Geograficamente la Palestina è un territorio del Vicino Oriente compreso tra il Mar Mediterraneo a ovest, il fiume Giordano e il Mar Morto a est, l’Egitto e il Mar Rosso a sud e la Siria e il Libano a nord. Politicamente è costituita – oggi – da due territori fisicamente separati, la Striscia di Gaza (“Gaza strip”) che confina a nord e a est con Israele, a sud con l’Egitto e a ovest col Mar Mediterraneo; e la Cisgiordania che confina a est con la Giordania e a sud, nord e ovest con Israele. Il 78% della Palestina storica è controllato oggi da Israele e il 22% dall’ Autorità Nazionale Palestinese. La sua popolazione è oggi complessivamente di 9.900.000 abitanti.

L’inizio della storia della Palestina può farsi risalire addirittura al 30.000 a.C. quando era abitata da uomini primitivi. Nel CXIV secolo (14.500) a. C. risultava occupata da tribù nomadi di Natufiani e nel LXX secolo (7.000) a.C. vi erano giunti dalla penisola arabica i Cananei semiti. I loro primi insediamenti urbani avvennero nella Palestina nel LX secolo (6.000) a.C. (Ebla e Gerico). Gli Ebrei giunsero in Palestina nel XXXIII secolo (3.800) a.C. con Abramo, provenienti dalla Mesopotamia ittita e si installarono nel sud del paese cacciandone i Cananei. Nel XXXV secolo (3.500) a.C. il territorio fu occupato dagli Hyskos (popolo di origine egiziana) che costrinsero gli Ebrei a riparare una prima volta in Egitto.

La Palestina venne conquistata nel XII secolo (1.200) a.C. dai Filistei che avevano a loro volta battuto gli Hyskos e fu ripresa nel secolo successivo (1.100) a.C. dagli Ebrei di Giosuè che erano fuggiti dall’Egitto. Questi cacciarono i Filistei con Saul che divenne il primo re di Israele. Nel X secolo (933) a.C. il suo reame venne diviso dal re Roboam in due Regni, quello di Giuda al sud e quello di Israele al nord.

Gli Assiri conquistarono il regno ebraico di Israele nel IX secolo (830) a.C. e ne deportarono gli abitanti nella loro capitale Ninive in Mesopotamia. Gli Assiri vennero poi sconfitti nel VI secolo (597) a.C. dai Babilonesi di Nabucodonosor che conquistarono anche l’altro regno ebraico di Giuda, diventando padroni dell’intera Palestina e a loro volta ne trasferirono gli abitanti ebrei a Babilonia. Il re persiano Ciro sconfisse i Babilonesi dopo due anni e consentì agli ebrei della tribù di Giuda di ritornare nelle loro terre.

I Persiani furono cacciati dalla Palestina nel IV secolo (332) a.C. dai Macedoni di Alessandro Magno ed a costoro subentrarono i Re della dinastia Seleucide che vi restarono sino al II secolo (129) a.C.. I Macedoni furono espulsi dagli ebrei Maccabei che a loro volta furono sconfitti dai Romani di Pompeo nel I secolo (64) a.C. Terminata con questi l’era precristiana, nel I secolo (27) d.C. Augusto, fondatore dell’Impero romano, ne incorporò la Palestina come Provincia “Syria Palaestina”. L’Impero venne diviso nel IV secolo (325) in una parte occidentale (Impero Romano d’occidente) e una parte orientale (Impero bizantino d’Oriente) e la Palestina venne a fa parte di quest’ultima seguendone le sorti sino al VII secolo (637). Gli Arabi mamelucchi egiziani (sultani Fatimidi, Omeaiadi,Selgiucidi) occuparono la Palestina e ne tennero il possesso sino al XIII secolo (1291) con la parentesi tra il 1099 e il 1291, periodo in cui nel territorio dominò il Regno crociato di Gerusalemme, instaurato da Goffredo di Buglione dopo aver sconfitto i Seleucidi.

