L’opera “La Juive” (l’Ebrea) fu rappresentata a Torino nel 1885, circa 150 anni fa. Ora il Teatro Regio presenta il capolavoro musicale di Fromental Halévy (che compose una quarantina di opere) su libretto di Eugenio Scribe nel testo originale francese, che in 5 atti, dura ben 4 ore, dal 21 settembre al 3 ottobre 2023.

Amore, famiglia e potere religioso nel contrasto tra ebraismo e cattolicesimo

L’opera “La Juive” appartiene al genere francese del “Grand Opera” cui si riferirono anche autori italiani come Rossini. La trama, ambientata ai tempi del Concilio di Costanza (primo decennio del 1400), gioca tra amore, interessi di famiglia e strumenti di potere religioso nel contrasto tra ebraismo e cattolicesimo. Protagonista è Rachel, allevata come ebrea dal padre adottivo Eleazar, innamorata del principe cattolico Leopold, già legato alla principessa Eudoxie. Eleazar cerca vendetta contro gli avversari religiosi tramite Rachel, ma incorre nel martirio con lei su condanna del Cardinale Brogni, che in realtà è il vero padre della fanciulla. In definitiva si tratta di una storia d’amore in un periodo storico caratterizzato dall’antisemitismo diffuso in ogni ambiente.

Una sfida tra religione e fanatismo

“La Juive” è una vicenda complicata perché Rachel ama Leopold che si professa ebreo, ma è cattolico. Musicalmente è un’opera ammirata da Wagner e Mahler per la fantasia melodica, i grandiosi brani d’assieme e la maestria nell’orchestrazione. Imponente la scenografia che occupa l’intero palcoscenico e al cui fondo campeggia un verso di Lucrezio sulla facciata della Cattedrale. Bravissimi i cantanti Mariangela Sicilia (Rachel), Gregorio Kunia (Eleazar), Piotr Buszewski (principe Leopold). Direttore d’orchestra Daniel Oren e Stefano Poda regista della coreografia. Lo spettacolo attira non solo per la musica, ma per la sfida tra religione e fanatismo, cioè su un fenomeno di allarmante attualità.

Bruno Segre

Bruno Segre

Avvocato e giornalista. Fondatore nel 1949 de L'Incontro

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