Ieri, 7 agosto, il Consiglio dei ministri, nell’ambito della sua riunione prima della pausa estiva, ha sancito, via decreto, tra gli altri provvedimenti, la fine dell’obbligo di isolamento per chi è positivo al Covid. Cade così, per legge, l’ultimo rimasuglio dell’emergenza coronavirus. E in un certo senso si avvera la battuta che circolava nei mesi più bui del COVID: “Dottore, quando finirà la pandemia?”. “Cosa ne so, sono un medico, non un politico”. Al di là di scherzose boutade dal sapore vagamente complottista, cosa riserva il futuro? A questo interrogativo prova a rispondere l’articolo qui di seguito, di Riccardo Rossotto.
Milo Goj
“Ei fu. Siccome mobile, dato il mortal contagio …”. Parafrasando l’ode scritta da Alessandro Manzoni in occasione della morte di Napoleone, potremmo festeggiare la morte del Coronavirus. Dopo tre anni di emergenza tutti i cittadini del mondo possono affrontare questo periodo estivo senza i vincoli, le angosce, i pericoli sofferti in questo ultimo indimenticabile periodo. Lo scorso 5 maggio il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus ha annunciato ufficialmente a tutto il mondo che il Covid-19 non rappresentava più un’emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale. Lo stato di emergenza (“PHEIC”) era stato dichiarato il 30 gennaio 2020.
Dobbiamo imparare a conviverci
In tre anni di pandemia sono stati registrati dall’OMS circa 7 milioni di morti, ma la stima del direttore Ghebreyesus è di almeno tre volte tanti: 20 milioni di morti in totale. Solo in Italia il Covid-19 ha colpito quasi 26 milioni di persone causando 189.000 vittime. Una tragedia inaspettata… ma non per tutti! Il giornalista scientifico e divulgatore David Quammen l’aveva già prevista nel 2012 quando scrisse il suo primo libro “Spillover” sul rischio del virus portato dalla migrazione dei pipistrelli. Oggi lo stesso Quammen, pur registrando la fine della pandemia, ci tiene a sottolineare “Come sia finita una fase della battaglia collettiva dell’umanità contro il virus… soltanto una fase”.
Dobbiamo abituarci a convivere con i virus, ma come ha sottolineato il direttore esecutivo dell’OMS Michael Rayan: “Abbiamo bisogno che il mondo impari a tenersi pronto. Non possiamo semplicemente continuare a rispondere, rispondere, rispondere. Dobbiamo iniziare a prepararci meglio”. E l’incipit di tale percorso è che dobbiamo diventare consapevoli di vivere in un pianeta pieno zeppo di famelici virus che continuano a moltiplicarsi ogni volta in forme diverse per sfuggire ai vaccini. Quammen ha recentemente provato a scrivere una lista delle “cose da fare” in vista di una miglior gestione preventiva di un fenomeno che non si estinguerà mai.
I consigli dell’esperto
Per Quammen dovremmo: (i) continuare a migliorare le tecniche di laboratorio e la capacità produttiva dei vaccini contro il Covid; (ii) risolvere le scandalose disuguaglianze che separano i Paesi ricchi dai Paesi poveri nell’acquisto dei vaccini; (iii) mantenere, anziché ridurli, i test diagnostici per il Covid e il sequenziamento dei genomi prelevati da pazienti al fine di rilevare e tracciare nuove varianti; (iv) continuare a sostenere la ricerca sulle pericolose permutazioni di cui il Sars-Cov-2 e altri virus a RMA sono capaci; (v) prepararci non solo per la prossima comparsa del Sars-Cov-2 ma anche per il prossimo Coronavirus che appaiono improvvisamente nell’uomo apparentemente dal nulla… ma non vengono dal nulla, arrivano dalla natura.
Dobbiamo dunque non abbassare il livello dell’attenzione e della prudenza e mantenere alto il focus sulla ricerca scientifica. Leggete cosa ha scritto proprio in questi giorni un esperto immunologo indiano, membro del Comitato Scientifico della rivista online Competere diretta da un vecchio amico de L’Incontro come Pietro Paganini. “Una nuova minaccia globale per la salute pubblica“. Questo è il titolo dello studio redatto da George Cheriyan, esperto di sicurezza alimentare. Secondo lo specialista indiano la resistenza antimicrobica (AMR) rappresenta una delle dieci minacce globali per la salute pubblica. Se non vengono adottate misure immediate per contrastarla, essa potrebbe presto trasformarsi in un’altra catastrofica pandemia. Quando si verificare la resistenza antimicrobica? Quando batteri, virus, funghi e parassiti si evolvono nel tempo e smettono di rispondere ai farmaci, complicando il trattamento delle infezioni e aumentando il rischio di diffusione di malattie, gravi patologie e mortalità.
“L’emergere e la diffusione – scrive Cheriyan – di patogeni resistenti ai farmaci che hanno acquisito nuovi meccanismi di resistenza, portando all’AMR, continuano a minacciare la nostra capacità di trattare le infezioni comuni. Attualmente, l’AMR provoca almeno un milione di decessi e nel 2019 sono stati quasi cinque milioni. Entro il 2050 potrebbe causare la perdita globale di dieci milioni di vite umane all’anno… Tra il 2000 e il 2015 il consumo di antibiotici è aumentato del 65%. La Cina e l’India hanno registrato i maggiori focolai di resistenza mentre nuovi focolai stanno emergendo in Brasile e in Kenya”.
Covid, una questione che non possiamo ancora archiviare
Secondo l’autore, l’AMR è ampiamente diffusa anche in Europa come riportato dall’OMS europea, nel gennaio 2022. “A luglio dello scorso anno l’Unione Europea ha riconosciuto l’AMR come una delle tre principali minacce per la salute. Autorevoli stime indicano che ogni anno nell’Unione Europea si registrano oltre 670 mila infezioni da batteri resistenti agli antibiotici e circa 33.000 persone muoiono a causa di questo fenomeno”. Per affrontare questa minaccia, secondo Cheriyan, sono necessari urgenti investimenti, che avrebbero un impatto positivo non solo sulla salute della popolazione ma anche sulle future spese sanitarie in Europa.
Nel suo studio pubblicato dalla rivista Competere, Cheriyan fornisce una fotografia della situazione in India, uno dei paesi che presenta i più alti tassi di resistenza agli antimicrobici e che quindi deve affrontare una sfida strategica per arginare l’incidenza elevata di malattie trasmissibili con un pesantissimo sovraccarico economico e organizzativo dell’intero sistema sanitario pubblico. Dobbiamo quindi renderci conto che se da un lato siamo usciti da un incubo durato oltre tre anni, dall’altra parte non dobbiamo assolutamente archiviare la questione: ci sono in giro misteriosi e clandestini, nuovi virus che se non ci attrezziamo in maniera adeguata, ci renderanno difficile la vita nei prossimi decenni. Come scriveva Quammen, dobbiamo abituarci alla convivenza con questi micidiali nemici dell’umanità, non limitandoci a reagire difendendoci, ma sviluppando una prevenzione e una attenzione sanitaria adeguate al fine di limitare i drammatici effetti di nuove pandemie.