Chi di noi, nella sua vita, non ha mai conosciuto amanti, o ne ha avuti o avute? Per non pochi si è trattato di relazioni lunghe, qualcuna tutta la vita. Ricordo una coppia di anziani che lo erano stati fino alla morte di lui. Negli ultimi anni della vita di quest’ultimo, a un pranzo sociale, in mezzo alla comunità che conosceva la loro storia e ne parlava sottovoce, vidi che l’uomo sedeva a tavola tra la moglie e l’amante, quest’ultime in un rapporto che apparentemente almeno appariva da buone amiche. Ai funerali dell’uomo, morto ormai quasi novantenne, parteciparono l’una a fianco dell’altra, consapevoli forse di averlo amato entrambe, seppur in maniera diversa. E’ certo che l’amante, per lui, non si era mai sposata, vivendo in pratica tutta la vita da zitella, restando definitivamente – ormai anziana anche lei – completamente sola. La moglie, almeno, aveva il conforto dei figli e dei nipoti.
Questo piccolo aneddoto ci introduce al secondo romanzo di Yari Selvetella “Le regole degli amanti”, edito come il primo, “Le stanze dell’addio”, da Bompiani. Due romanzi diversi e simili in qualche modo, perché entrambi parlano d’amore, “Le stanze dell’addio” di un amore interrotto prematuramente dalla morte, “Le regole degli amanti” di un amore clandestino che sopravvive agli anni, alla morte di uno dei coniugi, ai figli che crescono e si distaccano, raccontano perciò due storie diverse, ma la similarità è data dall’afflato che l’autore dà alla sua scrittura, con passi, a tratti poetici, che restituiscono il timbro della stessa voce, anche se il primo è una splendida orazione funebre e il secondo un canto a due voci, nel caso specifico, quelle di Iole e Sandro, gli amanti, più una terza voce, in terza persona, che fa da raccordo tra le due. Da quest’ultimo viene fuori un decalogo che regola le vite degli amanti, ormai al loro trentesimo anno di relazione clandestina, un decalogo enunciato uno alla volta ed esplicitato attraverso il racconto di quella relazione, dal loro primo incontro a fine anni ottanta, inizio Novanta, in un centro ippico dove Sandro cavalca maestosamente il suo cavallo e Jole è alle prime armi. Lui ha 37 anni, lei 29, compiuti proprio nello stesso giorno in cui sono finiti a letto.
Da quel momento prende vita una storia che si dipana negli anni e dalla quale i due raccolgono in alcuni principi che formeranno, attraverso la loro esperienza, le loro avventure, il loro stare insieme, tra viaggi clandestini – il primo in Sardegna, poi in Tunisia – e dialoghi a letto e tante letture (la sesta regola recita: “Gli amanti leggono. Chi non legge non può essere un vero amante”) le dieci regole, appunto, degli amanti.
Il romanzo è interessante anche per questo spaziare del racconto tra viaggi, libri, caratteri, inseriti tutti in un contesto in cui la vita normale di tutti i giorni scorre con i suoi impegni, generati anche dai rispettivi coniugi, Nicola, quello di Iole, Letizia, la moglie di Sandro, e poi i figli, ma da parte di Jole e Sandro senza molti, se non nessun senso di colpa, anche perché, come enuncia la quinta regola: “Gli amanti non hanno ricordi e non hanno futuro. Gli amanti hanno solo il presente”. Che è quello di una vera e propria vacanza, nel senso etimologico del termine, dagli impegni quotidiani: il lavoro, la famiglia. Quando studiano come organizzare un viaggio in Tunisia, individuano nel ponte tra il 25 aprile e il 1 maggio la data ideale per la loro fuga. Iole la giudica perfetta, perché il marito Nicola deve andare a Rovigo, dove si è trasferita la sorella, ad aiutare lei e il cognato a sistemare la casa, accompagnato dalla madre e dalla figlia, così, mentre tutti credono che lei sia rimasta a Roma, invece si trova in Tunisia con Sandro. A quel punto a Sandro sorge una domanda: “Perfetto. E se ti chiamano? A casa chi risponde?”, ma la risposta di lei è immediata “Ma a te che te ne frega?” Per dire come gli amanti, nei loro inevitabilmente brevi incontri, si spogliano necessariamente dei problemi che, altrove, in un modo dal quale l’altro è escluso, si portano dietro.
E, in questo modo, nel vacuo che gli amanti riservano alle loro fantasie e trasgressioni (insieme Iole e Sandro una volta decideranno di andare in un privé), che le regole si compongono, nell’intesa comune di scriverle in un romanzo, fino all’ultima, significativa: “Gli amanti sono sempre pronti all’addio. Quando è il momento sanno viverlo e accettarlo”.
Yari Selvetella, Le regole degli amanti, Bompiani, pag. 319, €. 18,00