Assai numerosi sono stati, nella storia dell’Umanità, i genocidi messi in atto da popoli o etnie contro altri con le più disparate motivazioni. Sino a quelli più recenti del XX secolo. Ricordiamo innanzitutto che per “genocidio” si intende (Gabrielli – Gran Dizionario della Lingua Italiana) “… la sistematica distruzione di un gruppo etnico, religioso, razziale o di una intera stirpe”.
L’Accordo Internazionale ne sancì la condanna
Il termine, creato dal giurista polacco Raphael Lenkin nel 1945, venne ufficialmente usato per la prima volta nell’ “Accordo Internazionale” siglato a Londra l’8 agosto 1945 nel corso del quale venne istituito il Tribunale Militare Internazionale. Tribunale istituito con rappresentanti degli Stati Uniti, del Regno Unito , della Russia e della Francia. Lo scopo era quello di giudicare i grandi criminali della Seconda guerra mondiale, imputati di “crimini contro l’umanità”( ai quali il genocidio era assimilato). Il termine “genocidio” venne usato nel corso del Primo Processo di Norimberga (novembre 1945/ottobre 1946) contro i principali capi nazisti. E da allora entrò nell’uso comune. Nel dicembre 1948 venne fondata da 123 Paesi (assenti Usa, Russia e Cina) la “Corte penale internazionale” (I.C.C.) all’Aja (Paesi Bassi) competente a indagare e giudicare crimini internazionali (compreso genocidio) compiuti da singole organizzazioni.
L’O.N.U stabilì la sua punibilità
Contestualmente l’Assemblea Generale dell’O.N.U., con la Risoluzione 260 A (III) , stabilì la “Convenzione internazionale per la prevenzione e la punizione del delitto di genocidio” sia in tempo di pace che in tempo di guerra. Nell’art. 2 la definizione di “genocidio” veniva estesa. Comprendeva “le lesioni gravi dell’integrità fisica o mentale di gruppi di individui, la loro sottomissione a condizioni di vita estreme. Nonché le misure tese a impedire nuove nascite nel loro seno (ad esempio l’ aborto obbligatorio e la sterilizzazione femminile). E inoltre il trasferimento forzato di fanciulli minori fuori dai gruppi”. Gli assunti di questa Convenzione sono stati immessi nell’art. 6 dello Statuto della Corte penale Internazionale firmato a Roma il 17/7/1988.
L’Italia li ha introdotti nel suo Codice penale con la legge 153 del 11/3/1952 e la Francia nel suo stesso Codice nel 1994. Nell’Occidente i genocidi più orrendi del XX secolo furono quelli compiuti dal Governo della Germania nazista (1939/1945) contro gli ebrei in alcune Nazioni europee. E quelli del Governo ottomano (1915/1916) contro il popolo armeno in Turchia.
I disastri dai primi secoli dopo Cristo
La “Shoah” (catastrofe, disastro) del popolo ebraico è stata ampiamente descritta, studiata e condannata dalla comunità internazionale alla fine della II Guerra mondiale. Mentre meno noto è il “Medz Yegern” (Grande Male) del popolo armeno. In merito ricordiamo innanzitutto che oggi l’Armenia è – dal 21/9/1991 – una Repubblica parlamentare indipendente, ammessa all’O.N.U. nel 1992. Dal 2001, fa parte del Consiglio d’Europa. Ha una popolazione di circa 3.000.000 di abitanti con capitale Yerevan. Vahan Khachaturyan ne è il Presidente e Nikol Pashinyan come Primo Ministro. In precedenza gli Armeni erano vissuti per secoli nell’Anatolia orientale (attuale Turchia), primo Stato al mondo ad aver adottato nel 310 d.C. – con San Gregorio e il Re Trididate III – il Cristianesimo.
Quel territorio venne conquistato dagli Ottomani nel XV secolo ed essi lo tennero sino al 1920, allorchè fu invaso da truppe dell’U.R.S.S.. In quell’anno vi fu proclamata la Repubblica socialista sovietica armena. Nel 1922, andò a formare – con la Georgia e l’Azerbaijan – la Repubblica federativa sovietica di Transcaucasia. Questa venne divisa, nel 1930, in tre Repubbliche distinte facenti tutte parte dell’U.R.S.S.. Caduta quest’ultima nel 1991, l’Armenia si proclamò Repubblica indipendente.
