Reduce dalla partecipazione al Festival del Metaverso, organizzato benissimo dall’ANGI, l’Associazione Nazionale Giovani Innovatori, reputo utile socializzare ai nostri lettori le riflessioni che ho esposto ai presenti durante l’ultima Tavola Rotonda della giornata. Dopo circa 8 ore di relazioni, gruppi di lavoro, panel mirati a “spacchettare” tutte le questioni inerenti questa nuova e straordinaria invenzione digitale, l’ultima Tavola Rotonda ha cercato di fare il punto delle varie questioni emerse. Da essere umano nato a metà del secolo scorso, mi sono permesso di enucleare alcune importanti opportunità che il Metaverso offre alla nostra comunità ma, nello stesso tempo, anche i molti rischi sia educazionali, sia giuridici ad esso connessi.
Un nuovo tipo di “media”
Dal mio angolo di visuale e in base ovviamente alla mia esperienza di avvocato che si occupa di problematiche giuridiche connesse alla comunicazione di impresa, incomincio col dire che il Metaverso dovrebbe essere considerato “semplicemente” un nuovo media. Non per svilirlo, ma per collocarlo correttamente nella sua categoria di appartenenza. Dopo la televisione, la radio, le affissioni e tutte le nuove forme di pubblicità partorite dalla fantasia dei nostri creativi, adesso “lo zainetto” degli attrezzi del comunicatore si arricchisce di un nuovo e prestigioso arnese. Affascinante, stimolante, a tal punto flessibile da potersi adattare alle più ardite forme di creatività pubblicitaria.
Siamo di fronte ad uno spazio digitale tridimensionale e interattivo, l’evoluzione del mondo dei video game. Posso comprendere che questa mia affermazione scateni critiche o opinioni diverse, ma credo che sia molto utile che si apra un confronto fra i vari operatori del settore proprio sull’onda degli stimoli nati durante il Festival del Metaverso tenuto alle OGR di Torino la scorsa settimana grazie alla visionaria idea promossa dall’ANGI.
Inquadrato l’oggetto di cui stiamo parlando, vediamone tre profili: quello del business e delle opportunità connesse al suo utilizzo; quello relativo ai profili giuridici: tutti da inventare o meglio da adattare a questo nuovo e rivoluzionario media; quello educazionale che ci dovrebbe toccare tutti, o come nonni, o come genitori delle nuove generazioni che devono essere guidate in maniera prudente ed assennata nell’affrontare e utilizzare questi affascinanti ma nello stesso tempo subdoli, strumenti di comunicazione e manipolazione delle nostre coscienze.
Lato business
Nessun dubbio: il Metaverso è una grande opportunità dove la creatività dei nostri pubblicitari potrà trovare davvero luoghi, siti e strumenti per sprigionare energie e professionalità. Morgan Stanley ha predetto, proprio recentemente, che il mercato del lusso virtuale toccherà i 50 miliardi di euro nel 2030. Anche altre importanti firm internazionali si sono lasciate andare a pronostici sullo sviluppo del Metaverso nei prossimi anni, impressionanti! Technavio ha parlato di un fatturato di 29 miliardi di dollari entro il 2026… fra quattro anni, cioé. Bloomberg, addirittura, stima in 800 miliardi il giro di affari scatenato entro il prossimo anno dal Metaverso.
Insomma, stiamo parlando di scenari in cui l’investimento pubblicitario dei maggiori inserzionisti nel mondo del lusso ma anche di tutti gli altri beni e servizi compravenduti, toccherà livelli di spesa mai visti. Una conseguenza immediata: una grande opportunità per lo sviluppo di nuovi mestieri, di nuove professioni. Una concreta speranza di offrire alle nuove generazioni occasioni di posti di lavoro in cui il capitale umano, la conoscenza, avrà un’importanza decisiva nella gestione attiva oppure passiva di questa rivoluzione tecnologica.
In definitiva, un nuovo media che può rappresentare davvero una creazione di valore importante per tutte le comunità coinvolte. Un media che grazie anche alle nuove tecnologie e alle nuove consapevolezze degli utenti, avrà una implementazione e un consolidamento ben diversi da quella che è stata l’esperienza non vincente di Second Life.
Lato legalità
Come ho avuto modo di dire durante il mio intervento al Festival del Metaverso, sarà importantissimo per tutti gli operatori di questo nuovo media offrire agli investitori uno strumento pubblicitario in cui la legalità non solo è rispettata, ma è promossa. Soltanto in un contesto in cui non ci sia il Far West dove prevalgono spesso i più forti o i più furbi, in gran parte gaglioffi, arriveranno gli investimenti delle imprese. Il rispetto della legalità sarà uno dei passaggi fondamentali per il successo del Metaverso. Soltanto un’autodisciplina tra gli addetti ai lavori seri e rispettosi della legge, come è avvenuto nel mondo della pubblicità, potrà garantire un monitoraggio e una repressione efficiente su tutti gli illeciti che dovessero essere commessi all’interno del Metaverso.
L’esempio dell’Autodisciplina italiana, ricordiamocelo invidiata in tutta Europa, dovrebbe rappresentare un punto di partenza per facilitare la redazione di un codice specifico per il Metaverso. Su tutti gli altri fronti del diritto, dalla proprietà intellettuale alla responsabilità dei produttori delle macchine/robot che animano il mondo del Metaverso, dovranno essere approfonditi tutti i dettagli di questo nuovo strumento e conseguentemente adattando o implementando le leggi esistenti, come a Bruxelles si sta facendo.
Lato educazione
Qui, secondo me, risiede il punto critico di questo nuovo media. Mi preoccupa molto che la moda del Metaverso sia esplosa proprio nel periodo dei nostri faticosissimi lock down. Quando, chiusi in casa da soli, abbiamo dovuto sfogare le nostre tristezze, le nostre frustrazioni e le nostre depressioni stando davanti al computer o agli altri device per ore ed ore. Il fascino, subdolo del Metaverso, è proprio quello di attirarti dentro una realtà virtuale, apparentemente migliore di quella reale, costringendoti a “starci dentro” per ore e ore nell’arco della tua giornata. Il rischio di creare delle nuove generazioni schiave di questo modello è alto e dipenderà molto da noi “educatori famigliari” gestire con prudenza, severità e grande partecipazione anche in termini di tempo, il rapporto tra i nostri figli e i nostri nipoti e questa opportunità digitale.
Non dobbiamo far sì che il Metaverso diventi un’alternativa virtuale alla nostra quotidianità: deve essere al massimo un supporto, una piacevolezza, un divertimento con un tempo dedicato disciplinato e mai esagerato. Temo che l’entusiasmo della novità e soprattutto l’affascinazione di poter creare un avatar, a nostra somiglianza e con magari meno difetti estetici dei nostri, possa contaminare le nostre vite in modo negativo.
Vivere nel Metaverso dovrà significare rimanere saldamente al comando delle nostre decisioni. Dobbiamo evitare, a tutti i costi, che possa dar vita a pericolosissime deviazioni intellettuali e comportamentali che potrebbero contaminare le vite e le abitudini delle nuove generazioni, non certo in modo virtuoso.
Il metaverso in conclusione
Ho detto, in conclusione, che viviamo in una straordinaria opportunità fisica… la vita, quella rappresentata in maniera straordinaria da Domenico Modugno nel suo indimenticabile “Meraviglioso”: vogliamo arricchirla, renderla ancora più accattivante attraverso creatività combinate con la tecnologia? Perché no, ma sempre con un essere umano che abbia un ruolo centrale, attivo e propulsivo nei confronti di questa innovazione. Altrimenti finiremo o finiranno nel diventare schiavi dei robot o degli avatar e allora sarà anche giusto che vincano loro.