La libertà di espressione è un argomento che apre discussioni infinite indirizzate verso orizzonti imprevedibili.
Discutere di libertà e di religioni, in particolare quelle monoteistiche, può essere un azzardo.
Cosa c’è di libero in una religione monoteistica che afferma di essere l’unica portatrice di verità, verità sostenuta da dogmi indimostrabili? C’è solo la libertà di aderirvi o no, libertà che nel tempo non sempre è stata possibile.
La religiosità dell’individuo dovrebbe esercitarsi in ambito strettamente personale, individuale; invece la religione fu organizzata da una gerarchia per ragioni di potere e non per ragioni spirituali, attribuendosi il diritto di fare proseliti con tutti i mezzi anche quelli illeciti.
Iniziare a concedere alla religioni una sorta di extraterritorialità  per difenderle dalla satira, significa dimenticare che la religione è un potere e come tale potrebbe/dovrebbe essere sottoposto a critica anche satirica come tutti i poteri in una democrazia.
E’ un errore di prospettiva innalzare la religione al di sopra della dialettica democratica. E’ un errore perchè si tenta di cancellare dalla memoria i danni che la religione organizzata ha fatto speculando sull’ignoranza delle masse.
Invece di indietreggiare, le società democratiche dovrebbero impegnarsi in una diffusione di cultura e di integrazione che sole possono portare a un dialogo proficuo nel rispetto delle diversità che sono sacrosante.
Molti anni fa, ero ancora operativo, a Genova, sui mezzi pubblici della città, e apparve questa pubblicità:
LA CATTIVA NOTIZIA E’ CHE DIO NON ESISTE
QUELLA BUONA E’ CHE NON NE HAI BISOGNO.
Come è facile  immaginare si scatenò il finimondo. Protestarono i cattolici, protestarono gli atei che temevano censure, un sindacato autonomo dei conducenti di autobus propose l’obiezione di coscienza, e un parlamentare fece un esposto all’antitrust per pubblicità ingannevole.
Sotto questa tormenta la concessionaria dei mezzi urbani sospese la pubblicità appellandosi all’art. 10 del codice di Autodisciplina Pubblicitaria. Secondo l’A.D. della concessionaria il messaggio offendeva la sensibilità religiosa.
La vicenda stava per finire davanti al Giurì dell’Autodisciplina. Una mattina ricevetti una telefonata da uno piccolo studio di Genova, non associato, che mi chiedeva lumi. Spiegai le procedure del Giurì, suggerii di cercarsi un avvocato, e a richiesta diedi anche la mia opinione.
Dissi che: appellarsi alla presunta offesa della sensibilità religiosa poteva essere una strada molto scivolosa perché, a parte gli atei che non si sa quanti siano, in una società multietnica e multireligiosa le sensibilità religiose sono tante e difenderne una significava doverle difendere tutte, a scapito della libertà di espressione. Valeva la pena creare un precedente?

In merito all’accusa di pubblicità ingannevole suggerivo di chiedere a chi aveva formulato l’accusa di dimostrare

                            l’esistenza di Dio.

Le religioni monoteistiche non reggono la critica perchè sanno che nei secoli la spiritualità ha ceduto il passo alle logiche del potere e come tutti i poteri reagisce male alle critiche eretiche o blasfeme innescando crociati o  disperati usati come carne da macello.
Nel caso dell’Islam sarà bene che L’Occidente rifletta sul ruolo che ha interpretato e sulle conseguenze che questo ruolo ha provocato in medio-oriente. Al Qaeda, Isis, il Califfato, i lupi solitari non sono arrivati  dal nulla.
La Storia è un flusso continuo di eventi concatenati fra loro che producono effetti in tutte le direzioni anche in quelle che non immaginiamo.
Libera Chiesa in Libero Stato non significa che la religione di quella chiesa non può essere toccata dalla critica anche satirica. Se oggi invece di Francesco ci fosse Alessandro VI Borgia con tutto il codazzo di concubine e figli, la satira andrebbe a nozze e se qualche fedele invasato tentasse di accoltellare qualcuno, la satira dovrebbe autocensurarsi?  Il punto è questo: se deroghi una volta a un principio non puoi più affermarlo e inizi a cedere un pezzo della tua libertà.
C’è sempre un non detto quando si parla di religione: religione dal latino religio religionis è un complesso di credenze sentimenti, riti che legano un individuo o un gruppo umano con ciò che esso ritiene sacro, in particolare la divinità.
Quindi il vincolo non si estende a coloro che credono in altri riti, altri dogmi, altro Dio.
In conclusione, temo che il laicismo quando è chiamato ad affrontare il terreno scivoloso della religione abbia un comportamento reverenziale, pronto a qualche concessione e cedimento.
Credo che questo atteggiamento abbia a che vedere con l’attuale condizione di debolezza delle democrazie intimorite dalle minacce interne e esterne. Ma questo è un altro terreno di discussione..
Fidelio Perchinelli

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