Lo scorso 25 febbraio, nella sezione In/Contro, abbiamo pubblicato due articoli sul caso Navalny. Il primo, di Corrado Poli è portatore di una visione “eretica” rispetto alla narrazione dominante (almeno in Occidente). Il secondo, presenta la risposta del nostro editore, Riccardo Rossotto alla argomentazioni di Poli. I due autori si pongono su posizioni profondamente diverse, due punti di vista apparentemente inconciliabili. E questa è proprio una delle caratteristiche fondanti della nostra testata: rispettare la libertà di opinione, guardando un tema da punti di vista divergenti. Poli, dopo aver letto la replica di Rossotto al suo intervento, ha scritto una lettera che pubblichiamo volentieri, in quanto testimonianza di come un confronto civile al posto di essere distruttivo, possa diventare stimolante.

Milo Goj

 

Gentile avvocato Rossotto,

La ringrazio per la replica e soprattutto per la libertà che permette di esprimere opinioni – come la mia – non sempre e non del tutto coerenti con la linea della Rivista. Di questo, naturalmente, ringrazio anche il direttore. Non credo che tra noi il dissenso sia sostanzialmente profondo. È diversa soltanto la prospettiva. In effetti, sottoscrivo gran parte di quanto lei scrive poiché entrambi condividiamo gli stessi valori liberali e democratici. Tra questi quello a una comunicazione delle notizie più informata e meno emotiva. Conoscere i fatti prima di fare i commenti! Questo è il messaggio che ho voluto trasmettere nel mio articolo.

La democrazia liberale si basa sui modesti fatti mentre è proprio dei leader carismatici la glorificazione di persone ed eventi al fine di creare consenso con l’emozione. Il fatto che in Russia e in altri Paesi alcuni diritti civili non siano garantiti, non giustifica le democrazie occidentali a non rispettarli. Noi dobbiamo guardare a migliorare noi stessi prima di tutto. Con l’esempio potremo indurre altri popoli di Paesi sovrani a fare altrettanto. Lo abbiamo fatto per un certo tempo, ma ultimamente stiamo regredendo su questa strada. Questo mi indigna e stimola a impegnarmi per il progresso civile. Non trovo alcuna giustificazione nel fatto che in altri Paesi ci sia più corruzione e meno libertà.

Ciascun popolo ha il diritto e il dovere di liberarsi dai propri oppressori. Se pensiamo di avere noi il diritto e il dovere di liberare gli altri, mettiamo in discussione un principio liberale e democratico fondamentale e agiamo più come ‘protettori’ mafiosi che come promotori dei diritti. Non è attaccando il Putin di turno che diventiamo migliori. Le rinnovo il mio ringraziamento e termino dicendo che – senza fare marcia indietro su quanto ho scritto – le sue osservazioni mi hanno aiutato a riflettere e rivedere alcune mie posizioni. Senz’altro i nostri due interventi aiuteranno a riflettere i lettori de “L’incontro”, autorevole rivista a cui mi onoro di collaborare.

Corrado Poli

Corrado Poli

Corrado Poli, docente di geografia politica e urbana, editorialista e saggista

Discussione

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *