In quest’epoca di post- verità, dove però non si vuole dimenticare la realtà del passato affinché non sia mai più realtà nel futuro, l’ultimo romanzo per ragazzi “Ho visto i lupi da vicino” (ed. Piemme 2019, vincitore nel 2018 del premio letterario “Il Battello a vapore “) di Eliana Canova, giornalista e scrittrice, non stupisce ma incuriosisce ed affascina per la particolarità della tecnica narrativa improntata alla semplicità, alla scorrevolezza e all’introspezione. Di sicuro effetto nell’immaginario degli adolescenti, con la personalità ancora in formazione, ma con già maturata capacità critica. Pertanto l’abbiamo intervistata.

La prima domanda, Eliana, è quasi doverosa: perché hai scelto di ambientare il tuo racconto in una realtà storica così impegnativa – quale è la deportazione e lo sterminio di Ebrei, Sinti e Rom nei campi di Auschwitz/Birkenau – in un libro per ragazzi?

Perché è un periodo della nostra Storia recente molto particolare e che mi ha sempre interessato, sin dalle letture dei libri di Primo Levi. Né io né probabilmente i miei lettori lo abbiamo vissuto in prima persona, ma comunque non si può ignorare ed è studiato sui banchi di scuola. Io ho voluto elaborare nel libro una nuova chiave di lettura di questo pezzo di storia, ricordando anche lo sterminio dei rom e degli scinti, oltre a quello degli ebrei.

Ho notato che nel racconto usi termini di lingua tedesca, che contribuiscono a rendere ancora più reale l’atmosfera in cui si muovono i personaggi (Karl, Emma, Einsen). Il tedesco è per te una lingua familiare, essendo vissuta a lungo all’estero?

Il tedesco per me non è una lingua familiare, anche se l’ho studiato un po’ al liceo. Ho voluto usare questi termini – ricercati nei testi riportati nella bibliografia – in quanto le parole esprimono emozioni e contribuiscono a creare l’atmosfera narrativa, con la loro freddezza e durezza fonetica. Nei campi di sterminio venivano usati, per comunicare, veri e propri slangs, quasi una sorta di “esperanto” vista la mescolanza delle origini. Mi è sembrato pertanto opportuno riportare alla luce, nel mio libro, questi termini, quale memoria storica del periodo.

Molto particolare, nel tuo libro, il protagonismo assegnato al cane lupo Heisen, che fai parlare di sé in prima persona in ben tre capitoli. Perché questa scelta?

Nel racconto tre sono i protagonisti principali: Karl il ragazzino Rom, Emma la bambina ebrea italiana e Heisen, il cane lupo di una SS.  A lui ho affidato il protagonismo nella narrazione dei fatti più cruenti avvenuti nel lager, quale l’attacco alla colonia dei Rom, per una questione di neutralità, per evitare di categorizzare tra buoni e cattivi. Per me, come nel mio primo libro, è comunque molto importante il rapporto che si viene ad instaurare, nei vari contesti e nelle diverse epoche storiche, tra l’uomo e l’animale.

Nel tuo libro, fai dire a uno dei personaggi che peggio delle SS sono i cani delle SS e che se in genere i cani sono i migliori amici dell’uomo, ad Auschwitz sono i peggiori. Tuttavia, questi cani- soldato si rapportano con le persone in maniera positiva o negativa a seconda di un’alchimia che si viene a creare tra l’uomo e l’animale (i due cani delle SS hanno un ruolo fondamentale nel lieto fine del racconto).  Mi permetto di suggerire che nella tua scelta di riconoscere a dei cani il ruolo di co-protagonisti, abbia influito il tuo amore per gli animali e, forse, anche lo splendido rapporto che hai creato con il tuo cavallo.

Un’ultima domanda. Nel tuo libro si toccano molti temi: l’amicizia, il rispetto, la lealtà, ma anche la fame, la fatica, la paura, la solitudine.  Quali emozioni vorresti creare e quali riflessioni vorresti sollecitare in coloro che leggono il tuo libro?

Nel mio libro si toccano tutti questi temi, ma la parola chiave nel messaggio che intendo trasmettere ai miei lettori è “resilienza”, intesa come speranza, voglia di combattere e di sopravvivere. “Auschwitz” oltre ad un luogo fisico, può essere anche uno stato mentale e molti nella vita, purtroppo, per motivi vari, si ritrovano a vivere degli “Auschwitz “, seppur in senso figurato.  Quindi è importante, soprattutto tramite la lealtà (anche verso sé stessi) e l’amicizia, non arrendersi e reagire con coraggio alle avversità ed alle ingiustizie, senza mai perdere la speranza nel futuro. Questo è il messaggio che vorrei fosse trasmesso con il mio libro, messaggio sempre valido ed importante in ogni epoca e per tutti, in particolare per i ragazzi.

Liliana Perrone

Liliana Perrone

Consulente legale di Intesa Sanpaolo

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