Dopo la fase di sondaggio sia bilaterale che trilaterale, i partiti che dovrebbero costituire la coalizione “Ampel”, il semaforo, cioè i socialdemocratici, i rossi, i Liberali, i gialli, ed i Verdi, hanno redatto una bozza di accordo su 10 importanti punti programmatici.
Questa veloce intesa prelude ad un negoziato del contratto di coalizione che comincerà immediatamente, dopo l’approvazione di quanto già fatto dai negoziatori da parte dei relativi competenti organi di partito.
Le squadre che hanno partecipato ai negoziati, che sono stati definiti, forse in modo restrittivo “sondaggi”, hanno espresso un fondamentale senso di soddisfazione per i risultati raggiunti che rappresentano la difficile sintesi di programmi e punti di partenza spesso diametralmente opposti. Inoltre, si è fatto rimarcare che hanno aperto una nuova fase di confronto politico, con un nuovo stile, con le tre parti che si confrontavano, anche duramente, senza far pesare eccessivamente i punti di disaccordo, nel rispetto delle reciproche posizioni supportate dal voto popolare, ma sempre cercando di capire la posizione altrui e le affinità di programma. Questa novità non è poco rilevante per la politica tedesca che ha sempre avuto nelle passate coalizioni un partner di maggioranza, egemone quasi, verso il partner “junior”. Questo nuovo stile di confronto, che speriamo si estenda velocemente anche alla società civile ed al mondo economico, ha pure contraddistinto la discussione riguardo i temi europei. Se nel passato, soprattutto ma non solo, per i negoziati sul clima, i forti lobbisti tedeschi hanno cercato di bloccare decisioni a Bruxelles, il nuovo Governo intende perseguire una politica proattiva, riformatrice e completamente europeista. Ci sono stati dei punti “conditio sine qua non” per tutti i partiti, alcuni di bandiera, altri di sostanza, tanto per citarne qualcuno il rifiuto del generale limite di velocità sulle autostrade per i liberali, come pure l’approvazione di una politica per le case popolari e per il calmieramento degli affitti per Verdi e socialdemocratici, ma anche in questi casi è prevalso l’interesse generale più che quello di elettorale. Certamente, trattandosi di un compromesso, le classi dirigenti dei partiti dovranno rispondere alle presumibili critiche degli scettici all’interno dei loro schieramenti e probabilmente organizzare delle consultazioni allargate alla base.
Cosa esce da questo passaggio intermedio, cui seguirà la stesura di un contratto di coalizione e la richiesta di fiducia in Parlamento? La prima considerazione è che il tappo è saltato, i freni politici e psicologici allentati. L’uscita di scena della Cancelliera (e del suo partito dai negoziati di Governo) ha fatto emergere, più velocemente di quanto forse ci si potesse aspettare, tutta la volontà di cambiamento latente da tanto, forse troppo tempo, nella società tedesca: modernizzazione, semplificazione, innovazione in un’ottica di giustizia sociale. In quale direzione si intende modernizzare e cambiare la Germania? Come verrà finanziato il mastodontico impegno alla modernizzazione, alla digitalizzazione ed alla transizione energetica? Quale sarà il ruolo della Germania nel complesso scacchiere geopolitico? Forse analizzando il documento di accordo, seppur in tempi ristretti, possiamo già trarre alcune conclusioni.
Vediamo quindi i punti di discussione su cui si è trovato l’accordo:
- Stato moderno e “risveglio” digitale
- La protezione del clima in un’economia di mercato socio-ecologica
- Rispetto e opportunità nel moderno mondo del lavoro
- Rendere la sicurezza sociale a misura del cittadino
- Opportunitá per i bambini, famiglie forti e la migliore educazione per tutta la vita
- Promozione dell’innovazione per raggiungere una nuova competitività
- Offensiva per l’edilizia e gli alloggi accessibili e sostenibili
- Libertà e sicurezza, uguaglianza e diversità nella democrazia moderna
- Investimenti nel futuro e finanze pubbliche sostenibili
- La responsabilità della Germania per l’Europa e il mondo
La scelta delle parole, che spero in italiano rendano equamente il senso che esse hanno nella lingua tedesca, non è casuale. Per prima cosa sembra che in tutto il documento si voglia dare il senso di uno Stato al servizio dei cittadini, per rendere loro la vita più semplice e confortevole. Si vuole certamente combattere il senso di un certo “appisolamento delle istituzioni”, le quali hanno pervaso ogni attività sociale ed economica di eccessiva burocratizzazione, con un apparato che non sembrava al servizio dello sviluppo quanto della conservazione dello status-quo. Si individuano alcuni mezzi che dovrebbero permettere l’opportuna e tanto agognata modernizzazione: la digitalizzazione, l’estensione della formazione delle persone a tutto il loro ciclo lavorativo, il controllo e riorganizzazione dell’attività legislativa anche con moderni strumenti quali la block-chain, ma soprattutto un diverso mind-set degli apparati amministrativi orientati al servizio dei cittadini e la riorganizzazzione delle funzioni sia a livello centrale che nel rapporto con i Länder. Si fanno inoltre due considerazioni, fondamentali per capire quanto il definitivo contratto di governo rispetterà le premesse: la prima che la società tedesca, inserita in un mondo globale, è in continua evoluzione, quindi si deve agire in modo proattivo, e non reattivo, per offrire a tutti delle opportunità e contemporaneamente tutelare i deboli, e la seconda che la transizione energetica, ineluttabile dato i catastrofici eventi, il risultato elettorale e le recenti sentenze della Suprema Corte tedesca in merito alla conservazione dell’ambiente, va inserita in un contesto di economia socio-ecologica. Quindi, da una parte, si accetta il concetto che la società tedesca non sarà completamente indipendente nelle sue decisioni e nel suo futuro, ma deve proattivamente governare sia i processi interni che internazionali.
