Nicola Ceauşescu, presidente della Romania e segretario del Partito Comunista Romeno, fu giustiziato alle ore 16 del 25 dicembre 1989 da un plotone di tre soldati a cui fu dato il compito di fucilare lui e la moglie Elena.
Fino a quel momento, per 22 anni, aveva inflitto al suo popolo una tra le più feroci dittature del Novecento europeo. La tragedia appariva però una farsa in occidente che, per premiare la sua autonomia dall’Unione Sovietica, chiuse entrambi gli occhi di fronte alle violenze che egli perpetuava sulla popolazione. L’occidente, infatti, ha mantenuto con il dittatore normali rapporti diplomatici, politici ed economici.
Una delle più feroci dittature del Novecento europeo
Nicola Ceauşescu e sua moglie Elena che si fregiavano del titolo di Amato Leader e di Madre Eroina, erano arrivati al potere attraverso l’uso del terrore e dei ricatti. E si vantavano delle loro frequentazioni con i presidenti degli Stati Uniti. Nel 1969 Richard Nixon, nel 1975 Gerald Ford, non esitarono a omaggiarlo a Bucarest, così come Jimmy Carter lo ospitò alla Casa Bianca. Con altri capi di stato e di governo, la coppia esibì riconoscimenti diffondendo nel Paese fotografie che li ritraevano in loro compagnia. Una beffa per un popolo tenuto alla fame, al freddo e al buio. Costretto a lunghe file e a tessere annonarie per mangiare, sempre che non si protestasse, e prestando molta attenzione con chi si parlava, per non incorrere nel carcere duro quando non nella morte.
Ruta Sepetys è autrice di romanzi di successo
Un assaggio di quella che era vita nell’inferno romeno viene dal bel romanzo Il cielo non ha catene della lituana Ruta Sepetys, edito in Italia da Garzanti. La scrittrice, autrice di romanzi di successo, attraverso la storia di alcuni personaggi, racconta le tragedie di popoli, tra cui il lituano, vissuti sotto le dittature comuniste. Nel suo romanzo d’esordio Avevano spento anche la luna, del 2011, ha portato alla luce il genocidio attuato dall’Unione Sovietica nei confronti delle popolazioni baltiche.
Un romanzo di denuncia
Il cielo non ha catene segue la stessa vocazione alla denuncia degli altri romanzi. In questo caso, la storia è raccontata in prima persona dal sedicenne Cristian, uno studente appassionato di filatelia, che ha venduto clandestinamente a uno straniero un francobollo romeno molto raro. In cambio ha ricevuto un pagamento in valuta straniera. Un dollaro che qualcuno ha consegnato alla Securitate, la polizia politica di Ceauşescu. Cristian scopre di essere stato scoperto quando il preside di scuola, uomo della Securitate, lo denuncia. “Sei colpevole di commercio illegale e sarai perseguito”.
Tra informatori e ricatti
Un brivido scuote il corpo del sedicenne Cristian, che si vede fare una proposta: diventare a sua volta un informatore. Il dollaro con il quale è stato pagato il francobollo appartiene a un suo coetaneo Dan Van Dorn, figlio di un diplomatico americano presso la cui casa la madre di Cristian fa la donna delle pulizie. La consegna è quella di diventare amico del giovane americano che gli ha comprato il francobollo e carpire dalla frequentazione della casa più informazioni politiche possibili. Naturalmente, per il bene della sua famiglia, padre, madre, sorella e nonno, Cristian accetta, anche di fronte alla possibilità di avere medicine per il nonno malato di leucemia.
Una società dove tutto era illegale
Da quel momento il ragazzo entra in un incubo, dal quale invano cercherà una via di uscita che gli salvi la coscienza. Il nonno, vedendo le medicine delle quali prima era privo, sospetta subito che in casa ci sia una spia, esprimendo il suo disgusto per chiunque esso sia. Inoltre il ragazzo fa la corte a una sua compagna di scuola, Liliana, che ben presto ricambierà le sue attenzioni. Insieme, si trovano anche a bere (di nascosto) una Coca-Cola, rimediata chissà come, con scambi di contrabbando, molto richiesti sul mercato nero, come pacchetti di sigarette Kent, considerate vere e propri strumenti di corruzione. Un’altra attività illegale era riunirsi per vedere cassette di film occidentali, col rischio di retate per le soffiate degli informatori presenti capillarmente in ogni condominio.
Vita quotidiana tra sospetti e paure
La chiave narrativa usata dall’autrice è particolarmente interessante. Ruta Sepetys è capace di penetrare nei dettagli della vita quotidiana, trasmettendo sentimenti di paura e sospetto. La perpetua angoscia che il vivere in Romania comportava per ciascun cittadino, che non poteva fidarsi di nessuno. Nemmeno dei propri famigliari. Non a caso, mentre la relazione tra Cristian e Liliana procede, il ragazzo si vede accusato proprio dalla sua fidanzata, di essere una spia. Qualcuno aveva denunciato alla Securitate il padre di Liliana con l’accusa di aver sottratto sul posto di lavoro delle ossa da bollire perdendo il lavoro e finendo in galera. La ragazza era certa che a denunciare fosse stato proprio Cristian, l’unica persona non di famiglia a conoscenza del misfatto.
Delazione come protezione per se stessi
Naturalmente non sarà così. Ma le vie della delazione sono infinite e sicuramente un buon metodo era quello di farne un’arma di protezione per se stessi. Si denunciava l’altro non per godere del suo male, ma per difendere se stessi dall’accusa di aver tenuto per se informazioni contrarie alla volontà del partito in nome del presunto bene dello stesso e dello Stato. Al quale tutti erano costretti a sottomettersi religiosamente. Tutto in nome di un futuro luminoso che si identificava, come si leggeva sui cartelli stradali, con il comunismo. “Uomini nuovi di Romania: viva il comunismo, il futuro luminoso dell’umanità”.
Tanto luminoso che dopo la reazione con Liliana, in Cristian si fa strada l’idea di trarre a suo vantaggio il rapporto con il giovane figlio del diplomatico americano, Dan Van Dorn, tanto da mettersi a scrivere un diario segreto. L’intento sarà quello di affidarlo poi al padre stesso di Dan per denunciare all’estero il regime di Ceauşescu. A convincerlo in questa missione saranno anche le notizie delle ribellioni da parte dei diversi popoli sottomessi alle dittature comuniste. Notizie che arrivano da Radio Free Europe/Radio Liberty e Voice of America.
Una società allo stremo e senza libertà individuali
Anche la notizia che la grande ginnasta olimpionica Nadia Comaneci riuscì a fuggire in occidente attraverso la vicina Ungheria farà notizia, nella speranza che finalmente anche in Romania possa accedere. Un miracolo che accade il 21 dicembre del 1989 con le proteste che da Timişoara si diffonderanno in tutto il Paese, compresa Bucarest.
Il romanzo è frutto di lunghe e approfondite ricerche da parte della scrittrice che è riuscita a parlare con molti testimoni dell’epoca. Uno su tutti Ionel Boyeru, il capo militare di una unità speciale di paracadutisti romeni. Inconsapevole si offrì volontario per una missione segreta, scoprendo solo al momento di compierla che si trattava di far parte del plotone assegnato alla fucilazione dei Ceauşescu.
Diego Zandel