Negli articoli sui giornali e nei servizi radiotelevisivi dedicati alla recente scomparsa di Alain Delon è stata ripetuta con frequenza una frase che, con declinazioni diverse, suonava così: “anche in politica era controcorrente”. Questa affermazione reiterata merita un approfondimento. Facciamo un passo indietro. L’ultimo divo del cinema europeo non ha mai nascosto di essere un uomo di destra.

Non solo a livello ideologico, ma anche “esistenziale”, come può esserlo un ragazzo che si arruola nella legione e partecipa all’ultima grande battaglia coloniale, a Dien Bien Phu, in Indocina. Dove le truppe francesi vennero sconfitte dei vietnamiti guidati da Giap, il generale che negli anni successivi, nella guerra del Vietnam, umiliò più volte gli americani. Leggenda vuole che Delon fu tra i legionari rimasti tagliati fuori dalle linee francesi e dovette aprirsi la strada a colpi di mitra. Tornato in Francia e diventato una star, è sempre stato vicino alla Droite. Bisogna ricordare che, mentre in Italia, per tutta la Prima Repubblica nessun partito (a parte il MSI-DN) osava dichiararsi ufficialmente e pubblicamente di Destra, probabilmente per evitare accuse di vicinanza con il Fascismo, in Francia, i gollisti, i loro eredi e i loro alleati, erano noti come La Droite.

Ora, è vero che negli ultimi anni, quando ormai si era quasi ritirato dalle scene, Delon si era avvicinato al Front National, ma nei suoi decenni d’oro, diciamo dalla fine degli anni Cinquanta sino agli anni Novanta, quando affermava di essere di destra, intendeva che appoggiava il blocco gollista. Partecipò attivamente alla vittoriosa campagna elettorale del 1974 del centrista (ma candidato della Droite) Valérie Giscard D’Estaing e fu amico personale dei presidenti Georges Pompidou e Jacques Chirac.

A Parigi si vociferava tra l’altro che fu lui a presentare a Chirac Claudia Cardinale, attrice per cui l’uomo politico nutriva una forte passione. Dopo questa lunga premessa, torniamo alla frase “anche in politica era controcorrente”, che fa riferimento alle dichiarate simpatie per la Destra del grande attore. La trovo totalmente fuori luogo, per non dire antidemocratica, perché sta a significare che la corrente, la normalità, segue la sinistra. Ma su quali basi? Oltretutto in un Paese in cui negli anni della “militanza” politica di Delon, la Droite era maggioranza.

Dato difficilmente contestabile, visto che quattro dei cinque Presidenti della Quinta Repubblica eletti nel Novecento (De Gaulle, Pompidou, Giscard e Chirac) appartenevano ai gollisti e ai loro alleati. Di solito non mi sbilancio, ma ritengo che non debbano esistere (a parte situazioni estreme) posizioni politiche più rispettabili di altre. Trovo poi surreale e frutto di una visione oligarchica, definire “controcorrente” chi era in linea con un movimento democratico, quale il gollismo, più volte vincitore delle elezioni.

Con il nuovo millennio, le categorie Sinistra-Destra hanno a mio avviso perso di significato. Il pensiero “egemone” della Sinistra è stato sostituito dal Pensiero unico del circolo mediatico. Mi ha colpito, a proposito, il titolo di un recente editoriale di Giuliano Ferrara “Se gli invotabili come Trump e Vannacci diventano votabili è perché la parola non conta più nulla”.

Al di là delle articolate, approfondite e forse un po’ troppo cerebrali argomentazioni del testo, il messaggio del titolo è che è inconcepibile votare per Trump o per Vannacci. Anche questo lo trovo antidemocratico e offensivo per gli elettori. Trump in due elezioni è stato votato da mezzo Paese. Vannacci è stato tra i candidati italiani che hanno raccolto più preferenze alle ultime europee. Devono contare i cittadini o i portavoce delle élite e del pensiero unico?

P. S. Evidentemente Giuliano Ferrara, a mio avviso, comunque, Maestro del giornalismo italiano, deve essersi dimenticato che, quando lui militava con Silvio, spesso e volentieri i maître à penser definivano i berlusconiani “impresentabili”, il che non è molto diverso da “invotabili”. Forse mi sbaglio, ma mi sembra che lo stesso Ferrara a suo tempo contestasse questa visione elitaria.

Milo Goj

Milo Goj

Milo Goj, attuale direttore responsabile de L’Incontro, ha diretto nella sua carriera altri giornali prestigiosi, come Espansione, Harvard Business Review (versione italiana), Sport Economy, Il Valore,...

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