Il tema della “guerra fredda” è di stretta attualità, dato il ribollire di sintomi di aspro contrasto tra potenze mondiali (USA, Russia e Cina) che riportano l’orologio della storia a ciò che avvenne negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale. La particolarità della situazione attuale rispetto a quella di allora è stata ben espressa da Riccardo Rossotto nel primo dei suoi tre interventi che sono in programma a Torino, presso il Circolo dei Lettori.
A gennaio è stato infatti affrontato il tema: “Dalla vittoria contro il nazi-fascismo alla costruzione del muro di Berlino. Eisenhower, Stalin, Churchill: i più grandi statisti del tempo, da alleati ad avversari”. Ed è proprio questo l’argomento centrale della approfondita relazione di Rossotto: come è stato possibile che potenze alleate sino a pochi mesi prima, unite nello sforzo eroico e sanguinoso di sconfiggere la Germania nazista ed i suoi alleati, nel giro di pochissimo tempo siano divenuti irriducibili nemici, al punto da far temere che una nuova e disastrosa guerra nucleare sarebbe scoppiata di lì a poco?
La ragione vera, al di là delle pur profonde differenze di visioni politiche e di caratteri personali dei tre protagonisti, fu la questione territoriale, nel senso che l’Unione Sovietica, dopo essere andata vicina al tracollo negli anni dell’invasione della Germania nazista, era ora, nel 1945, in piena campagna di riconquista sia di quella parte del proprio Paese che era stata invasa dalle armate del Terzo Reich, sia di quei territori, con essa confinanti, che la Germania aveva occupato e che ora venivano liberate dall’Armata Rossa: come la Polonia, l’Ungheria, la Bulgaria, i Paesi Baltici.
La questione divenne scottante allorché le truppe sovietiche iniziarono a occupare anche il territorio della Germania, cioè di quella che sarebbe poi diventata la Germania Est, con il problema ulteriore della città di Berlino, l’ex capitale tedesca. La divisione della Germania in due stati sottoposti all’influenza dei sovietici, da un lato, e degli alleati USA, Gran Bretagna e Francia, dall’altro, divenne quindi inevitabile.
L’obiettivo di trasformare l’alleanza militare in un’intesa politica e diplomatica che garantisse il mondo contro il pericolo di nuove guerre per aprire un’era di pace naufragò quindi in poco tempo. Peraltro, nonostante il concreto rischio che la guerra nucleare scoppiasse per davvero, grazie alla bomba atomica, appena messa a punto dagli scienziati ed utilizzata per la prima volta contro le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, i tre uomini di stato furono consci della necessità di evitare la disfatta reciproca e la fine del mondo e per anni si instaurò quella che poi venne chiamata, appunto, la “guerra fredda”.
Una guerra – non guerreggiata (almeno direttamente tra le grandi potenze che si affrontarono in vari angoli del globo in conflitti nei quali esse avevano il ruolo di fiancheggiatori e/o alleati) che durò molti anni sino a giungere al momento più drammatico con la crisi di Cuba del 1962.
Questo è appunto il tema del secondo incontro: “Dai missili a Cuba all’elezione di Reagan. Kennedy e Krusciov, Nixon e Breznev: la pace del mondo è sempre più in bilico”. Il rischio è quindi continuato sino a quando, alquanto inaspettatamente, uno dei due protagonisti, l’Unione Sovietica, non ha retto alla propria crisi interna, tema che verrà affrontato da Rossotto nel terzo incontro: “Il dissolvimento dell’Unione Sovietica e la caduta del muro di Berlino. Da Breznev a Gorbaciov, da Reagan a Bush Senior”.
Con l’inevitabile conclusione i cui effetti giungono sino a oggi: “E adesso? Le nuove geo-mappe e la revisione della governance dell’Onu in un mondo ormai multilaterale”. Una serie di interessanti conferenze che coniugano il rigore storico, nel quale Riccardo Rossotto eccelle, alla nuova visione del mondo che stiamo vivendo quotidianamente, con notevole preoccupazione, soprattutto in considerazione del fatto che gli uomini al potere oggi non appaiono neppur lontanamente paragonabili ai tre loro grandi predecessori.
Alessandro Re