Rimane il forte impegno a ridurre le disuguaglianze sociali, come da tradizione già collaudata, però sembrerebbe che si intendano perseguire maggiormente politiche attive che istituire sussidi generalizzati. In particolare, l’impegno ad aumentare il numero degli alloggi, l’enfasi sulla formazione, l’allargamento dei diritti civili, la flessibilizzazione equa e controllata dei contratti di lavoro negoziati sempre più localmente tra le parti e non imposti centralmente, l’incentivazione dell’innovazione e la protezione ed il supporto ai modelli di business delle PMI, vero motore dell’economia tedesca. Non manca naturalmente il capitolo della giustizia sociale e del welfare, con presumibili sostanziali cambiamenti del sistema pensionistico, come pure un grande capitolo sulla libertà, la sicurezza e la diversità nella democrazia moderna, ivi incluso il fenomeno migratorio.
Il programma sembra veramente imponente e ad ora non trapelano analisi sull’impatto finanziario, sia in termini correnti che di investimenti. È stato ribadito, come prevedibile, che. Come da punto fermo per i liberali dell’FDP, le tasse non verranno aumentate e rimarrà il vincolo costituzionale sul bilancio statale sul deficit e sull’aumento dell’indebitamento: non poteva peraltro essere altrimenti perché un così significativo cambiamento alla Legge Fondamentale, così si chiama la Costituzione, non avrebbe mai raggiunto, dati i risultati elettorali, una maggioranza nelle due Camere. Tuttavia, si ha l’impressione che tale vincolo non costituirà un impedimento per l’attuazione del programma. Il Cancelliere (ormai si può dire così) che sarà Olaf Scholz, è il massimo esperto, assieme alla sua squadra, per risolvere questi problemi sia a livello interno che europeo. “Ach ja”, e sì, l’Europa. Sembra che sia suonata la sveglia per una società che per certi versi ha dormito nel prendersi le sue “responsabilità per l’Europa e il mondo”. Non si può certo dire che la politica ufficiale del passato non sia stata più che europeista: nei momenti di grande crisi la Germania ha sempre risposto “presente”. Si è spesso tuttavia avuto l’impressione che le potenti lobbies tedesche abbiano arrestato un processo di integrazione e modernizzazione dell’Unione, condizionando a favore di alcuni settori economici le decisioni verso il passato piuttosto che orientarle al futuro. Nel documento sottoscritto appare evidente come si voglia assumere maggiore rilevanza nella definizione delle politiche comunitarie ed allo stesso tempo condizionare le scelte interne alla politica europea: “definiremo gli interessi tedeschi alla luce degli interessi europei”, si scrive. Il ruolo di guida deve essere basato sui principi fondanti di democrazia, libertà e sussidiarietà e sull’implementazione di moderne infrastrutture digitali, ferroviarie, energetiche e di una rete di ricerca comune, finanziata adeguatamente per raggiungere e mantenere livelli di eccellenza. Non manca una frase di rassicurazione agli alleati ed in particolare alla Francia: non confondiamo il ruolo di guida con un’egemonia che è fuori da ogni discussione. Si vuole concordare il percorso con i partners, si vuole essere ognuno singolarmente e tutti assieme ancor più forti per combattere grandi sfide, nei settori della difesa, della sicurezza, della migrazione.
Se alle affermazioni seguiranno i fatti, potremo senz’altro dire che il nuovo Governo vuole sviluppare una comprensione comune del ruolo della Germania nel mondo.
Il tappo è saltato, il motore è in moto, il cuore geografico del continente sembra battere più europeo che mai.