Le ore passano in fretta e i raggi del sole iniziano a perdere parte del loro tepore. Quassù, oltre i 3000 metri di quota, l’aria è già fresca. I temporali e le prime spruzzate di neve hanno preso il posto di Nerone, l’anticiclone africano che ha portato lo zero termico a 5300 metri sul livello del mare. Più in alto della vetta del Monte Bianco. La discesa dalla Capanna Quintino Sella al Felik è piuttosto lunga e la ripida pietraia che segue la cresta attrezzata è un bello spacca-gambe. Bisogna allungare il passo, l’incontro che ha per protagonisti Gad Lerner e Alberto Cavaglion, docente di Storia dell’Ebraismo all’Università di Firenze, inizia tra non molto. Perché questo interesse? Occorre un passo indietro.

La notizia di metà agosto…

TG regionale della Valle d’Aosta, paginone su La Stampa con richiamo in prima pagina, Rainews.it, il Fatto Quotidiano e altro ancora. E’ la notizia di questi giorni. Pietra dello scandalo una conferenza inserita nel programma degli eventi estivi di Gressoney La Trinité. Incontro su filosofia e alpinismo a partire da “uno dei maggiori pensatori del Novecento italiano, Julius Evola” che proprio a Gressoney trascorse parte del suo tempo e coniugò entrambe le esperienze. Location, la sala consiliare del Comune.
L’ANPI insorge, altre persone si mettono in moto e qui nasce la contro-conferenza che inizia a breve. Nell’altra Gressoney, St. Jean, ma con il Patrocinio di entrambi i Comuni. Non c’è litigio tra i due paesi. Solo un poco di imbarazzo da parte di chi ha concesso, forse inconsciamente, la sala consiliare del proprio Municipio a una conferenza così potenzialmente problematica. A St. Jean la sala è piena, diversi partecipanti restano in piedi ad ascoltare i relatori.

Uno dei maggiori pensatori del Novecento italiano

Julius Evola. Ne riporto qualche tratto senza alcuna ambizione e pretesa di completezza: pittore, filosofo, razzista, antisemita, di simpatie naziste, ancora oggi caro all’estrema destra italiana. In sala se ne parla così.
Si discute di memoria e di storia, del ruolo della letteratura nel divulgare gli accadimenti del passato in modo più accessibile, più coinvolgente per tutti. Il pubblico applaude ripetutamente. Lerner non scansa la polemica, ironizza sulla definizione di Evola come uno dei maggiori pensatori del Novecento italiano. Ipotizza un lungo elenco di nomi alternativi, Benedetto Croce e Antonio Gramsci tra i tanti citati. Evola non sembra poterci entrare. Il giornalista ricorda i due fratellini torinesi, Raimondo e Ruggero Jona, presi a Issime, poco più a valle di qua, e deportati ad Auschwitz. 7 e 12 anni. Parlare qua di Evola sembra ulteriormente fuori luogo.

È cambiata l’aria?

Ma il pubblico, o almeno una parte, si aspetta qualcosa di più. Applaude, è coinvolto. Vuole arrivare all’attualità. L’incontro si prolunga oltre il tempo previsto nonostante le folate di vento freddo che s’infilano nella tensostruttura, le porte aperte per consentire a tutti di ascoltare. È la domanda finale. È cambiata l’aria? L’aria nel Paese, non quella che scende dai monti. La prima volta della Destra a Palazzo Chigi stimola pensieri, progetti, prese di posizione fino a ieri tenute prudentemente più nascoste? Ognuno può dare la sua risposta. Nella sala, il barometro del pubblico sembra indirizzarsi verso il sì.

Per completezza, alla morte di Julius Evola le sue ceneri furono suddivise in due urne. Una collocata nella tomba di famiglia al cimitero del Verano, l’altra calata in un crepaccio sotto il Lyskamm Orientale. Monte Rosa, alle spalle di Gressoney la Trinité. L’aggancio storico c’è. Ma se ricordo dev’essere, preferisco quello dell’ascesa dello scrittore russo Lev Tolstoj al colle della Ranzola, proprio sopra l’altra Gressoney. Tutta un’altra storia.

Alfredo Valz Gris

Alfredo Valz Gris

Biellese dalle radici walser, laurea in economia, oltre trent’anni di attività nella comunicazione. Alla passione per montagna e outdoor abbina l’interesse per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda...

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