VOX, Osservatorio italiano sui diritti, in collaborazione con le Università di Milano, Bari, Roma e con il Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano, ha pubblicato la IV edizione del progetto denominato “Mappa dell’Intolleranza” in Italia, relativo al periodo marzo-maggio 2019.

Esso individua l’andamento dell’odio che colpisce soprattutto alcune categorie quali migranti, musulmani, ebrei. Per quanto riguarda l’odio verso i migranti registra un 15% in più rispetto allo scorso anno (il 66,7% sul totale dei “tweet” negativi). Esso rappresenta il 32% sul totale dell’avversione. Tale proporzione significa in pratica che un “hater” su tre si scatena contro lo “straniero” migrante.

L’intolleranza verso gli ebrei – di fatto quasi inesistente sino al 2018 – registra in questo anno un 6,4% (il 76,1% sul totale dei “tweet” sugli ebrei), mentre l’intolleranza verso i musulmani registra un netto aumento (6,9%), cioè il 74,1% sul totale dei “tweet” sui musulmani.

Pertanto il 57,59% dei “tweet” colpisce le tre categorie dei migranti, dei musulmani e degli ebrei prefigurando atteggiamenti e disposizioni di forte intolleranza contro persone considerate “aliene”, mentre nello scorso anno la percentuale si attestava sul 36,92%

Nella drammatica classifica dell’odio “on-line” si posizionano anche le donne, stabili nel mirino degli haters (+ 1,7% di tweet negativi rispetto al 2018), ma più colpite in tandem con le persone omosessuali, in occasione di attacchi concentrici, instillati da eventi locali o internazionali forieri di polemiche, quali il Convegno delle famiglie a Verona o le diatribe sulle famiglie arcobaleno.

I gay però sono l’unica categoria risparmiata dagli haters, con una diminuzione del 4,2% dei tweet negativi. Segno, anche, del cambiamento culturale prodotto dall’approvazione della legge sulle unioni civili e dalle tante campagne di sensibilizzazione.

La Mappa dell’Intolleranza palesa alcune evidenze assai significative del clima che si respira nel Paese”, spiega Silvia Brena, giornalista e co-fondatrice di VOX-Osservatorio italiano sui Diritti. “La prima, riguarda l’impatto che il linguaggio e le narrative della politica hanno sulla diffusione dei discorsi d’odio. La mappatura di quest’anno è volutamente coincisa con la campagna elettorale per le Europee e la correlazione, mostrata soprattutto nella rilevazione dei picchi di intolleranza, appare chiara. La seconda riguarda il ruolo dei social media, ormai corsia preferenziale di incitamento all’intolleranza e al disprezzo nei confronti di gruppi minoritari o socialmente più deboli. Il numero esiguo di caratteri che compone un tweet o un post infatti consente (o addirittura favorisce) la diffusione e la condivisione di pensieri e atteggiamenti idiosincratici, a maggior ragione se garantiti dall’anonimato”.

Altrettanto significativa poi appare la correlazione tra odio sui social e messaggi della politica: sono le prime evidenze emerse analizzando i picchi di aggressività contro migranti, ebrei e musulmani e confrontandole con i post dei politici. E’ in corso uno studio, con Amnesty International, che grazie al progetto Barometro dell’odio sta analizzando i profili dei politici su Facebook: i risultati di tale rilevazione verranno comparati con quelli registrati dalla Mappa.

“I dati emersi dalla Mappa mostrano una drammatica correlazione tra il linguaggio dei politici – rappresentanti o candidati alle elezioni Europee – sempre più caratterizzato da toni intolleranti e discriminatori con l’aumento dei tweet razzisti e xenofobi”, spiega Marilisa D’Amico, co-fondatrice di VOX, prof. Ordinario di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano. “Ciò non solo sembra creare un clima culturale sempre più ostile al “diverso”, ma legittima la diffusione dei discorsi d’odio lesivi dei principi di uguaglianza e di solidarietà, ai quali è ispirata la nostra Costituzione. Le parole d’odio, che si moltiplicano sul web, si traducono in scelte politiche e normative che hanno un’incidenza sui diritti dei migranti in arrivo e sulle fondamenta dello Stato di Diritto.

La conseguenza più allarmante è che oggi sembra bastare un tweet del Ministro dell’Interno per chiudere i porti italiani alle navi che ospitano individui richiedenti protezione, potenzialmente titolari di un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione: il diritto d’asilo (art. 10, comma 3 Cost.).”

Quanto alla distribuzione geografica dei tweet di odio, la concentrazione si verifica soprattutto nelle grandi città:

  • Antisemitismo: Roma
  • Disabilità: Milano, Napoli, Venezia
  • Islamofobia: Bologna, Torino, Milano, Venezia
  • Omofobia: Milano, Napoli, Bologna, Venezia
  • Sessismo: Milano, Napoli, Firenze, Bologna
  • Xenofobia: Milano

“L’odiatore non è più l’anonimo che lancia il sasso di un tweet e poi nasconde la mano. Oggi vuole farsi riconoscere!” – spiega Vittorio Lingiardi, professore ordinario di Psicologia Dinamica presso l’Università La Sapienza di Roma.

“Cosa possiamo fare? Individuare il disagio e incontrarlo nel dialogo. La Mappa dell’Intolleranza permette di individuare le zone in cui l’odio è maggiormente diffuso. Questo ci consente di attivare campagne preventive sia attraverso l’elaborazione di materiali didattici e formativi, sia attraverso interventi nelle scuole e incontri allargati con le realtà territoriali”.

Di fronte a tale scenario è necessario agire su più fronti: una qualche forma di auto-regolamentazione da parte dei social appare più che urgente. Soprattutto da parte di Facebook qualcosa si sta facendo, ma è ancora poco. Un secondo fronte, fondamentale, è la prevenzione. Per questo, nel 2018 e nell’anno in corso VOX Diritti ha intensificato i suoi progetti nelle scuole, per educare i ragazzi al linguaggio dell’inclusione, anche per combattere fenomeni di cyberbullismo. Il risultato, è la campagna #Ispeakhuman, lanciata a inizio maggio su Facebook e Instagram, i cui contenuti, video, gif, post, sono stati pensati e realizzati dai ragazzi del Liceo Bottoni di Milano e dell’Università Cattolica. La campagna ha registrato un enorme successo (più di 200 mila visualizzazioni), a conferma della necessità di creare contro-narrazioni efficaci per combattere i discorsi d’odio.

Dunque, che fare? Ripartire dall’educazione civica, ritrovare i valori fondanti del patto sociale alla base delle nostre democrazie. Nella consapevolezza che trasformare i ragazzi in cittadini è compito difficile. Ma è la vera, grande sfida per costruire un futuro a misura di uomo.

Bruno Segre

Bruno Segre

Avvocato e giornalista. Fondatore nel 1949 de L'Incontro

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *