenti .
Nello stesso tempo confessiamo, pur da liberali “della prima ora”, i nostri dubbi e dilemmi su questo tema.
Tutto giusto e rispettabile quanto sostenuto da Paganini ma le condotte adottate dalle Big Pharma hanno scatenato reazioni, a nostro avviso, non così contestabili.
Chi specula sulle pandemie deve essere fermato senza “se e senza ma”.
Soprattutto quando la velocità di immissione sul mercato dei vaccini è la chiave di successo per salvare gli abitanti del pianeta e permettergli di sopravvivere e rinascere dopo questa tragedia.
Recenti episodi hanno lasciato parecchi dubbi in materia per non dire certezze sul approccio cinico e speculativo delle Big Pharma.
Forse la soluzione più equa, in un difficile e scivoloso argomento in cui il bilanciamento dei diritti in gioco è molto complesso e sottile, sarebbe quella di imporre dei prezzi “politici” alla vendita dei vaccini garantendo un ricavo all’inventore- produttore ma non l’impunita’ a speculare sulla pandemia.
Apriamo un dibattito che tocca aspetti fondamentali della coesione pacifica degli essere umani sulla Terra e sui tempi della ripresa di una “nuova” normalità post COVID.
Buona lettura e buone riflessioni.
Riccardo Rossotto
Sospendere i brevetti sui vaccini può aiutare a velocizzare produzione e somministrazione? Secondo te? Provo a dare una risposta nel Paganini non Ripete 213.
Qui puoi rileggere la e-zine con il grafico della settimana e le ultime notizie >>>
DATA FOR THOUGHTSIL PRIMATO – Paesi che dominano la produzione di vaccini (Airfinity 3/2021) >>>
LA PROPRIETÀ – COSA SUCCEDE? Per velocizzare la vaccinazione e uscire dalla Pandemia circola l’idea di sospendere i diritti di proprietà intellettuale (i brevetti) sui vaccini per consentirne la produzione a più aziende.
Lo scorso Dicembre il Parlamento italiano chiese al Governo dell’epoca di sostenere la proposta di sospensione globale dei diritti di proprietà intellettuale COVID presso l’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO). Francia e Germania sembrano condividerne l’idea.
PERCHÈ È IMPORTANTE? Con la sospensione della proprietà intellettuale viene a mancare lo stimolo che alimenta la propensione umana alla creatività, agli investimenti e all’innovazione.
SOLITA IDEOLOGIA La proposta è emotivamente allettante (perché facile) ma è sbagliata. Segue l’approccio ideologico, per cui i detentori dei brevetti, le case farmaceutiche in questo caso, speculano sulla salute dei malati. Questo approccio è, a ben vedere, il medesimo impiegato da chi ha negoziato nella UE con le case farmaceutiche producendo accordi disastrosi con il concentrandosi sul prezzo e basta.
SENZA BREVETTI Se non ci fossero i brevetti pochi investirebbero risorse umane e finanziarie per ricercare e sviluppare nuove cure. Mancherebbe così la concorrenza tra soggetti creatori. Lo Stato, che qualcuno evoca, in un contesto privo di concorrenza, non sarebbe in grado di produrre le terapie necessarie e di studiarne di nuove.
NON È SUFFICIENTE pubblicare la formula dei vaccini perché chiunque si metta a produrli. La produzione di un vaccino, come quella di un farmaco è molto complessa.
- Molti vaccini per esempio, vengono realizzati coltivando i virus in sistemi cellulari, un semplice errore può causare perdite di produzione e ritardi. Ogni fase della produzione viene rigidamente controllata dalle autorità regolatrici, con un’ulteriore dilatazione dei tempi.
- I vaccini, come Pfizer-BioNTech e Moderna, sono il frutto di una nuova tecnologia basata sull’RNA messaggero (mRNA) che è fragile, deve essere maneggiato con estrema attenzione, richiede processi di produzione complessi e necessita di requisiti precisi per rimanere stabile.
POCHI PRODUTTORI hanno le capacità necessarie per adottare queste nuove tecniche. Servirebbero mesi per trasmettere questa tecnologia ad altri e consentire loro la realizzazione di nuovi impianti: a quel punto il programma vaccinale europeo sarà alla fase conclusiva e sul mercato saranno già presenti molti altri vaccini.
È MOLTO MEGLIO rimanere nella situazione attuale in cui i produttori esternalizzano la produzione a specialisti, dalla realizzazione delle fiale, al riempimento, fino al confezionamento.
- Altre aziende stanno facendo fronte agli impegni assunti affidando in toto la produzione dei vaccini ai propri partner. Per esempio, la francese Sanofi aiuterà Pfizer-BioNTech a produrre 125 milioni di dosi da utilizzare nell’Unione europea.
Queste partnership si tradurranno nella realizzazione di 10 miliardi di dosi entro la fine del 2021, una quantità sufficiente a vaccinare ogni persona sul pianeta.
LA PROPRIETÀ INTELLETTUALE è fondamentale, perché offre la base giuridica per condividere in maniera sicura con potenziali concorrenti commerciali il proprio bagaglio di preziose conoscenze.
- Di contro, un approccio che non preveda la proprietà intellettuale potrebbe pregiudicare le decine di accordi di concessione di licenze produttive dei vaccini, gettando nel caos le catene di fornitura globali. Per trasferire forzatamente la tecnologia ai nuovi produttori, ammesso che ciò sia fattibile, occorrerebbe molto più tempo rispetto alle partnership esistenti.
RISORSE PUBBLICHE È sbagliato sospendere i brevetti anche quando il programma di ricerca e sviluppo di aziende private (J&J per esempio) ha ricevuto sostanziosi finanziamenti pubblici (Governo USA e Commissione UE, per esempio). Sarebbe utile invece, siglare accordi di altra natura, come per esempio, prezzi e tempi di consegna privilegiati.
COSA FARE Le crescenti lamentele sulla proprietà intellettuale non fanno altro che distogliere l’attenzione dai ben noti problemi sui programmi vaccinali europei, dall’incertezza sul disporre del vaccino, al controllare tutti gli aspetti dei contratti di fornitura (non solo il prezzo), all’efficienza della burocrazia nazionale e locale. I governi europei dovrebbero concentrarsi su questi aspetti, anziché mettere a rischio gli effettivi progressi nelle medicine disponibili che si stanno realizzando con il criterio dei brevetti.
Pietro Paganini
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