Genocidi dall’Armenia alla Shoa
La “Questione armena” si era posta per la prima volta nell’Impero ottomano alla fine del XIX secolo quando la popolazione armena cristiana cominciò a manifestare intenti separativi dall’Impero a favore di un avvicinamento alla Russia. La “Sublime Porta” ottomana reagì con una serie di massacri di armeni perpetrati tra il 1894 e il 1896 dal Sultano Abdul Hamid II. A Istanbul e a Urfan (30.000 Armeni uccisi) e ad Adana in Cilicia (20.000 Armeni uccisi) noti come “Massacri hamidiani”. Ma fu dall’inizio della Prima guerra mondiale (luglio 1914) che ebbe inizio in Turchia il sistematico”Medz Yegern” , Grande Male, genocidio armeno.
La trasformazione della Turchia
In quel momento la Turchia si era alleata alla “Triplice Alleanza “ (Germania, Italia, Austria) contro la “Triplice Intesa “(Russia, Francia e Regno Unito). Molti Armeni disertarono dalle file dell’esercito turco aggregandosi a quello russo. Il loro intento era quello di riuscire a ottenere – a guerra finita -un appoggio da Mosca per conseguire l’autonomia dalla Turchia. Il Sultano Mehemet V, succeduto a Abdul Hamid, diede allora inizio a un nuovo progetto che prevedeva l’organica soppressione dell’intera etnia armena nell’Impero.
Nel 1914, al Governo della Turchia c’era il Partito”Unione e Progresso” (“Itthad ve Terraki Comijeti”) retto dai “Tre Pascià Djemal, Enver e Talat, quest’ultimo alla direzione del movimento modernista dei “Giovani Turchi”. Sorto nel 1889, questo movimento proponeva di trasformare l’Impero in una monarchia costituzionale, liberale e moderna. E nel 1908 aveva contribuito in modo fondamentale alla costituzione del Partito “Unione e Progresso”.
Il Panturchismo, le lotte interne, gli arresti e i genocidi taciuti
Il Governo diede origine a un Organismo speciale” (“O.S.”) dipendente dai Ministeri della Guerra, dell’Interno e della Giustizia al comando di due medici Nazim e Behaeddin Chakir. E con l’assistenza di Consiglieri militari dell’alleata Germania (Baroni von der Golz e von Ditfurth). Il suo scopo era quello di raggiungere in Turchia una omogeneità etnica, politica e religiosa su base nazionalistica (“Panturchismo”) alla quale gli Armeni cristiani erano estranei. Il 29/5/1914 il Comitato Centrale del Partito al potere fece approvare dal Parlamento una legge (“Techir”) che autorizzava la deportazione (“Aksor”) di chiunque fosse percepito come “minaccia per lo Stato”, indirizzata elettivamente contro gli Armeni.
Ma già nella notte tra il 23 e il 24 aprile avevano avuto inizio a Istanbul i primi arresti di personaggi eminenti e di intellettuali (giornalisti, scrittori, poeti) armeni. Gli arresti erano stati effettuati da truppe dell’esercito turco agli ordini del generale tedesco Frederich Bronsart von Schellendorf . Fu lui che provvide anche a disarmare tutti i militari armeni che militavano nell’esercito.
A caccia degli Armeni
Tra il dicembre 1914 e il febbraio 1915 vennero istituiti i “Creati Tchetè”, battaglioni speciali incaricati di eseguire la cattura di tutti gli Armeni a qualunque categoria appartenessero. E inoltre di consegnarli ai membri della “Teksilat i Mahusa” (Organizzazione speciale), gruppi formati da criminali comuni prelevati dalle carceri statali. Costoro erano incaricati – con la promessa di essere successivamente liberati – di uccidere tutti gli Armeni che venivano loro consegnati.
Ebbe così inizio il “Grande genocidio” armeno ( “Medz Yegern” noto come “Ermeni Soykirimi” massacro armeno, dai turchi). Gli Armeni venivano inviati, con appositi convogli controllati dai criminali liberati, ai lavori forzati nella costruzione della ferrovia Konya (Turchia) – Bagdad (Iraq) . Poi vennero deportati – con marce estenuanti note come “marce della morte” – in campi di raccolta situati nell’Anatolia interna. Il più tristemente famoso era quello di Dar es Zor nel cuore del deserto.