I sultani mamelucchi rientrarono in possesso della Palestina a seguito della vittoria del sultano curdo Salah ad Din (Saladino) contro i Crociati a Hattin (1187) e di quella definitiva del sultano Ashraf Khalil a S.Giovanni d’Acri (1291). I sultani mamelucchi vennero cacciati dalla Palestina dai Turchi ottomani nel 1517 (battaglia di Khan Younis) che instaurarono in tutto il Vicino Oriente un Impero che sarebbe durato per 400 anni sino al 1917. La Palestina ne divenne parte come Provincia (“Peleshet”) dei “Vilajet” (circoscrizioni) di Beirut e di Damasco, composta dei “Sangiaccati” (distretti) di Gerusalemme, di Nablus e di Akka e tale rimase anch’essa sino al 1917. Nel luglio 1914 scoppiò la Prima Guerra mondiale che vide i Turchi (alleati degli Imperi centrali Austria-Ungheria, Germania e Impero ottomano) impegnati in guerra contro i britannici che facevano parte dell’”Intesa” (Francia, Regno Unito , Impero russo).

Alla fine del conflitto con la vittoria di quest’ultima, ebbero luogo due prese di posizione contrastanti sul destino della Palestina da parte del Governo di Sua Maestà britannica, che avrebbero avuto gravi conseguenze sino ai giorni nostri. Nel 1915 questo Governo promise ai Turchi (Accordo Mac Mahon/ Husajin) l’indipendenza dell’Egitto e l’istituzione nel Vicino Oriente di una grande Nazione araba (comprendente implicitamente la Palestina). Poco dopo però (8.10.1917) lo stesso Governo prometteva agli ebrei ( Dichiarazione del suo Ministro degli Esteri lord Balfour) l’istituzione di un”focolare ebraico” nella stessa Palestina, creando le basi per tutte le reciproche rivendicazioni e le guerre fra i medesimi destinatari. La Società delle Nazioni nel 1922 non assegnò però a nessuno dei due popoli il territorio palestinese, ma lo destinò come “Mandato” (istituto in base al quale un soggetto “mandatario” si impegna a compiere atti giuridici per conto di un altro “mandante”) alla Gran Bretagna, specificando che il termine usato “focolare” non andava inteso come “Nazione” (come avevano inteso gli ebrei) ma come “regione”.

A seguito degli incontri che si succedettero nel 1920 alla fine della guerra (febbraio Londra, aprile Sanremo, agosto Sévres) venne stabilita la assegnazione dei Mandati sull’Impero ottomano sconfitto tra le Potenze vincitrici con la definizione dei rispettivi confini: alla Gran Bretagna spettarono l’Iraq e la Transgiordania (con la Palestina) e alla Francia il Libano e la Siria. Questa suddivisione venne confermata dalle stesse Potenze nel 1923 nel Trattato di Losanna. La mandante Gran Bretagna iniziò, dal 1933, a favorire la immigrazione nel territorio palestinese di ebrei che fuggivano dalla Germania nazista a seguito delle leggi antisemitiche che vi erano state instaurate. Questa immigrazione (“Grande Aliyah” ebraica) divenne massiccia nel 1939 (inizio Seconda guerra mondiale) provocando continui conflitti con la popolazione locale araba. Questa situazione con cambiò in Palestina durante il conflitto e, perdurando sempre più violenti questi conflitti, nel 1947 la Gran Bretagna restituì all’ O.N.U. (subentrata alla Società delle Nazioni nell’ottobre 1945) il Mandato palestinese.

Nel novembre 1947 l’O.N.U., con la Soluzione 181, stabilì la spartizione della Palestina in due Stati, uno arabo e uno israeliano (più una zona internazionale, Gerusalemme) secondo i confini stabiliti nel Trattato di Sévres. Questa spartizione fu accettata da Israele che, nel maggio 1948 con il suo Primo Ministro Ben Gurion, proclamò la nascita dello “Stato di Israele” ma non venne accettata dagli arabi che diedero inizio alla Prima guerra arabo israeliana, durata dallo stesso maggio 1948 al marzo 1949. Al suo termine venne firmato a Rodi un armistizio fra Israele e gli Stati arabi coinvolti nel conflitto (Egitto, Libano, Giordania, Siria) con il quale venivano assegnati a questi ultimi la Cisgiordania, la valle della Bekaa libanese e la parte occidentale del Sinai (con Gaza).

In questo modo tutta l’antica “Syria Palaestina” romana veniva ad essere completamente smembrata. I territori assegnati vennero delimitati da Israele con una Linea denominata “Verde” (dal colore della matita usata per tracciarla) che sarebbe stata rispettata sino al 1967. A questa Prima guerra tra arabi e israeliani ne seguirono nel tempo, altre tre (1956 crisi di Suez, 1967 “guerra dei sei giorni, 1973 “Kippur”). In quel periodo sorsero anche alcune organizzazioni politico -militari palestinesi (1959”Al Fatah” La giovane, 1964 la Organizzazione per l a Liberazione della Palestina, O.L.P. ; 1987 “Hamas” Spirito combattente: e 1993 l’Autorità Nazionale Palestinese A.N.P) che avrebbero segnato la storia delle lotte nel territorio sino ad oggi. La rappresentanza ufficiale del popolo palestinese rimase all’O.L.P.

