Domenico Ioppolo ha affrontato con un lucido ed articolato ragionamento, l’importanza di un uso appropriato di due vocaboli di grande moda nel linguaggio politico e ormai anche in quello comune, di questo nostro travagliato inizio del III millennio. (ndr. articolo pubblicato lo scorso 28 agosto).
Parliamo di Riformismo e Liberalismo
Due parole chiave per cercare di evitare, o per lo meno ridurre, il rischio di un escalation militare e non politica nella gestione del mondo contemporaneo.
Due parole magiche, usate troppo spesso a sproposito che rischiano di perdere importanza proprio per un loro utilizzo dissennato o, peggio, propagandistico.
Due parole che hanno rappresentato, probabilmente, le ragioni fondamentali poste alla base di un progresso civile e politico che indubbiamente, negli ultimi tre secoli, c’è stato, nonostante le barbarie accadute e che accadono ancora sotto i nostri occhi. E ci riferiamo non solo a quelle militari, ma anche a quelle sociali (l’aumento del livello di una disuguaglianza ormai inaccettabile tra i cittadini) e a quelle civili (una violenza di genere ormai inescusabile).
Valori di riferimento del socialismo liberale o liberal-socialismo
Uno straordinario e potente pensiero
Ripartiamo proprio di lì per questa breve rilettura di quello straordinario e potente pensiero. Il movimento fondato dai Rosselli nel loro esilio francese dopo l’evasione dal confino nell’isola di Lipari, si chiamava Giustizia e Libertà e il suo manifesto, pubblicato in lingua francese, si intitolava “Socialismo liberale”. In quel manifesto politico possiamo trovare spunti straordinari per la nostra difficile e controversa attualità. Se il centro-sinistra si pone come obiettivo quello di tornare ad essere un movimento maggioritario nel nostro Paese, deve, a nostro avviso, ripartire dai punti principali proprio del socialismo-liberale. Socialismo, perché una Sinistra democratica moderna – come ha scritto recentemente il Presidente della Fondazione Circolo Rosselli, Valdo Spini – deve porsi l’obiettivo dell’inclusione sociale. Liberale, perché lo sviluppo della società richiede il dispiegamento dello spirito di impresa e della spinta alla qualificazione personale.
“…ma invano si illusero gli oppressori di aver fatto la notte su quelle due fronti…”
Il tutto, in un quadro di sostenibilità ambientale, la sfida di questa nostra contemporaneità, già lanciata da Aurelio Peccei, anche lui partigiano nelle formazioni di Giustizia e Libertà. Il 19 giugno 1937, nella località termale della Bassa Normandia, Bagnoles de L’Orne, dei sicari dell’organizzazione terroristica appartenente alla Destra francese, la Cagoule, assassinavano a colpi di pugnale e di rivoltella Carlo e Nello Rosselli. I sicari erano in realtà dei mandatari del servizio segreto italiano, il SIM, che dipendeva dall’allora Ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano. Gli esecutori erano francesi, i mandanti italiani come hanno confermato le recenti ricerche di autorevoli storici come Mimmo Franzinelli. Ma come ha scritto Piero Calamandrei sulla lapide collocata sulla casa di famiglia dei Rosselli, in Via Giusti, a Firenze, “…ma invano si illusero gli oppressori di aver fatto la notte su quelle due fronti …” , il pensiero politico sul socialismo liberale non si estinse con la morte dei suoi due fondatori.
Efficienza ed equità del pubblico, etica della responsabilità collettiva del privato
Oggi, a distanza di quasi un secolo da quei tragici eventi, l’attualità del socialismo liberale rosselliano è evidente: “Efficienza ed equità del pubblico, etica della responsabilità collettiva del privato, è quanto di cui ha profondamente bisogno la nostra nazione. Sono i principi del socialismo liberale” ha scritto, sempre, Valdo Spini. Grazie dunque a Domenico Ioppolo che ci ha stimolato a tornare sulla storia potente dei fratelli Rosselli e del loro pensiero politico a cui questa testata si è sempre orgogliosamente richiamata.
Riccardo Rossotto