In questi giorni di isolamento forzato stiamo combattendo una battaglia epocale.
Una battaglia per la nostra sopravvivenza.
Io non sono certo un esperto virologo o epidemiologico, ma da economista e amministratore di aziende, con una lunghissima esperienza di gestione di alcune delle più significative crisi avvenute nel nostro paese leggo le notizie e cerco di interpretarle al meglio che posso.
Una cosa mi ha sempre colpito moltissimo: la percentuale di mortalità, per lungo tempo superiore al 10%, era palesemente anomala.
O la Lombardia, che per prima ha mostrato questi dati, era colpita dal castigo divino o qualcosa non tornava. Oggi se ne sta cominciando a parlare, ma allora nessuno se ne occupava.
La ragione era probabilmente, nessuno può oggi professare certezze, che non calcolavamo in modo corretto I contagiati. E soprattutto i contagiati asintomatici. I più pericolosi. Più pericolosi perché neppure sospettando di essere portatori sani circolavano, anche con le successive restrizioni, senza alcuna protezione.
Oggi infatti si comincia a dire che i probabili affetti da Covid-19 sono oltre 600.000.
L’1% della popolazione. Ma probabilmente sono assai di più.
Noi abbiamo deciso all’inizio di fare I tamponi solo ai sintomatici gravi. Per avere conferma del contagio. Recentemente si parla di farlo anche a chi ha sintomi lievi.
Ma credo che ognuno di noi conosca persone che sono state in contatto con contagiati ricoverati e che hanno avuto febbre e sintomi non gravi a cui non è stato fatto alcun controllo.
Credo sia un errore madornale. Ma si diceva che non c’erano I tamponi, o forse ci sarebbero anche stati i tamponi, ma non i reagenti, e poi ci volevano diversi giorni per avere i risultati e non c’erano abbastanza laboratori. Questo a partire da 6 settimane fa.
Orbene una impresa Italiana, italianissima, di Vercelli, la Diasorin, azienda per cui anni fa curai la comunicazione per la quotazione in borsa, ha messo a punto un nuovo tampone che si può fare sul posto e che dà i risultati in un’ora.
Il 13 marzo la Diasorin ha ricevuto negli USA fondi federali per lo sviluppo del test dalla Biomedicali Advanced Research and Development Authority del Dipartimento della Salute americano e successivamente l’autorizzazione della Food & Drug Administration per l’uso di emergenza del prodotto.
Sì, dagli USA. E non dall’Italia!
L’Italia con la sua lentezza burocratica che ha sempre contribuito a bloccare le iniziative di questo paese continua a disperdere le fantastiche capacità creative e imprenditoriali del paese strozzando col suo perverso meccanismo molte spinte allo sviluppo.
Non posso che concludere sperando che dopo questa ulteriore dimostrazione di inadeguatezza qualcuno riesca a riformare una delle ragioni della mancata crescita del paese negli ultimi 20 anni.
Cesare Valli