Gli arabi diedero vita anche alle sanguinose “Intifade” (Rivolte popolari) nei territori occupati da Israele (Prima Intifada 1987/1993 ; Seconda 2000/2005; Terza 2015). Le tre guerre terminarono con Trattati di pace sostenuti dagli Stati Uniti firmati a Washington fra Israele ed Egitto nel marzo 1979 ( a seguito degli Accordi stabiliti a Camp David – U.S.A.-nel 1978), e fra Israele e Giordania nell’ottobre 1994. Nel settembre 1993 furono firmati a Oslo una serie di importanti accordi tra Israele e O.L.P. che portarono, tra l’altro, alla divisione del territorio palestinese in tre parti di cui una assegnata all’O.L.P. (Zona A), una a Israele (Zona C) e una ancora all’O.L.P. (Zona B) sotto controllo di Israele per la sicurezza interna. Venne anche concordato il ritiro delle truppe israeliane dai territori palestinesi occupati.

Frattanto, il Presidente dell’O.L.P. Arafat aveva dichiarato la fondazione dello “Stato di Palestina” nel novembre 1988 (Questo sarebbe stato riconosciuto come “Stato osservatore permanente” ( e quindi non “membro”) nel novembre 2012 dall’Assemblea dell’O.N.U. con la Risoluzione 67/19, riconosciuto tale da 145 Stati sui !93 facenti parte dell’Assemblea). Una condizione di estrema insicurezza si verificò nei territori divisi a causa di due fatti : il mancato ritiro delle forze israeliane dai territori occupati e il conflitto apertosi fra le due organizzazioni palestinesi di Hamas e di Al Fatah per la spartizione del governo dei territori assegnati all’O.L.P. Questa lotta intestina terminò a seguito della vittoria riportata da Hamas nelle elezioni legislative del 2006 indette dall’A.N.P. nei territori palestinesi di Cisgiordania e Striscia di Gaza che portò al governo della prima Al Fatah e della seconda Hamas. Da quel momento Hamas (che aveva acquisito maggior potere militare rispetto ad Al Fatah) incrementò le sue incursioni terroristiche su Israele che rispose con una violenta “Operazione Piombo fuso” (dicembre 2008/ gennaio 2009) nella Striscia di Gaza.

Si è così giunti ai giorni nostri. Il 7 ottobre 2023 Hamas sferrò un proditorio attacco a Israele nell’estremo sud del suo territorio ( “Operazione Al Aqsa”) al quale l’esercito di Tel Aviv rispose prontamente con l’”Operazione Spade di ferro” invadendo e bombardando pesantemente la Striscia di Gaza. Poco dopo ( 1/12/2024) Israele invase anche il sud del Libano (“Operazione Grappoli d’ira”) a seguito dei continui attacchi di razzi portatogli dalle milizie sciite islamiste di Hezbollah (“Partito di Dio”) dall’inizio dell’anno. Tutte queste operazioni sono attualmente ancora in corso e la situazione politico-militare della Palestina appare sempre più di difficile soluzione.

Occorre comunque ricordare che lo “Stato di Palestina” dichiarato nel novembre 1988 e riaffermato nel 2012 dal Consiglio Nazionale Palestinese non è e non può essere riconosciuto ufficialmente e formalmente come “Stato sovrano”in base alla Convenzione di Montevideo del 1933 sui “ Diritti e Doveri fra gli Stati americani”, recepita dalla O.S.A. (Organizzazione degli Stati Americani) nel 1948 e dall’ O.N.U. nel 1960. Essa afferma che uno Stato può essere riconosciuto come “sovrano” dal Diritto internazionale se dispone di “un territorio definito, una popolazione permanente in esso, un Governo e un esercito e che abbia la capacità di relazionarsi autonomamente con altri Stati sovrani”, requisiti tuttora non tutti in possesso dello Stato di Palestina dichiaratosi tale nel 1988.

Gustavo Ottolenghi

Redazione

La redazione de L'Incontro

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *