La storia dell’Afghanistan è – come quella di altre nazioni dell’Asia centrale – assai complessa e travagliata e le vicende che oggi devastano il Paese ne sono il più drammatico esempio. Per cercare di comprenderne – almeno per sommi capi – la evoluzione nel tempo e le relative motivazioni, limitandoci a quanto successovi dalla seconda metà del secolo scorso, ricordiamo che, sino al 1973, il Paese era governato da re Mohammed Zahir Shah della dinastia Barakai e che, in quell’anno, il Partito Nazionale Rivoluzionario dell’Afghanistan lo depose, costituendo la prima Repubblica dell’Afghanistan con a capo Mohammed Daud Khan repubblicano anticomunista. Questi venne ucciso nell’aprile 1978 nel corso della Rivoluzione del Saur (“Saur” significa aprile) operata dai seguaci del P.D.P.A. (Partito Democratico Popolare dell’Afghanistan) di ispirazione comunista marxista leninista, che portarono alla Presidenza della Repubblica il segretario del Partito Nur Mohammad Taraki e istituirono la Repubblica democratica dell’Afghanistan. Taraki venne ucciso nel settembre 1979 dai seguaci del suo vice Hafizullah Amin. Costui, sempre sostenuto dai sovietici, restò presidente della Repubblica Democratica per soli due mesi poiché, a seguito di una sua richiesta di aiuto agli Stati Uniti contro rivolte all’interno del Paese, venne ucciso da un commando sovietico; tale sua richiesta diede il motivo alla Russia di intervenire militarmente nell’Afghanistan il 27 dicembre per prevenirvi un intervento statunitense.

Amin venne sostituito alla presidenza della Repubblica da Babrak Karmal che vi rimase sino al novembre 1986 allorché fu destituito dai russi e sostituito con Mohammed Najibullah che riportò a Repubblica dell’Afghanistan il nome della nazione. Contro l’occupazione sovietica, nel nord del Paese si andò costituendo un gruppo di “Combattenti patrioti della jihad” (guerra santa) col nome di “Mujiaheddin”, sostenuti dagli Stati Uniti e dal Pakistan, che combatterono contro i russi sino al 1989. Nell’interno di questo gruppo, nel 1988, il miliardario yemenita Osama bin Laden formò, col nome di Al Qaeda (la “Base”), un gruppo terrorista, a connotazione fortemente fondamentalista islamico sunnita, che avrebbe poi compiuto l’attacco più dimostrativo contro gli Stati Uniti nel 2001.

Sotto la presidenza di Michail Gorbacev le truppe sovietiche lasciarono l’Afghanistan nel 1989, abbandonando il Paese in balia di gruppi terroristici di varia estrazione che si combatterono fra di loro sino al 1992, quando prevalse il gruppo dei Mujiaheddin, che costrinsero alle dimissioni il presidente della Repubblica Najibullah (che si rifugiò a Mazar i-Sharif sino al 1996, allorché fu ucciso da un commando di “Al Qaeda”) e istaurarono nel Paese il primo Stato Islamico dell’Afghanistan con Presidente Burhanuddin Rabbani. Questo Stato comprendeva soltanto il 10% del territorio dell’Afghanistan ma ciononostante venne riconosciuto in campo internazionale come rappresentante della nazione afghana. Il restante 90% del Paese restò in mano ai vari gruppi terroristici, sui quali si impose, nel 1994, quello dei Talebani (studenti del Corano) sotto la guida del mullah (esperto della storia dell’Islam) Mohammed Omar, che venne riconosciuto come rappresentante della nazione afghana da tre Stati (Pakistan, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti).

Iniziarono subito lotte tra Mujiaheddin e Talebani che portarono alla vittoria, nel 1996, di questi ultimi, che entrarono a Kabul e vi istituirono l’Emirato Islamico dell’Afghanistan con a capo il mullah Omar, una “Shura” (Assemblea) suprema” di 30 membri e sovranità sul 90% del Paese. I Mujiaheddin ripararono nel nord dell’Afghanistan, sotto la guida di Ahmad Shah Massud, confermando l’esistenza dello Stato islamico. In quel momento in Afghanistan esistevano contemporaneamente due Governi, uno “de jure” (quello di Massud) e uno “de facto” (quello talebano di Omar).

Nel 1998 il gruppo di Al Qaeda, che aveva stretto un patto di assistenza con i Talebani in funzione antiamericana, compì alcuni attentati contro le Ambasciate Usa di Nairobi in Kenia e di Dar es Salam in Tanzania, nel marzo 2001 distrusse i grandiosi monumenti a Buddha nella valle di Bamiyan (ritenuti idoli contrari alla legge islamica) e il 9 settembre riuscì a uccidere il capo dei Mujiaheddin Ahmad Shah Massud (cui successe il figlio Ahmed). L’11 settembre misero in atto i clamorosi attentati contro le Torri gemelle a New York e il Pentagono ad Arlington negli Stati Uniti dando motivo agli americani (insieme a contingenti di altre 49 nazioni della Nato riunite come Isaf International Security Assistancen Forces) di invadere l’Afghanistan alla ricerca degli attentatori e in sostegno dei Mujiaheddin contro i Talebani.

