Non sono appassionato di Teatro. Sono andato a teatro molto raramente. Non che non mi piacesse. Diciamo che non è mai stato primariamente “nelle mie corde”.
Da una quindicina d’anni condivido l’esperienza della docenza in un Master della Fondazione Fiera Milano con Fulvio Michelazzi.
Fulvio è un lighting designer
Anzi, diamo a Cesare quel che è di Cesare: nel mondo delle luci è un’autentica personalità. Inoltre riveste un ruolo di primo piano nell’ambito del Pacta dei Teatri.
Anno dopo anno una chiacchiera tira l’altra nelle occasioni di incontro legate alla docenza. Mi ha proposto l’anno scorso di proiettare il documentario “Portami su quello che canta. Storia di un libro guerriero” nell’ambito del “Festival delle abilità”.
Si tratta di un’importante e radicata manifestazione milanese in materia di disabilità e Pacta dei Teatri ricopre sempre un ruolo propulsivo nell’organizzazione. Quest’anno abbiamo effettuato due ulteriori proiezioni, l’ultima delle quali nell’ambito del progetto “Milano è viva”. Pacta non è solo è un’associazione culturale che gestisce lo storico teatro di via Dini. Pacta – ho scoperto – è molto, molto di più.
Che cos’è Pacta
Promuove, produce e si occupa di teatro sempre fortemente ispirato all’impegno sociale.
Inoltre è parte attiva di importantissime iniziative sul piano del sostegno alle persone svantaggiate e fragili nell’ambito delle realtà metropolitane. Oltre al “Festival delle abilità” e “Milano è viva” ricordo “Design + sensibile”. Ho assistito strabiliato allo spettacolo Made in Ilva, della Compagnia “Instabili vaganti”. Nicola Pianzola era da solo in scena su una struttura simile a una piccola scala dalla quale entrava e usciva da abile contorsionista. Scandiva così i passaggi del racconto, delle memorie, delle emozioni, delle paure. Della Storia. Sono poi tornato per uno spettacolo prodotto da Pacta con la regia di Annig Raimondi (Direttore Artistico) sulla Monaca di Monza.
Un tuffo al cuore
Il calendario del programma della prossima stagione è un incalzare fitto e penetrante di spettacoli. Uno più interessante dell’altro. Pacta è davvero un vulcano di iniziative. Ho partecipato a una serata – una cena – a sostegno della comunità Oklahoma, che accoglie, sostiene ed integra minori profughi non accompagnati. Il titolo della serata era: “A cena con Itten – Nulla è come appare”. Massimo Caiazzo (Color Designer) ha brillantemente illustrato il contesto e il senso della serata. Ci ha introdotti alla “sfida” in cui saremmo di lì a poco stati ingaggiati. Un salto nel mondo della sinestesia. E lì ho compreso il vero, profondo significato dell’espressione: “Dipende sotto che luce vedi le cose”. La cena era scandita da portate ciascuna investita da una violenta luce di colore diverso: giallo, rosso, blu. Non ci avevo mai pensato. Il colore confonde. Il colore non ti fa capire che cosa c’è nel piatto. Ma soprattutto cambia la percezione del sapore. Cimentatevi con una mousse di fragola inondata di colore blu: sarete certi che sia nocciola. Ma proprio convinti! E così via.
Stupefacente.
“Nulla è come appare”, infatti
Nel mese di ottobre si è tenuta l’iniziativa “Coloriamo Milano”, workshop e installazione partecipativa “Un salotto colorato da tutti”. Dare colore a luoghi e idee. A un senso di comunità che si è sbiadito. Che viene quotidianamente sbiadito. Mi viene in mente una (poco nota) canzone di Luca Bonaffini (sì, quello del recital che si intitolava: “La protesta e l’amore”). Il cd “Il ponte dei maniscalchi” del 1999 si apriva con la canzone “Prologodot” affidata allo straordinario timbro di voce di un Claudio Lolli 50enne nella quale di soffio si vaticinava “il colore viola della scienza”.
Ma che colore avrà la conoscenza?
E che colore diamo alla vicinanza?
Claudio Zucchellini