Il suo nome è un ossimoro. Groenlandia significa “terra verde”, mentre quasi il 90% del suo territorio, peraltro privo di boschi e foreste, è coperto dai ghiacci. Dell’isola, che appartiene poco più che formalmente alla Danimarca (ma che in realtà gode di un’ampia autonomia, tanto da essere uscita dalla UE e da avere una propria moneta), si sta parlando molto in questi mesi, dopo alcune ripetute dichiarazione di Donald Trump. Il Presidente degli USA ha più volte affermato che la Groenlandia dovrebbe essere sotto il controllo degli Stati Uniti o, addirittura, esservi annessa. Il nostro storico collaboratore Gustavo Ottolenghi ha dedicato alla “Terra verde”, di cui la grande maggioranza sa poco o niente, un intervento particolarmente articolato e istruttivo.
Milo Goj
La Groenlandia (“Gronland” terra verde in danese, “Kahaallit Nunaat” terra dei Kalaallit, gruppo di eschimesi Inuit, in groenlandese) è la più grande isola del mondo con una estensione di 2.166.000 km quadrati (seconda è la Nuova Guinea con 785.000 e terza il Borneo con 743.000 km quadrati) di cui l’87% è costituito da un manto di ghiaccio dello spessore medio di 8 metri. Si trova a nord del circolo polare artico, tra l’Oceano Atlantico a sud e l’Oceano glaciale artico a nord, affacciata al Canada a sud-ovest e all’Islanda a sud est. Non ha confini terreni se si esclude quello col Canada nel minuscolo isolotto di Hans (1,3 km quadrati) situato nel Canale di Nares che separa la Groenlandia dal Canada.
Questo isolotto è attualmente un “condominio a sovranità condivisa” tra queste due Nazioni, così stabilito – dopo una lunga disputa fra di loro – con il Trattato di Ottawa (2022) – che ne fissava il confine. Dal 1814 la Groenlandia fa parte del Regno di Danimarca e nel 1979 ottenne, dalla Regina Margrete II, l’autonomia, sotto il controllo della Danimarca per quanto concerne la sua politica estera e le sue attività militari, espletato tramite un Alto Commissario nominato dal Governo di Copenhagen. Nel 1973 la Danimarca entrò a far parte della C.E.E. (Comunità Economica Europea poi Unione Europea dal 1992) ma la Groenlandia se ne distaccò nel 1985, andando ma costituire, l’anno dopo, il Comitato Artico con altre otto Paesi (fra cui il Canada e l’Islanda).
Nella Groenlandia non esistono boschi, foreste, né terreni arabili o da pascolo, per cui la sua economia si basa pressoché esclusivamente sulla pesca e sul suo commercio, anche se possiede minerali (ferro, piombo, zinco, tantalio, scandio), metalli (uranio, oro, platino), giacimenti di petrolio e di gas naturale e anche terre rare (neodimio, disprosio, terbio e promezio). L’estrazione dell’uranio era iniziata nel 1990 nel sito minerario di Kvanefjeld (comune di Kujalleq ) uno dei più ricchi al mondo di tale metallo e di ossidi di terre rare, ove era stato allestito un villaggio di minatori.
Il sito venne chiuso nel 1983 e anche tutti gli altri analoghi furono abbandonati a causa della decisione del Governo di non proseguire nell’opzione dello sfruttamento dell’energia nucleare, e del divieto successivamente imposto alla loro estrazione (2009) dal Partito ecologista “Inuit Ataqatiglit” allo scopo di prevenire l’inquinamento del suolo. Sull’isola non ci sono linee ferroviarie né stradali e le comunicazioni interne sono assicurate lungo le coste da barche, battelli e, nell’interno, da slitte asservite a cani “Labrador”, elicotteri e piccoli velivoli della locale Compagnia aerea “Air Iceland”. Voli internazionali sono effettuati dall’altra Compagnia “Air Greenland” fornita anche di Airbus per i rapporti con il continente.
La moneta in corso in Groenlandia è la Corona danese il cui rapporto con l’Euro è pari a 0,134. La popolazione dell’isola è di 14.800 abitanti di cui 29.000 si trovano nella capitale Nuuk situata sulla sua costa occidentale che è la più densamente popolata. Quivi si trovano le altre principali città groenlandesi, Qaanaq, Sisimiot, Maniiysaq, Upernawik, Illulissat, Quaqartq, Aasiaat, Tasillaq , Kangerlussnaq e Norsarsuaq ,ciascuna delle quali è dotata di un piccolo aeroporto. Sulla costa orientale si trovano poche cittadine, Kulusuk, Scoresbjsund, Daneborg e Scoterbjaund. Nei pressi della città di Qaanaq esiste, dal 1953, l’aeroporto internazionale di Thule (Thule Air Base) affittato agli Stati Uniti per la somma di 300.000 dollari /anno, ma con sovranità danese.
