Questa settimana ci sono stati molti spunti che hanno acceso il mio spirito riflessivo.
Due notizie ed un piacevole appuntamento annuale con lo psicoterapeuta Alberto Pellai.
Grazie anche alla dichiarazione degli scorsi giorni del premier Inglese Johnson, ho pensato molto alla libertà. E’ il dono più bello che si possa avere, rende la vita valida di essere vissuta, permettendo di esprimere il nostro potenziale.
La libertà, come molte cose del nostro mondo prima di essere esercitata è un universo di possibilità che diventa generativo nel momento in cui viene messa in pratica: libertà potenziale appunto.
La libertà richiede un tributo: la responsabilità, un’altra sfumatura della vita che può dare immensa gioia quando si generano cambiamenti che migliorano il nostro mondo: penso alla cura del cancro, l’invenzione dell’aeroplano, la fine di una guerra, dare un piatto caldo a chi ha fame, aiutare un bambino a recuperare la sua palla e tanto altro ancora.
La responsabilità è il contrappasso per ciò che invece cambia in negativo il mondo: lo scatenare una guerra, causare la morte di qualcuno, inquinare il pianeta e portare all’estinzione di massa, giudicare qualcuno, mancare di rispetto, non mantenere le promesse o meglio dimostrare di non averci neanche provato.
Come diceva quel grand’uomo di Ben Parker: “da un grande potere derivano grandi responsabilità”.
Parto dalla prima notizia per mettere a frutto delle riflessioni emerse durante l’incontro.
A Napoli un ragazzino di 11 anni si è tolto la vita saltando dall’undicesimo piano di casa.
Come padre sono vicino alla famiglia, devo ammettere che non riesco e non voglio nemmeno immaginare il dolore per una tragedia simile.
Il quarto potere è importantissimo e necessario: fa emergere la verità, riequilibra gli altri tre poteri dando notizia al popolo di cosa succede. Si basa sulle libertà potenziali di espressione e di stampa.
In questi giorni ho letto alcuni articoli delle principali testate giornalistiche italiane, sulla notizia di Napoli. Ho visto che il tema principale degli scritti non è stato la tragedia o un’analisi dell’accaduto che potesse dare al popolo degli elementi per capire il contesto sociale di oggi. Non ho trovato elementi che potessero dare alle persone spunti per imparare, crescere, migliorare ed evitare per quanto possibile il ripetersi di episodi simili.
Ho trovato molto su Jonathan Galindo e sul fenomeno del blue whale challange, bufale, leggende metropolitane che hanno soltanto l’esito di autoalimentarsi più vengono pubblicizzate. Ho visto la fame di chi desidera attrarre l’attenzione per vendere più copie, seguendo ciò che maggiormente stimola l’animo umano: paura, mistero e fantasia.
La libertà permette tutto, consiglio un miglior impiego di questo immenso potenziale.
Il lockdown ha privato tutti noi della libertà, grazie al principio di avversione alla perdita, ben spiegato da Kahneman e Tversky, quando ti manca qualcosa ne percepisci il vero valore. Non sprechiamo la libertà.
Ogni tanto dobbiamo lasciare da parte la tecnologia e ritrovare il piacere di far vagare la mente davanti ad un foglio bianco, guardando dalla finestra, scrutando un paesaggio o anche il soffitto sopra il nostro letto.
Ritagliare uno spazio per viaggiare col pensiero è la massima forma di libertà, come insegna l’esperienza nei campi di sterminio del celebre neurologo Victor Frankl.
Se attiviamo il pensiero possiamo indagare e scoprire chi siamo, i nostri valori, i nostri bisogni e così (qui inserisco una bellissima citazione di Pellai) fare quello che siamo e non essere quello che facciamo.
Liberandoci dai tablet, tv e telefonini diamo l’esempio ai nostri figli.
L’esempio è la massima forma di educazione oltre ad essere molto difficile è concreto e coerente.
Nel mio lavoro come consulente finanziario, l’obiettivo principale è trovare il miglior rapporto tra rischio e rendimento.
Come investitore e anche come padre sono cosciente che senza rischio non ci può essere crescita. Anche come genitore è importante trovare il miglior rapporto tra piccoli traumi che fanno crescere e la necessità di evitare la rottura totale. Sono entrambi lavori difficili, con attenzione, anima e disciplina è possibile ottenere buoni risultati. Questi penso possano essere spunti interessanti da trarre dalla brutta notizia di Napoli.
Kahneman e Tversky parlano anche del bias di negatività che porta a dare maggior peso agli errori al brutto rispetto ai successi e al bello. Fortunatamente il mondo cresce e migliora come ci ricordano spesso Hans Rosling e i suoi figli.
Il quarto potere con la firma di Alessandro Barbano, raccontando un fatto, che per alcuni potrebbe sembrare irrilevante, apre ad un’importante domanda su chi siamo e chi vogliamo essere.
L’articolo pubblicato sull’Huffingtonpost racconta di un uomo in carcere per reati contro il patrimonio, scrive dell’incontro con la sua compagna in un parlatorio, con il figlio in un’altra stanza. I due si abbracciano. Il tempo, la separazione, la natura, il sentimento convincono la donna ad accettare la richiesta del suo partner. Facendo uno schermo con la borsa lei si china su di lui. Esito: condanna a sei mesi per atti osceni in luogo pubblico, in quanto c’era una telecamera nascosta che riprendeva tutto.
La limitazione della libertà è la principale sanzione che viene attribuita a chi esercita questo potere senza rispettare la morale, o le leggi e i regolamenti che un gruppo sociale accetta di seguire per tutelare le libertà di tutti, andando così a definire i limiti d’incontro tra le libertà di ognuno.
L’etica è la dottrina filosofica che ha per oggetto queste regole e rappresenta i valori che dovrebbero essere seguiti.
Nel caso del carcere l’etica sarebbe la rieducazione finalizzata al reinserimento nella collettività e non la privazione dei diritti e dello stato di membro della comunità come spregio per quello che si è fatto.
In altri stati vengono concessi degli appartamenti per le visite familiari dove non sono ammesse telecamere. In Italia la direttrice del penitenziario di Reggio Calabria è tenuta per oltre un mese agli arresti per aver riconosciuto ai detenuti trattamenti umanitari.
Siamo liberi di pensarla come vogliamo, io credo che dovremmo fermarci e rivedere qualcosa del nostro sistema carcerario in quanto come e quanto limitiamo la libertà definisce pesantemente che tipo di società siamo e vogliamo essere.
Giorgio Rivadossi