L’Incontro del settembre 1983, in un articolo di fondo dal titolo “La nuova legislatura”, dava atto di un importante sviluppo politico nel nostro Paese. La nascita del primo governo presieduto da un socialista (Bettino Craxi) e la seconda volta che la guida dello stesso era affidata ad un laico (in precedenza si era avuto il governo Spadolini). Come giudica, anche con uno sguardo rivolto all’oggi, quel fatto?
Speranze di un cambiamento naufragate
In effetti all’epoca vi erano forti speranze che un tale cambiamento nella guida del Paese fosse duraturo. E soprattutto destinato ad introdurre tante riforme che, più volte promesse, erano rimaste nel cassetto dei sogni. Mi riferisco, in primo luogo, al fatto stesso che il Governo si basava su una coalizione di cinque partiti (PSI, DC, PRI, PSDI, PLI) e poteva quindi contare su un ampio margine di consensi in Parlamento.
Nel discorso di insediamento Craxi aveva indicato tra le priorità “l’impegno di lotta all’inflazione ed alla recessione nel quadro della politica dei redditi”. Aveva promesso di combattere “le scandalose evasioni fiscali”. E inoltre di tagliare le spese dello Stato in quei settori, sanità e previdenza, che crescevano senza controllo. Aveva promesso di rilanciare la politica della casa, sia nel regime dei suoli, sia nell’equo canone. Non potevano inoltre mancare i richiami alla lotta alla criminalità mafiosa ed organizzata. E, in politica estera, il favore per le soluzioni pacifiche delle controversie internazionali.
Il ruolo de L’Incontro nell’analisi socio politica
In sostanza, un programma ispirato a serietà e prudenza, apprezzato sia in Italia sia all’estero.
L’Incontro fece notare come la crisi economica non potesse mutare se non in presenza di una ripresa della produzione industriale. La navigazione del Governo non poteva non dipendere “dalla compattezza della maggioranza governativa. Nella quale la DC rimane la forza principale e con la quale è assai difficile cooperare”.
L’articolo de L’Incontro si concludeva con alcune osservazioni che si dimostreranno profetiche. “La contraddizione più rischiosa per Craxi è l’intento di essere un polo di energiche decisioni da un lato e dall’altro di essere condizionato dalle forze altrui. Questo Governo costituisce dunque una svolta sia per il principio dell’alternativa al potere rispetto al monopolio democristiano, sia per il suo programma di riforme, sia per l’impegno di rendere più moderno lo Stato. Craxi dovrà dunque conciliare stabilità e progresso, un’impresa veramente ardua”.
L’Incontro raccontò quegli anni difficili
Si assisteva a continue liti tra i Partiti che sostenevano il Governo. La rigidità della DC, contraria a qualsiasi forma di progresso civile e le difficoltà oggettive, sia all’interno sia nei rapporti con gli USA, determinarono la caduta del governo già nel 1984. Si assistette a una dura opposizione da parte della DC alla proposta di riforma – avanzata nel 1983, da alcuni deputati socialisti – della legge 898/1970. Proposta che disciplinava i casi di scioglimento del matrimonio, in vista di una riduzione a due anni del termine di cinque anni dalla separazione, necessario per poter richiedere il divorzio.
Il tema del controllo dei Servizi Segreti è cruciale in qualsiasi Paese. In considerazione del fatto che le strutture, gli uomini ed i mezzi occorrenti per tali attività sono, per loro natura….segreti. L’Incontro del settembre 1983 rilevava come proprio dalla struttura del nuovo Governo, conseguiva la fine di un monopolio della DC in tale settore, durato oltre trenta anni. E’ vero che rimaneva in mano alla DC il Ministero dell’Interno, mentre andava al PRI quello della Difesa.
Ma il coordinamento dei Servizi Segreti, così come la responsabilità politica generale, rimaneva in capo al Presidente del Consiglio Craxi. Le gravissime responsabilità dei Servizi Segreti sia nella “strategia della tensione”, sia nella politica generale dell’Italia, trovarono una clamorosa conferma nella relazione della Commissione Anselmi. Relazione che fu resa pubblica nel 1984. Cosa ne pensa?
Nilde Iotti artefice della Commissione sull’eversione delle logge
Va ricordato, in primo luogo, il contributo che ebbero nella vicenda due grandi donne dell’Italia di allora. Nilde Iotti, che, quale Presidente della Camera, fu la principale artefice della decisione del Parlamento di istituire una Commissione che esaminasse il “carattere eversivo delle attività della Loggia P2 e del suo capo Licio Gelli” . Tina Anselmi, che venne nominata Presidente di tale Commissione che, dopo due anni di lavori, audizioni di testi ed esame di documenti, concluse i propri lavori nel 1984. Produsse due relazioni: una dei Partiti di maggioranza ed una di quelli di minoranza.
Servizi Segreti deviati e ruolo della Loggia P2
Così come va ricordato che sin dal 1982, per decisione del Presidente del Consiglio dell’epoca, Giovanni Spadolini, la Loggia P2 era stata formalmente soppressa. Ma veniamo al tema evidente già all’epoca evidente. I Servizi Segreti invece di essere uno strumento al servizio dello Stato e a difesa dei cittadini erano stati protagonisti di precise trame eversive che dovevano ricondurre il nostro Paese ad un regime reazionario.
In tutte le stragi degli anni 70/80 (piazza Fontana, Italicus, stazione di Bologna) in tutte le sentenze è stato riconosciuto il ruolo attivo dei Servizi Segreti e/o di loro uomini. Mentre era rimasta ignota, per anni, la rete di coperture e di interessi illegali che la Loggia P2 aveva attuato nel nostro Paese, con ramificazioni in tutti i campi. Dalla politica, alla magistratura, alla Rai, all’editoria, ai militari. ça Loggia P2 era l’associazione segreta, organizzata da Gelli valendosi delle insegne del Grande Oriente della Massoneria.
La relazione Anselmi ruppe il silenzio sulla P2
Il merito della relazione Anselmi è stato proprio quello di squarciare il silenzio che per molti anni aveva circondato la P2 ed i suoi intrighi. Trame tese a “dominare il Palazzo attraverso l’affarismo, gli ambienti finanziari, la stampa ed i Partiti”. Essa ha avuto il merito di accertare che la Loggia P2 “era una complessa struttura dedita ad attività di indebita, se non illecita, pressione ed ingerenza sui più delicati ed importanti settori. l fine era sia di arricchimento personale, sia di incremento di potere, tanto personale quanto della loggia. Questa ramificata azione, perturbatrice dell’ordinato svolgimento delle istituzioni e degli apparati, interessava i campi più svariati dalla politica all’economica, dall’editoria ai Ministeri…La finalità immediata della P2 era conosciuta da tutti i membri dell’Associazione e si poneva come motivo primo della loro adesione”.
In realtà non tutti i politici, militari e magistrati coinvolti nella vicenda ebbero a subire gravi conseguenze personali a causa della appartenenza a tale loggia ed alle sue attività cospirative. Il risultato che si ottenne con la relazione Amselmi fu di grande significato per il nostro Paese. Venne dimostrato che lo Stato era in grado di difendersi anche da quei politici e quei funzionari che avevano disonorato il giuramento di fedeltà.
Alessandro Re