L’incontro con il Console Ortona mi stimola a cercare l’altra faccia della medaglia, a chiacchierare con una persona che conosco e stimo da anni, Pietro Bonanno. Bonanno, nato in Italia, cresciuto a San Francisco, bilingue, biculturale, ex-manager, ha recentemente scelto di dedicare 2 o 3 anni della sua vita al sociale, a chi ha bisogno, ed è oggi Executive Director dell’Italian Community Services Agency a San Francisco. In esistenza da 104 anni, ICSA è la più antica associazione italiana ed italo-americana in città. Ci incontriamo con Pietro per un aperitivo al San Francisco Italian Athletic Club, altro centro della vita comunitaria, e gli chiedo di raccontarmi come lui vede oggi la comunità italiana a San Francisco, non dall’alto dei grandi piani strategici ma dal basso della vita di tutti i giorni. Mi dipinge un quadro interessante, cominciando con lo spiegarmi che le comunità sono due, e ICSA le serve entrambe.
La prima, storica, ma ancora importante, si compone di persone anziane, immigrate tanti anni fa, che hanno bisogno di un supporto quotidiano che va dalla dimora, agli abiti, al cibo, i medicinali, od anche semplicemente qualcuno con cui far due chiacchiere e socializzare. Sono orgogliosi. Hanno lavorato una vita. Per qualche motivo non hanno famiglia. Ma non desiderano, od hanno timore di tornare in Italia. Per loro ICSA è fondamentale; un ancora di salvezza. Al contempo sostento e sostegno.
La seconda, recente, si compone dei migranti d’oggi. Giovani, formati in Italia, attratti da un mercato del lavoro che premia e paga, e dalle opportunità, vere o presunte, che l’economia digitale presenta. Paradossalmente, questi necessitano di altrettanta cura. Devono capire, integrarsi. Non conoscono la cultura, l’approccio al business, e le praticitàò quotidiane, che vanno dalla sanità agli aspetti comportamentali, agli aspetti legali. Per loro, Bonanno ed ICSA hanno studiato una serie di incontri informativi e di counseling sessions nella storica sede di ICSA a North Beach, con il sostegno del Consolato e della fitta comunità di volontari e professionisti. Questi nuovi “minatori” di questa nuova “corsa all’oro” hanno bisogno tanto quanto ne avevano i loro antenati della metà dell’800.
Ricordiamocelo, quindi. La necessità di appartenere, di integrarci, di trovare sostegno, e di avere sostegno nella nostra anzianità, non conosce colori o confini. E si applica anche a noi italiani lontani da “casa”. Ricordiamocelo bene, ogniqualvolta si parli di migranti.
Antonio Valla