LE ORIGINI DELLA MINIERA

Il giacimento solfifero di Cabernardi, nel Comune di Sassoferrato (Ancona), viene dato in concessione nel 1887 alla stessa Società che opera nella vicina miniera di Percozzone.

La miniera è molto fruttifera; infatti, in dieci anni, dal 1889 al 1899, sono estratte circa 65.000 tonnellate di zolfo.

Nel 1899 le due miniere di Percozzone e Cabernardi sono acquistate dalla Società Miniere Solfare Trezza e Albani (dal nome dei due soci), che migliora l’attività estrattiva, con l’aumento della produzione e del numero dei minatori, che passano da circa 200 a circa 300 nel 1904.

Nel 1917 le due miniere sono acquisite dalla Società Generale per l’Industria Mineraria Montecatini, che migliora le tecniche estrattive. Nel 1920 i minatori sono 840.

Fino all’avvento del fascismo i minatori lottano per migliorare sia le condizioni di lavoro che la retribuzione. L’Italia è il secondo Paese produttore ed esportatore di zolfo, dopo gli USA.

La miniera di Cabernardi è la più produttiva d’Italia ed occupa oltre 2.000 lavoratori. Nei pressi dell’impianto è allestito un villaggio per ospitare i minatori che vengono da lontano e le loro famiglie, che arriva a contare oltre 3.000 persone.

 

LA LOTTA DEI MINATORI NEL DOPOGUERRA

Nel secondo dopoguerra la produzione di zolfo a Cabernardi aumenta pur diminuendo il numero dei minatori. Pertanto, l’aumento produttivo è ottenuto ‘sfruttando’ il lavoro dei minatori, che sono costretti ad aumentare il ritmo lavorativo attraverso il ‘cottimo’ peraltro necessario per integrare il salario mensile di base di appena 33.000 lire.

Inoltre, l’antiquato sistema produttivo causa anche forti esalazioni di anidride solforosa, che producono danni alla salute sia dei minatori, molti dei quali accusano malattie professionali, che della popolazione locale.

Nel 1950 per supportare i minatori, si costituisce a Pergola il Comitato cittadino per la difesa della miniera, composto dai rappresentanti dei Partiti, dei Sindacati e delle associazioni produttive, commerciali ed anche religiose locali, con lo scopo di sensibilizzare il Governo, le autorità locali e la popolazione sul problema della miniera.

Il 2 luglio 1950 si svolge la Prima Conferenza di produzione di Cabernardi, convocata dai Sindacati, dalla Commissione interna e dal Consiglio di gestione della miniera, che chiede alla Montecatini di attuare un piano di ricerca di nuovi giacimenti solfiferi perché la miniera si sarebbe esaurita in pochi anni, causando il crollo dell’economia della zona.

Inoltre, i minatori chiedono: il miglioramento delle condizioni di lavoro; l’aumento della retribuzione; l’abolizione del ‘cottimo’. Poiché la Montecatini ignora le richieste, i lavoratori decidono di scioperare, rimanendo all’interno della miniera, dove tengono assemblee per esaminare i vari problemi. Per ritorsione, la direzione della miniera, per indebolire la protesta, riduce del 10% le retribuzioni.

Dopo 10 giorni di sciopero, durante i quali i minatori ricevono molte attestazioni di solidarietà, la Montecatini è costretta ad avviare le trattative con i Sindacati. Così, il 12 luglio 1950 si firma un accordo in base al quale i minatori ottengono l’aumento delle retribuzioni, la riforma del ‘cottimo’ e l’adozione dell’orario massimo di lavoro di 28 ore la settimana. Però la Montecatini non si impegna né ad ammodernare gli impianti né ad attuare un programma di ricerche di nuovi giacimenti solfiferi. Pertanto, nel 1951 inizia a ridurre il numero dei lavoratori perché la miniera si sta esaurendo.

In seguito alle pressioni sia del Comune di Pergola che del Comitato cittadino per la difesa della miniera di Cabernardi, il Ministero dell’Industria e del Commercio, nel dicembre 1951, apre a Pergola un ufficio dell’Ente Zolfifero Italiano-EZI per la ricerca di nuovi giacimenti zolfiferi nella zona.

Il 20 aprile 1952, dato che le ricerche non sono ancora iniziate, si svolge a Pergola il Convegno degli zolfi, che sollecita l’EZI ad iniziare al più presto le ricerche.

Il 25 aprile 1952 si svolge a Cabernardi la Seconda Conferenza di produzione nella quale si discute soprattutto delle condizioni di sicurezza sul lavoro.

 

L’OCCUPAZIONE DELLA MINIERA

Il 6 maggio 1952 la Montecatini presenta un rapporto nel quale illustra il graduale esaurimento del giacimento zolfifero di Cabernardi e di conseguenza afferma la necessità di ridurre l’attività estrattiva e quindi il numero degli occupati, che sono circa 1.400. Annuncia che 860 minatori saranno licenziati il 16 maggio ed altri in seguito, in concomitanza con la progressiva riduzione dell’attività estrattiva, fino alla chiusura della miniera.

Il Governo invia dei funzionari degli Uffici provinciali del lavoro per aprire dei ‘cantieri scuola’ per accogliere i licenziati. Invia anche un nutrito contingente di Carabinieri ed un Reparto Celere della Polizia per mantenere l’ordine pubblico.

Nelle assemblee sindacali tenutesi l’8 ed il 9 maggio 1952, i minatori decidono di scioperare ad oltranza contro i licenziamenti.

L’11 maggio 1952 si svolge a Sassoferrato un convegno sindacale interprovinciale per decidere le modalità della lotta. Alcuni giorni dopo, una delegazione di minatori, accompagnati dai Sindaci dei Comuni della zona e da alcuni Deputati marchigiani, incontra il Ministro dell’Industria e Commercio e chiede: la revoca dei licenziamenti; lo stanziamento dei fondi per avviare le ricerche di nuovi giacimenti zolfiferi; la costituzione di una Commissione per verificare la tesi della Montecatini sull’esaurimento della miniera; l’osservanza da parte della Montecatini delle normative sulla sicurezza del lavoro.

Il 18 maggio 1952 a Cabernardi si svolge una manifestazione unitaria contro i licenziamenti, alla quale partecipano circa 5.000 persone.

Inizia la vertenza sindacale sui licenziamenti con la Montecatini, che ben presto interrompe le trattative.

Il 28 maggio 1952, alla notizia della rottura delle trattative, durante il turno pomeridiano, i 176 minatori che lavorano nella galleria al 13° livello, a più di 500 metri di profondità, rifiutano di uscire dalla miniera, che viene così ‘occupata’. Altri 161 lavoratori scioperano all’esterno, presidiando l’accesso alle gallerie.

Lo stesso giorno, la Montecatini affigge un manifesto nel quale giustifica i licenziamenti perché è molto vicino l’esaurimento del giacimento zolfifero.

Inizia un duro confronto tra i minatori, sostenuti dai Sindacati, dalla popolazione della zona e dalle Autorità locali, civili e religiose, e la Montecatini.

I minatori organizzano nella galleria occupata riunioni nelle quali discutono del futuro della miniera ed elaborano proposte per il suo rilancio produttivo.

Lo sciopero-occupazione ha un grande risalto sui giornali sia locali che nazionali.

Il 2 giugno 1952 il Comitato cittadino per la difesa della miniera pubblica un manifesto nel quale confuta la tesi della Montecatini sull’esaurimento del giacimento.

Intanto, la Montecatini notifica 550 licenziamenti ad altrettanti lavoratori.

Il Ministro dell’Industria invia a Cabernardi una Commissione che propone ai minatori di terminare l’occupazione della miniera ed alla Montecatini di trasformare i licenziamenti in ‘sospensione dal lavoro’. I Sindacati CISL e UIL accettano la proposta, ma non la CGIL.

L’8 giugno 1952 la DC e la CISL ritirano i propri rappresentanti nel Comitato cittadino per la difesa della miniera (costituito a Pergola nel 1950), accusando il PCI e la CGIL di speculare sulla lotta dei minatori. In questo modo, si rompe l’unità dei lavoratori.

Intanto, i minatori continuano l’occupazione delle gallerie ed il presidio delle vie di accesso alla miniera. Si svolgono molte manifestazioni di solidarietà con gli scioperanti, ai quali sono inviati denaro, alimenti ed altri beni di necessità.

Il 12 giugno 1952 si svolge a Cabernardi una grande manifestazione indetta dalla CGIL, che propone: di attuare la rotazione dei lavoratori nei vari turni di lavoro; di dare ai lavoratori una integrazione economica per sopperire alla riduzione dell’orario di lavoro; di avviare subito nella zona le ricerche per scoprire nuovi giacimenti di zolfo. I minatori che occupano la miniera fanno sapere che non usciranno finché non saranno accolte le richieste della CGIL.

Il 23 giugno 1952 si svolge, in una galleria a oltre 500 metri di profondità, la Terza Conferenza di produzione, nella quale si denuncia l’infondatezza delle tesi sostenute dalla Montecatini.

Intanto, il Sindaco di Pergola pubblica una ‘lettera aperta’ nella quale spiega che il licenziamento di tanti lavoratori metterà in crisi l’economia locale.

Il 4 luglio 1952 si concludono le trattative sindacali con la Montecatini, che decide di sospendere i licenziamenti.

La mattina del 5 luglio i lavoratori escono dalla miniera dopo circa 40 giorni di occupazione.

Nei giorni seguenti, la Montecatini invita i 550 minatori che devono essere licenziati a trasferirsi volontariamente in un’altra miniera, ricevendo il compenso di 25.000 lire. Inizia un’accesa discussione tra i lavoratori in merito all’accettazione della proposta. Alla fine, 440 lavoratori accettano il trasferimento. Successivamente, l’attività estrattiva è gradualmente ridotta nella miniera di Cabernardi, che è chiusa nel 1960.

Giorgio Giannini

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *