Vuoi per i suoi valori, vuoi per la sua storia, vuoi per il taglio di testata “di commento”, anche L’Incontro sta dedicando diversi servizi alla questione Ucraina.
Coerentemente con quanto avevo scritto nell’editoriale con cui presentavo la mia direzione, il nostro giornale mira a evitare il conformismo, a non pubblicare articoli che riprendono, senza valore aggiunto, quanto si legge su tutti i media.
Il nostro obiettivo è cercare di affrontare la questione da punti di vista originali. Ad esempio, Riccardo Rossotto, in un articolo pubblicato il 20 febbraio, è stato tra i primi a scrivere che esiste un legame tra il futuro di Kiev e quello di Taiwan, tracciando le possibili conseguenze per l’Europa.
Tendo poi ad affidare i servizi sulla guerra russo-ucraina a chi vanta competenze approfondite. Come Bruno Zandel, esperto dello scacchiere europeo sud orientale, che ha scritto l’articolo pubblicato nella sezione di apertura de L’Incontro, “Primo piano”.
Qualcuno si potrebbe stupire che io, come direttore, non affronti in prima persona il tema. Si tratta di una scelta meditata. Dopo avere ribadito più volte che la nostra testata non deve essere una sorta di Facebook, dove tutti scrivono di tutto, senza averne titolo, non posso smentire me stesso, occupandomi di una vicenda tanto complessa e oscura, su cui non ho conoscenze specifiche, né informazioni privilegiate. Insomma, su questa guerra non sono in grado di scrivere niente che dia un contributo significativo alla comprensione dei fatti.
Tutti insieme appassionatamente…
Ribadisco la mia totale contrarietà nei confronti di ogni tipo di guerra, ma, a parte questa doverosa presa di posizione, potrei scrivere soltanto banalità. Mi danno l’orticaria quegli opinionisti che, dopo aver pontificato per due anni su pandemia e contagi, senza alcuna nozione scientifica, ora pretendono di spiegare cosa sta succedendo in Ucraina e quali sono le reali intenzioni di Putin e Zelenskyy. E magari, intanto che ci sono, anche di Biden e Xi Jinping.
Trovo emetici i maitre à penser che passano con disinvoltura dal Green pass al Donbass. Oltretutto, la maggior parte dei commenti appare omologata a una sorta di pensiero unico, e dettata da pregiudizi ideologici, proprio come accade per il covid.
I lettori de L’Incontro sanno leggere la realtà
Come ho già avuto modo di scrivere, si passa da “I fatti separati dalle opinioni” a “Le opinioni separate dai fatti”. Per favore, pandemia e guerra sono temi tragici, chi ne discute sui media e influenza l’opinione pubblica, deve sapere di cosa sta parlando. Per tutto ciò, i lettori non me ne vogliano se delego a chi ne sa più di me interventi sul conflitto in corso. Lo faccio proprio per rispetto verso di loro.
Milo Goj