I Mujiaheddin con tale appoggio occuparono successivamente nei mesi di novembre e dicembre le città di Mazar i- Sharif, Kabul, Herat, Konduz, Jalalabar e Khandahar, donde fuggì in motocicletta (!) il mullah Omar riparando, coi suoi seguaci dell’Emirato, nel sud del Paese e nascondendosi nella provincia di Zabol ove poi mori di tubercolosi nel 2013). Anche il capo di Al Qaeda Osama bin Laden lasciò la sua sede di Tora Bora nelle Montagne bianche dell’Afghanistan orientale rifugiandosi in Pakistan a Abbottabad. Nello Stato Islamico dell’Afghanistan la “Loya Jirga” (Assemblea dei capi) sostituì, nel 2002, il presidente Rabbani con Hamid Karzaj (ad interim) che vi fondò la Repubblica Islamica dell’Afghanistan allestendovi anche un esercito nazionale. In quegli anni, in Siria, veniva proclamato lo Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (Isis Islamic State of Iraq and Syria) ad opera di Abu Bakr el-Baghdadi (che se ne proclamò Califfo e venne poi ucciso dagli americani con un drone in Siria nel 2019) e di Abu Mussab al-Zarkawi, con lo scopo di combattervi gli americani che avevano occupato l’Iraq l’anno precedente. Dopo un accordo con Osama bin Laden, l’Isis iniziò a compiere attentati anche in Afghanistan, ma l’accordo durò poco tempo per disaccordi operativi.

Nel maggio 2011 i Navy Seal americani riuscirono a uccidere (Operazione “Neptune Spear”) a Abbottabad Osama bin Laden, cui succedette, a capo di Al Qaedaù, Ayman al-Zawahiri. Nel 2013, a capo dell’Emirato Islamico succedette a Omar il mullah Aktur Mansur che durò in carica tre anni, ucciso da un drone americano, e sostituito dall’emiro Hibatullah Akundzada nominato “Guida suprema dei Talebani”. Nel 2014 al Governo della Repubblica islamica, Ashraf Ghani sostituì Karzaj e, nella provincia afghana del Khorasan, nacque un gruppo dell’Isis (gruppo K) che, al comando di Hafid Saeed Khan, iniziò a compiere attentati terroristici contro gli americani e i Talebani, considerati “impuri” e conniventi con gli Stati Uniti. Nello stesso periodo, all’Isaf.subentrò, per gli Stati Uniti, l’Rsm (Resolute Support Mission) in Afghanistan, a ranghi ridotti di uomini e mezzi. A causa degli attacchi sempre più frequenti dei Talebani contro le loro truppe, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nella seconda metà del 2017, autorizzò l’inizio di trattative segrete in Qatar con i capi talebani per il ritiro delle sue truppe dall’Afghanistan, trattative che sfociarono, nel febbraio 2020, nell‘Accordo di Doha stipulato fra Abdul Ghani Baradar a nome dello Emirato islamico dell’Afghanistan e Zalmay Khalilzad, di origini afghane, Rappresentante degli Stati Uniti all’ Onu. Questo accordo prevedeva, fra l’altro, il ritiro completo delle truppe degli Stati Uniti e della Nato dall’Afghanistan entro il 31 agosto 2021 a fronte della cessazione di ogni ostilità contro tali truppe da parte dei Talebani che avrebbero anche assicurato la fine di attacchi antiamericani da parte di gruppi terroristici: il Presidente Trump confermò l’impegno del ritiro di tutte le truppe dal Paese per quella data.

Il 2021 diviene un anno cruciale nella storia più recente dell’Afghanistan. Sotto la pressione dei Talebani, nel mese di agosto il presidente della Repubblica islamica Ashraf Ghani lascia il Paese riparando in Uzbekistan e fu sostituito da Amrullah Saleh, mentre l’esercito nazionale si dissolve. A Kabul entrano i Talebani di Hibatullah Akundzada e vi istaurano il secondo (dopo il primo del 1996 di Omar) Emirato Islamico dell’Afghanistan con Ghani Baradar come presidente e Akundzada come Guida suprema dei Talebani: solo a nord del Paese, nella valle del Panjshir, resistono contro di loro i Mujiaheddin di Massud.

Il 27 agosto militanti dell’ Isis K compirono un duplice attentato contro i Talebani all’Abbey Gate dell’aereoporto e contro gli americani al Baron Hotel di Kabul causandovi 170 morti: come ritorsione, due giorni dopo, gli americani uccidno due capi dell’Isis K. con un drone partito da Abu Dhabi. Il 30 agosto tutte le truppe Usa e Nato abbandonano totalmente l’Afghanistan, lasciando tutto il Paese (eccetto il Panjshir) in mano ai Talebani.

Il Presidente dell’Emirato Baradar aveva già intrapreso contatti informali con la Cina (interessata al controllo del Corridoio del Wakhar che la unisce all’Afghanistan attraversando un territorio pakistano, essenziale per il narcotraffico dell’oppio afghano) e con la Russia (cui interessa il controllo sulla Repubblica ex sovietica del Tagikistan con la quale l’Afghanistan confinava) ed è impegnato nel tentativo di formare un Governo nazionale inclusivo con rappresentanti di tutte le etnie presenti sul territorio, mentre Habitullah ripristina in tutto il Paese la legge coranica della Sharia e insieme preparano un attacco risolutivo contro i ribelli del Panjshir.      

Ma chi sono realmente i Talebani? Nacquero nel 1994 da un gruppo di giovani studenti (in arabo “talib”) provenienti da tribù di etnia Pashtun, che avevano studiato nelle scuole coraniche (“Madrase”) di Kandahar e si erano uniti allo scopo di ripristinare nel Paese la pace e la sicurezza dopo il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan e di richiamarlo all’osservanza della Sharia, sotto la guida del mullah Mohammed Shah Omar, leggendario combattente contro i russi (“Leone del Panjshir”). Inalberavano una bandiera bianca (opposta quella nera dell’ Isis e di Al Qaeda) che portava in mezzo la scritta della Shahadda (testimonianza di fede islamica cioè “Non c’è Dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo Profeta”) peraltro presente anche sulla bandiera nera dell’Isis. Essi prevalsero (1996) dopo un periodo di lotte interne , sui “Mujiaheddin” di Burhanuddin Rabbani e fondarono a Kabul il primo Emirato Islamico dell’Afghanistan con la guida del mullah Omar e di Hibatullah Hakundzada. Si ispiravano a un nazionalismo religioso islamico fondamentalista ed avevano, come obbiettivo principale, la restaurazione della “Sharia” nel Paese (differenziandosi in ciò dall’ideologia dell’Isis che mirava ad estendere la legge coranica in tutto il Medio Oriente) e si svilupparono politicamente appoggiandosi al Pakistan, giungendo ad avere un esercito di circa12mila uomini al comando di Mohammed Yagoob e di Sirajuddin Haggani. Estromessi dal governo del Paese dagli americani nel 2001, vi rientrano dopo il loro ritiro nel 2021, fondando il secondo Emirato Islamico dell’Afghanistan con la Presidenza di Abdul Ghani Baradar.

Dal punto di vista economico – oltre agli aiuti che venivano loro dal Pakistan – la maggiore loro risorsa è sempre stata la coltivazione intensiva e su larga scala dell’oppio che, seppur ufficialmente vietata, viene ovunque praticata con ingenti profitti del narcotraffico con l’estero. La vita di tutto il popolo talebano è basata sui rigidi principi coranici della Shura (“Assemblea”) e della Sharia ( la “Legge”) che, ad esempio,   prevedono, come obblighi, per gli uomini di portare la barba, il “kamiz” (lunga camicia bianca con maniche lunghe) e il “salwar” (pantaloni lunghi larghi); e per le donne di indossare fuori casa il “burqa” (abito di colore nero o blu che copre totalmente testa e corpo lasciando scoperti solo gli occhi), proibisce di avere contatti con uomini (anche medici) che non siano mariti, parenti o il “maharram” (guardiano indicato dalla famiglia), con divieto di lavorare fuori casa, di studiare, di guidare auto, moto e biciclette, di portare gioielli e cosmetici fuori casa. A tutti sono vietati il cinema e la televisione straniere, la fotografia, la musica occidentale, certi giochi (scacchi, calcetto, azzardo, taluni di carte); l’istruzione viene impartita solo in scuole coraniche e per i benestanti è imposta – oltre alle altre – la “zakat” , una tassa speciale religiosa. Per le trasgressioni sono previste la decapitazione (nei casi di tradimento della nazione) e la impiccagione (per i   casi di omicidio o stupro) , il taglio delle mani o delle gambe (nei casi furti gravi) e le scudisciate per gli uomini; e la lapidazione (nei casi di adulterio) e la fustigazione per le donne, pene tutte da esser eseguite pubblicamente. Queste norme, in vigore in Afghanistan sino al 2001, vennero abolite o attenuate durante l’occupazione americana del Paese, ma rischiano di essere ripristinate nel momento attuale dai Talebani integralisti.

Gustavo Ottolenghi

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