Milioni di persone massacrate e mai più ritrovate
Durante le marce della morte e la prigionia nei campi morirono centinaia di migliaia di prigionieri per sfinimento, denutrizione, malattie, sevizie e annegamenti. Altre centinaia di migliaia morirono uccisi direttamente dai carcerieri. Complessivamente si calcola che, tra il 1915 e il 1916, vennero uccisi dai Turchi 1.500.000 Armeni. Pari a circa i 2/3 di tutti gli Armeni presenti all’epoca nell’Impero ottomano. Arnold J.Toynbee, agente dell’Intelligence britannica in Anatolia (1916) calcola tale massacro tra 1.200.000 e 2.000.000 individui. E l’“Enciclopedia britannica” (2010) in 1.750.000. Alla vigilia della Prima Guerra mondiale gli Armeni in Turchia assommavano a circa 2.000.000 e nel censimento del 1922 risultavano solo 400.000. Questo massacro viene ricordato dagli Armeni ogni anno il 24 aprile, giorno dell’inizio del “Medz Yegern” a Istanbul.
Un Monumento mausoleo è stato eretto nel 1967 a Yerevan sulla “Dzidzernagapert ” (Collina delle rondini) con una cuspide alta 42 metri e con un museo sotterraneo in memoria del genocidio. Altro Monumento si trova, formato da una corolla di 12 colonne – a ricordo delle 12 Provincie turche nelle quali ebbe luogo il genocidio – nel Sunset Park di Las Vegas (Nevada). Eretto dagli emigrati armeni negli Stati Uniti nel 2023.
‘Operazioni di sicurezza nazionale contro gruppi di ribelli’
I fatti che vennero a costituire la definizione di “Genocidio Armeno” sono stati, nel tempo, variamente interpretati. Numerosi interventi hanno sostenuto che i massacri del 1915/1916 in Turchia non rientrano nella categoria dei crimini definiti come “Genocidio”, ma sono da considerarsi come “Operazioni di sicurezza nazionale contro gruppi di ribelli”. In tal senso si sono espressi lo storico negazionista Bernard Lewis della “British Academy”(2010) e l’arcivescovo cattolico Boghos Levon Zekiyan (1997 e 2000), ma soprattutto i rappresentanti dei vari Governi succedutisi in Turchia dal 1915 ad oggi.
Tra questi ricordiamo il Ministro degli Interni ottomano Pascià Ahmed Talat (“ Gli armeni vanno distrutti come microbi tubercolotici di danno ai turchi onesti”- 1918), il Presidente turco Mustafà Kemal Ataturk (“Nessuna responsabilità governativa può essere dimostrata nella tragedia armena”-1925) e l’attuale Presidente della Turchia Recer Tayyip Erdogan ( “Non si dicano stupidaggini sulla questione armena del 1915” – 2015).
Giornalisti e scrittori incarcerati perchè contro il genocidio
Gli scrittori Orhan Pamuk e Taner Akam sono stati incarcerati e il giornalista Hrgnt Dink è stato ucciso per aver scritto che “ in Turchia nel 1915 venne perpetrato un eccidio”. Ancor oggi, in base all’articolo 301 del Codice penale turco, vengono puniti con la reclusione sino a 3 anni coloro che menzionano la parola “genocidio” nei loro scritti in quanto il fatto rientra nel reato di “vilipendio dell’identità nazionale”. Quanto accaduto nel biennio 1915/1916 in Turchia è stato riconosciuto come “genocidio” da 29 Stati del mondo. Ricordiamo fra questi l’Italia ( 17/11/2000 – Presidente Giuliano Amato), la Francia ( 6/2/2001 Presidente Francois Hollande) , la Germania ( 22/4/ 2015 – Presidente Angela Merkel, gli Stati Uniti (6/10/2019 – Presidente Barak Obama).
La condanna della S.Sede, con Papa Bergoglio
Anche la S.Sede, con Papa Bergoglio (20/4/2915), ha condannato apertamente il genocidio armeno come primo del XX secolo citando la stessa condanna espressa in precedenza nel 2001 da Papa Giovanni Paolo II. Questa presa di posizione del Vaticano aveva portato al richiamo in Patria dell’Ambasciatore turco presso la S.Sede. Papa Bergoglio parlò tuttavia ancora di “genocidio armeno” nel corso del suo viaggio apostolico in Armenia (2016), provocando le rimostranze del Vice Primo Ministro turco Canikli Nurettin. Questa persistente negazione di genocidio a carico della popolazione armena da parte del Governo turco è una delle cause che ostacola il procedimento di ingresso della Turchia nell’Unione Europea.
Gustavo Ottolenghi