Dal nostro inviato negli Usa

Al di la della politica e degli scontri di pensiero, le presidenziali americane del 2024, nei loro aspetti fondamentali, presentano due visioni del Paese e del suo ruolo radicalmente diverse. La vicepresidente Kamala Harris cavalca, a suo modo, la visione prevalente dopo l’ultimo conflitto mondiale.

Quindi quella di un’America forte, proiettata al suo esterno, vigile nel mondo, e desiderosa di mantenere fitti rapporti commerciali, diplomatici e militari con l’Europa e con i principali alleati asiatici, i cui interessi collimano. L’ex presidente Trump condivide l’idea di un America forte, ma proiettata su sé stessa (con la palese eccezione di Israele) e disinteressata a rapporti cooperativi e tantomeno paritari con gli storici alleati in Europa e nel Pacifico.

Sarebbe facile giudicare i due candidati, e votarli, sulla base dei loro meri comportamenti. Della loro storia giudiziaria. O delle storielle da rotocalco. E sarebbe pericoloso pensare che il risultato elettorale dipenderà da quelli elementi. Viaggiando nel paese, al di fuori delle due coste, invece l’impressione è che siano le visioni che contano, e che i votanti ne percepiscano il netto contrasto. L’America è stanca. Stanca di essere pater familias. Stanca di essere l’arbitro, il poliziotto ed il giudice mondiale.

Le guerre in Iraq ed Afghanistan (il cui prezzo – in vite – è stato in gran parte pagato con le vite dei figli della classe media e della fascia più povera) sono state costose ed inconclusive. L’economia ha traballato in parte. L’inflazione, sebben ora ridotta, ha colpito come sempre le classi meno abbienti. La sensazione di opportunità di crescita professionale ed economica è meno pronunciata di alcuni anni fa.

Insomma, un senso di malessere pervade la main street americana. Questo soprattutto negli stati rurali o post-industrializzati che, alla fine dei conti, decideranno il risultato. In questo contesto, la visione di Trump — antimmigrazione, di spesa pubblica domestica e non estera — trova grande interesse. Il concetto che lui esprime in “Make America Great Again” è quello di mettere in ordine le cose di casa, prima di tutto, e poi forse di gestire l’estero, ma solo se i partner ci mettono una bella fetta di soldi.

Il risultato si vedrà tra poche settimane, ma non illudiamoci che sia la guerra in Ucraina, la contrapposizione con la Cina o il diritto all’aborto che giocheranno il ruolo determinante. Quel ruolo spetterà alle rispettive visioni dei due candidati, e, alla fin fine, agli interessi del singolo votante.

Antonio Valla

Antonio Valla

Nato a Milano e formatosi tra l’Italia e la California, ha fondato nel 2009 la Valla & Associates, Inc., P.C., dopo aver creato la Gilliss Valla e Dalsin, LLP nel 1994. Specializzato in casi di contenzioso...

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