Era rimasto sulla Sila. Qualche esemplare era segnalato sull’Appennino Laziale e Umbro. Una ventina d’anni fa le prime fotografie sull’Appennino Ligure e poi sui monti dell’Argentera. È entrato nelle valli cuneesi, ma si dev’essere accorto che lì cammini cammini dentro alla valle e poi “stomp!”: picchi la testa contro la montagna. Un culo di sacco, insomma. Alcuni sono rimasti. Altri hanno cercato posti migliori. E così su su fino all’Ossola e poi Verbano, Alto Lario, Valtellina… Arrivato nelle aperte valli del Trentino, tutte comunicanti con quei bei pascoli grassi e verdeggianti, si è trovato proprio bene. E così nell’ultima decina di anni i branchi si sono moltiplicati. Ufficialmente ne sono censiti 24 in Trentino e 5 mobili tra il basso Trentino e le limitrofe Province di Verona e Vicenza (in sostanza la Lessinia). Terra di pascoli verdi, di ricche malghe. Morbidi alpeggi verdeggianti su cui pascolano placidi greggi di ovini e mandrie di bovini. Per il lupo una specie di terra promessa.

Si sta facendo un gran parlare del problema degli orsi, ma quello del lupo è un problema più grave. L’orso è onnivoro, il lupo è carnivoro. Le aggressioni agli animali al pascolo si sono via via moltiplicate. Ha fatto notizia la perdita in una nota malga della Lessinia di ben 13 manze e 2 asini in circostanze chiaramente riconducibili all’operato del lupo. Proprio quella malga dal 2018 aveva costituito terreno per un esperimento pilota: la collocazione di una recinzione particolare, destinata proprio ad essere “anti lupo”. Se ho capito bene, si trattava della collocazione di una fitta barriera di fettucce elettrizzate a scopo dissuasivo. Essa avrebbe dovuto impedire al lupo di oltrepassarla senza prendere la scossa. In questi anni aveva funzionato. Poi in quest’ultima stagione il fatto nuovo: il lupo è entrato ugualmente e ripetutamente.

Il bilancio, pesantissimo, è quello che ho appena indicato. Ho cercato qua e là ed ho trovato una interessante testimonianza. Un pastore ha raccontato di aver visto il lupo in pieno giorno studiare il “piano d’attacco”. Ha iniziato ad avvicinarsi alla recinzione, ad andare avanti e indietro come per studiare la situazione ed il momento giusto. No, il problema non era aspettare che la preda si avvicinasse. Il problema era concentrarsi. Penso agli atleti che si preparano ad una prestazione individuale come per esempio il salto in lungo od il salto in alto. Penso anche a quegli strani gesti che fanno. Chi picchietta la punta della scarpa sul suolo, chi muove le mani come per scrollarsi di dosso qualcosa. Piccoli riti. Scaramanzia? Raccogliere le forze.

Concentrarsi sul momento giusto per la prestazione perfetta. Ecco, me lo immagino il lupo come da quel racconto. Improvvisamente è il momento giusto. “Zac”, spicca il salto attraverso le fettuccine elettrificate. Tocca le fettuccine, ma non tocca il terreno. La fa franca. Passa indenne. Può andare a caccia e compiere la sua missione da lupo. “Lupo elettricista” che ha capito come funziona il presidio elettrificato: se terra non tocchi, scossa non prendi. E adesso che si fa? Il Presidente Fugatti ha pensato all’abbattimento. Il provvedimento che autorizza l’abbattimento di due esemplari ha fatto notizia. Punirne due per educarne… quanti? Ha senso? Un amico, sorridendo, mi ha detto: “Eh, ma dovrebbero sopprimere il lupo elettricista, prima che sveli il segreto!”. Il branco può cogliere la lezione, disperdersi, evitare le aggressioni dentro i recinti? La parola spetta – mi pare – agli etologi. Per il momento il Consiglio di Stato ha sospeso l’abbattimento e lassù, nelle valli trentine, serpeggia l’idea che a Roma non capiscano nulla. Quanto è ampia la distanza tra i problemi concreti di chi presidia le Terre Alte e il ragionare da “Dottor sottile” dei giuristi del Consiglio di Stato? Ho avuto un’interessante conversazione nel Verbano con un pastore di capre.

Ammiravo il gran lavoro dei suoi due cani. In particolare uno, che ritenevo fosse un Border Collie in una versione grigia con pezzature più scure. “No, è un cane trentino! È un Pastore del Lagorai, cane perfetto, gran lavoratore, intelligentissimo. Eccezionale”. La conversazione è slittata ovviamente sulla presenza dei lupi. Mi ha raccontato che no, lui finora non ne ha incontrati, ma che sarebbe un grosso problema. I cani che vengono normalmente utilizzati, come i suoi, sono cani “paratori”, cioè addestrati per la direzione e il governo delle greggi. Per difendere gli animali dai grandi carnivori ci vorrebbero cani custodi: taglia, indole e addestramento diversi. “Macchine diverse per lavori diversi”.

Ma c’è una questione, che ho già anticipato nello scorso articolo (“Ah, l’orso…”): il cane custode è addestrato per proteggere in modo aggressivo la mandria o il gregge nei confronti di chiunque, escluso il padrone e le persone che gli sono familiari. Agisce d’istinto e rispetta solo gli ordini che gli vengono impartiti. Il che presuppone che il pastore sia presente per richiamarlo qualora portasse un attacco indebito. È chiara quindi la criticità collegata all’utilizzo di cani custodi in alpeggi frequentati da estranei (come turisti o escursionisti). Del resto avrebbe poco senso tenerli rinchiusi di giorno e lasciarli liberi la notte, perché ormai il lupo agisce anche di giorno.

Ho l’impressione che non ci sia la bacchetta magica. Ho letto recentemente di malgari che si sono dotati di quattro cani di razza Pastore della Sila, spiegando che sono cani particolarmente adatti per terreni impervi e scoscesi. Allargano così il loro raggio d’azione della loro custodia, tenendo lontani i predatori dal pascolo. Ma in questo caso si tratta di un alpeggio fuori dalle rotte turistiche. Il ragionamento dev’essere affinato. Dovranno essere gli specialisti a capire e suggerire quali strumenti dissuasivi o selettivi possano essere utilizzati per dare urgente protezione alle Terre Alte, per umani ed animali. Ormai quando lassù si sente “al lupo al lupo!” è un allarme vero.

Claudio Zucchellini

Claudio Zucchellini

Avvocato, Consigliere della Camera Civile di Monza, attivo in iniziative formative per Avvocati, Università, Scuole e Società Civile.

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