Nel 1954 gli U.S.A. avevano ottenuto il permesso di allestire -a 200 miglia dalla base di Thule – una base militare di ricerca (“Camp Fistelench”) per studiare il comportamento di materiali e tecnologie alle rigide temperature artiche. Essa venne chiusa nel 1960 e, in virtù di un nuovo accordo col Governo danese, fu sostituita nello stesso luogo da un’altra base U.S.A. (”Camp Century”) facente parte del “Progetto Iceworm” istituito allo scopo di verificare la possibilità di lanciare missili in territorio russo durante il periodo della guerra fredda. Questa base era situata 9 metri sotto la coltre di ghiaccio, alimentata da un reattore nucleare e da un generatore a gasolio.
Anche questa base venne chiusa (1967) ed è attualmente adibita a scarico di materiali tossici e radioattivi. Nel 2023 il Governo U.S.A, ottenne da quello danese il permesso di istituire un’altra base militare di sensori di sorveglianza e controllo spaziale (Pituffik Space Base) nelle vicinanze dell’omonima città.
Nella capitale Nuuk si trova una Università (Groonlands Universitet in danese e Illimatusarfik in groenlandese) che ospita 600 studenti nell’annesso Campus. Il Parlamento groenlandese (Landsting in danese e Inatsisartut in groenlandese) è attualmente composto da 31 membri (più due suoi rappresentanti ufficiali a quello danese) e l’Alto Commissario nominato dal Re Federico X è Mikaela Engell. A seguito delle ultime elezioni (12 marzo 2025) nel Parlamento sono rappresentate 5 coalizioni di cui la prima formerà il nuovo Governo. Il primo posto è stato conquistato dal “Demokraatit Party” social – liberale di centrodestra forte del 29.9 % dei consensi, il cui leader Jens Frederik Nielsen avrà il compito di formare un nuovo Governo di coalizione in successione a quello in carica, sconfitto, di Mute Egede.
Al secondo posto si è classificato il Partito nazionalista populista “Naleraq” di Hans Enoksen che ha ottenuto il 24% dei consensi; al terzo è giunto il Partito ambientalista di sinistra “Inuit Ataqatiglit” (Inuit uniti) di Mute Bourup Egede ( che era al governo dal 2021) con il 15% dei consensi ; al quarto è arrivato il Partito socialdemocratico “Simiut” (Avanti) di Erik Jensen con il 14% dei consensi; e al quinto si è classificato il Partito “Atassut” (Solidarietà) di Finn Karlsen con il 7,39 dei consensi. (La clamorosa sconfitta del Partito Inuit (perdita di consensi dal 21% ottenuto nelle elezioni del 2023) sembra da imputarsi alla invisa riforma dei limiti alle quote della pesca introdotte dal Premier Egede nel 2020).
Tre di questi Partiti (Inuit, Nalerq e Simiut) sono fieramente indipendentisti mentre gli altri sono più cauti verso tale decisione in considerazione anche della proposta fatta dal Presidente U.S.A Donald Trump di “farli diventare più ricchi se si appoggiassero agli Stati Uniti” (2024). Storicamente l’isola venne occupata dal 3000 a.C. da popolazioni “Inuit” (Uomini) provenienti dal continente americano (Alaska) e, nel 900 a.C. fu invasa dai Norreni (Vichinghi, Varieghi e Normanni) popolo di navigatori, esploratori e guerrieri giunti dalla Scandinavia europea. Con questi, nel 985 a.C. giunse in Groenlandia il norvegese Erik Thorvaldsson (soprannominato “il Rosso” dal colore dei suoi capelli) cacciato dalla Norvegia e dall’Islanda con l’accusa di due omicidi, e vi fondò le due prime colonie di Vesterbygd (a est) e di Osterbygd (a ovest). Nel 1126 d.C. a Garoar venne fondata la prima Diocesi cattolica (oggi dipendente da quella di Copenhagen) e, nel 1261 vi giunsero i primi Commissari del Re norvegese Haakon Haakonsen che assunse la prima sovranità straniera dell’isola.
Allorché, col Patto di Kalmar del 1397, la Norvegia, la Svezia e la Danimarca si unirono, la Groenlandia rimase sotto il loro dominio congiunto sino al 1814, anno in cui – a seguito della separazione tra i tre regni – l’isola venne attribuita alla Danimarca come sua colonia. Una disputa sorse nel 1868 fra Danimarca e Stati Uniti che accampavano diritti sull’isola, ed essa venne risolta nel 1916 con il riconoscimento del possesso della Groenlandia alla Danimarca in cambio della cessione dei danesi delle loro isole nelle Indie occidentali (oggi Isole Vergini) a favore degli Stati Uniti. In quello stesso anno la Danimarca ottenne il riconoscimento del suo possesso della Groenlandia da parte della Gran Bretagna, della Francia, dell’Italia e del Giappone e il Governo danese trasformò lo stato di “colonia” dell’isola in sua “Contea (Amt) d’0ltremare”. Durante la Seconda Guerra mondiale (1939/1945) la Danimarca (e quindi anc he la Groenlandia) passò sotto il dominio del III Reich tedesco.
Alla fine del conflitto l’isola tornò in possesso del Regno danese. Nel 1946 gli Stati Uniti tentarono nuovamente di impossessarsi dell’isola, offrendone l’acquisto alla Danimarca per la somma di 100 milioni di dollari, ma l’offerta venne respinta dal Primo Ministro danese Knut Kritensen. Il 20/7/1953 lo stato di “Contea” della Groenlandia venne sostituito dal Governo danese con la definizione dell’isola come “parte integrante dello Stato di Danimarca”. In tale veste essa venne a far parte, nel 1973, della C.E.E, da cui si distaccò autonomamente nel 1985 andando a costituire, con altre otto Nazioni, il Consiglio Artico.
Il 1979 fu l’anno in cui la Groenlandia ottenne dalla Danimarca l’“autonomia interna” e la costituzione di un proprio Parlamento e di un proprio Governo (con le limitazioni già accennate). Un referendum interno “non vincolante” effettuato nell’isola il 26/11/2008, diede come esito il 75% dei voti popolari a favore della richiesta della sua indipendenza dal Regno di Danimarca e tale aspirazione è tuttora presente nella popolazione insulare.
L’interesse degli Stati Uniti per il possesso dell’isola non era cessato nel corso degli ultimi venti anni e, nell’agosto 2019, Donald Trump, candidato per la seconda volta alla Presidenza U.S.A., espresse pubblicamente l’interesse del suo Paese ad “acquisire” la Groenlandia. Questo rinnovato interesse era motivato dalla necessità che gli Stati Uniti avevano di controllare le rotte di comunicazione dell’Artico e soprattutto di entrare in possesso delle riserve di minerali e di Terre rare presenti sotto la coltre di ghiaccio dell’isola, indispensabili al progresso tecnologico del Paese (catalizzatori, turbine, radar, sistemi satellitari, batterie ricaricabili, fibre ottiche, computer, apparecchiature medicali).
Secondo il Geological Survey of Denmark and Greensland di Copenhagen, nel 2023 esistevano in Groenlandia, sotto la coltre di ghiaccio ,36 milioni di tonnellate di niobio, 6 milioni di tonnellate di grafite, 235 migliaia di tonnellate di litio, 106 migliaia di tonnellate di rame oltre ad altre centinaia di tonnellate di platino, molibdeno, tantalio e titanio. L’ iniziativa di Trump non sortì l’esito sperato per cui egli – divenuto Presidente degli U.S.A. per la seconda volta nel gennaio 2025 – nel Discorso sull’Unione (“l’America è tornata”) che tenne il 3/5/2925 davanti al Congresso, espresse la sua intenzione di agire “in un modo o nell’altro” per annettere la Groenlandia ( e, contestualmente , per riprendere il Canale di Panama e per fare del Canada il 51° Stato degli Stati Uniti).
A tale obbiettivo la Ministra di Stato danese Mette Frederiksen rispose definendo “assurda” ogni ipotesi di cedere l’isola; il leader del Partito groenlandese “Inuit” Mute Egede affermò che “la Groenlandia non è assolutamente in vendita”; il Direttore della Banca di Groenlandia Martin Kviesqaard dichiarò che “la Groenlandia si sta preparando all’indipendenza dalla Danimarca e solo dopo prenderà le proprie scelte in campo economico”; e il prossimo Capo del Governo dell’isola Jens Frederik Nielsen dichiarò che “non appena l’isola sarà divenuta autosufficiente verrà proclamata la sua autonomia da qualunque decisione della Danimarca”. In questa situazione il futuro della Groenlandia appare alquanto incerto e problematico.
Gustavo Ottolenghi